Casino Royale |
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Un film di Martin Campbell.
Con Daniel Craig, Eva Green, Mads Mikkelsen, Judi Dench, Jeffrey Wright.
continua»
Azione,
durata 145 min.
- USA, Gran Bretagna, Germania, Repubblica ceca 2006.
- Sony Pictures Italia
uscita venerdì 5 gennaio 2007.
MYMONETRO
Casino Royale
valutazione media:
3,58
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Le origini di 007di angelino67Feedback: |
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domenica 1 maggio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Da vecchio fan di Bond quando vidi la prima volta questo ci misi un po' a decidere a quale livello porlo nella sfolgorante filmografia di 007. Ma in scene come quella in cui Bond manda giù un whisky dopo essersi lavato le ferite o quella sotto la doccia o al ristorante con la stupenda Vesper Lind (anche Solange è estremamente attraente) - la cui ambiguità ricorda quanto deva lo 007 cinematografico a Hitchcock - mi hanno dato la forte impressione degli abissi o delle altezze del Bond migliore, e forse più che mai. Dopo 45 anni Bond riesce ancora a sorprendere. Casino Royale, il primo romanzo di James Bond di Fleming non é mai stato considerato tra i suoi migliori, e i tentativi iniziali fatti per trasportarlo sullo schermo, come in un episodio di una serie televisiva, non avevano avuto grande successo. Bisognava trovare un modo efficace per portare le storie di Fleming sullo schermo, come fecero i produttori Saltzman e Broccoli, la cui relativa uniformità di - alta - qualità della serie, rispetto a differenze notevoli, anche di valore, dei registi, dimostrano l'importanza dell'impostazione produttoria -, che però a suo tempo non avevano i diritti del libro (che nel frattempo diede adito a una parodia con Woody Allen, Peter Sellers e David Niven, che era stato in lizza negli anni '60 per la parte) Questa “lacuna” é stata finalmente colmata nell'occasione, nella necessità dell'ennesimo rinnovamento di 007 (dato per morto al cinema e rinato almeno cinque volte). In effetti la storia si é rivelata non facile da filmare. La regia é stata affidata alla mano sicura di Martin Campbell, che aveva già riportato 007 ai livelli di Connery con il roccioso, formidabile “Goldeneye”. In questo film egli mette molto del miglior modo di dirigere 007, con vigore, fantasia e anche sensualità. La scelta del protagonista Daniel Craig ha provocato derisione e indignazione da non pochi fan della serie, che poi ha finito per convincere con il suo indubbio fascino, e anche perché, eccellente attore, non ha fatto mancare a Bond nessuna delle sue caratteristiche, anzi forse è il più completo dei 007 che si siano visti sullo schermo; virile, molto duro e spietato (come in Fleming, il suo freddo sadismo fu questa una delle ragioni che avevano scoraggiato per un certo tempo di portarlo sul grande schermo) ma anche molto tormentato e sensibile - e attenzione, cosa rara -, qui si innamora. Dà al personaggio una umanità che non aveva dai tempi di Lazenby nel 1969 (per merito di Peter Hunt, che dopo avre letto “Casino Royale” aveva predetto che ne sarebbe potuto realizzare un film fantastico); un uomo di carne e sangue, che soffre. Campbell non esagera i toni, ma costruisce un Bond “nero” piuttosto insolito, non il fumetto per ragazzi di molti episodi. L'inizio é il più cupo e inquietante mai visto nella serie. La sceneggiatura di Neil Purvis e Robert Wade e Paul Haggis é solida, equilibrata, sofisticata (il personaggio di Giancarlo Giannini ne é un esempio) e con colpi di scena. Alle consuete battute Craig aggiunge un sottofondo amaro. Quanto alle location, le Bahamas, Miami, Praga, Venezia... non c'è bisogno di aggettivi. Molto vivida la fotografia di Phil Meheux e stringato il montaggio di Stuart Baird. Come sempre, quando lo 007 cinematografico ha bisogno si riavvicina ai romanzi di Ian Fleming. L'interesse per Craig non deve far dimenticare che - come disse Guy Hamilton, il regista di Goldfinger, - che un film di 007 si commisura sul valore del cattivo. Soprattutto con esso la difficoltà era trovare un equilibrio, riuscito, tra il rispetto e la necessaria rielaborazione del testo di Fleming. L'attore danese Mads Mikkelsen é eccellente in un ruolo più sobrio e realistico dei soliti cattivi del Bond. La colonna sonora di David Arnold é potente e incisiva, molto efficace e soddisfacente nel seguire e rendere l'emozione di ciò che si vede sullo schermo e trovare il giusto tono, come lo erano quelle di John Barry. Belli i titoli di testa, intrigante la canzone “You know my name” di Chris Cornell, una delle più belle voci degli ultimi 20 anni. Non ancora presenti “Moneypenny” né “Q”, Judi Dench recita un “M” più classico dei suoi precedenti, eccezionale, che contribuisce ad aumentare la nobiltà di questo felicissimo 21° episodio della serie, in grado di soddisfare i fan tradizionali di Bond come il pubblico più moderno.
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