Cars - Motori ruggenti

Che incubo siamo macchine

Cars di John Lasseter - Joe Ranft è un film di animazione di Disney e Pixar molto ben fatto, ma può essere anche un incubo angoscioso: l’uomo è scomparso. Non esiste più. Il mondo è popolato soltanto di automobili. Sono automobili le donne, gli spettatori allo stadio (migliaia), i telecronisti, i negozianti e i compratori, i vecchi hippy e i poliziotti, i corridori, i medici, tutti. Tranne i bambini. Auto-bambini non ce ne sono. L’unica voce vera è quella di Michael Schumacher. Intorno, tutto è automobilistico: la contea di Carburator, il paese di Radiator Spring, il veicolo di soccorso Carl Attrezzi, il premio californiano Piston Cup. Le automobili di varie generazioni sono tutte una diversa dall'altra: la bella Porsche 911 del 2000, il furgone Volkswagen del 1960, la Jeep militare della seconda guerra mondiale, la Mercury del 1949, la Cinquecento con accento emiliano. Tutte corrono sulla Route 66, la storica autostrada che attraversa gli Stati Uniti da Chicago a Santa Monica: purtroppo Radiator Spring è stata tagliata fuori dal percorso dell’autostrada, langue nell’abbandono e nella solitudine, rischia di estinguersi se non fosse per Saetta McQueen, giovane campione di corse che la rivitalizza con la propria celebrità. L’animazione è eccellente: a parte l’uso di ogni innovazione tecnica, la capacità di rispettare il peso e la natura metallica delle auto, la decisione di umanizzarle senza antropomorfismi. Gli occhi, di solito i fari, sono invece collocati sul parabrezza e si muovono; la bocca sottile come una ferita si schiude per parlare sulla parte anteriore del muso dell’auto; nello sfondo, edifici e case sono tanto umani che difficilmente le auto potrebbero introdurvisi. Tutto bello ma ansiogeno, con una aggravante: il film dura quasi due ore, troppo per un gioco o per un incubo ruggente.
Da L'Espresso, 24 agosto 2006


di Lietta Tornabuoni, 24 agosto 2006