Basic Instinct 2

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Un film di Michael Caton-Jones. Con Sharon Stone, David Morrissey, Charlotte Rampling, David Thewlis, Stan Collymore.
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Titolo originale Basic Instinct 2: Risk Addiction. Thriller, durata 113 min. - USA 2006. uscita venerdì 31 marzo 2006. MYMONETRO Basic Instinct 2 * * - - - valutazione media: 2,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Natalia Aspesi

La Repubblica

Quando Sharon Stone si siede, con una gonna stretta che le lascia scoperte le cosce, e poi accavalla le gambe, con quell'aria di sfida che pare dire, adesso te la faccio vedere io, è ovvio che strabuzzando gli occhi ci si appresti al meglio, memori del primo Basic Instinct che nel 1992 entrò per sempre nei Guinness dei primati e nella memoria maschile, come il film che per primo aveva inaugurato l'interrogatorio poliziesco di una bella signora senza mutande. Adesso invece, nel cosiddetto sequel del mitico primo sexy-fìlm, questo Basic Instinct 2, atteso da 14 anni dalle asessuate platee mondiali, Sharon Stone accavalla e riaccavalla, più volte, ma mai ci rivela l'arcano che tanto turbò anche il pubblico italiano di allora, pur più spigliato di quello di oggi, tendente al neobigottismo: che sotto il vestito porti o non porti le mutande non lo sapremo mai, perché mai la località in questione ci viene mostrata. Neppure quando sollevando la leggera gonnellina nera inforca la sedia come Marlene Dietrich nell'antichissimo Angelo azzurro, rivolta allo schienale. E purtroppo la sedia non è di quelle trasparenti disegnate da Philippe Starck. Scrittrice di successo, ninfomane, bisessuale, depravata, bella e forse assassina nel primo film che era diretto da Paul Verboeven, la signorina Catherine Tramell, cioè una Sharon Stone nel pieno del suo fascino funesto, tra numerosi cadaveri di amanti farti fuori misteriosamente con uno scomodo punteruolo da ghiaccio, irretiva il duro poliziotto Michael Douglas, che finiva tra le sue braccia e mal gliene incoglieva, forse, perché annaspando con una mano sotto il letto, l'insaziabile scopona ritrovava il caro oggetto assassino. Secondo film, questa volta diretto da Michael Caton-Jones e per pura fortuna senza il mento quadrato e il digrignar di denti del divo Douglas: la signorina Tramell sempre scrittrice di successo eccetera, sempre bionda ossigenata e bella anche se leggermente imbalsamata da probabili lifting, ha lasciato San Francisco dove s'immagina abbia abbandonato, impunita, un non accertato numero di amanti assassinati, e ha trasportato i suoi 48 anni più perversi che mai nella Londra che non piace al principe Carlo; quella dominata dal grattacielo a supposta di Norman Foster, tra le cui vetrate scomodamente ricurve c'è lo studio della nuova vittima di lusso dell'assatanata femme fatale. Ed è lo psichiatra criminologo Michael Glass, purtroppo interpretato da una star televisiva inglese, David Morrissey, di aspetto soporifero, per cui non si capisce perché una che divora tutti gli uomini che vuole, dedichi tanto tempo e intelligenza a lui, se non obnubilata dalla paura di essere ormai avviata sul famoso viale del tramonto. La trama è classicamente contorta come in ogni thriller cosiddetto mozzafiato, perché ogni dieci minuti oltre a trovare un tipo o una tipa (un giornalista curioso, la ex moglie dello psichiatra, un sordido spacciatore, il detective troppo sveglio, sparato, con la gola tagliata o impiccato a una cravatta o altro) ci si affanna dietro continui nuovi sospettati. Ma in. tanto, sul piano erotico, se ne vedono e se ne sentono delle belle. Il film inizia con una scena che dovrebbe essere sconvolgente se non fosse dell'altro ieri la notizia che una vivace coppia (lui 59, lei 70,c'è speranza per tutti) è stata sorpresa dai vigili mentre faceva l'amore su una Fiat Punto che procedeva a zigzag nei pressi di Cologno al Serio. Però Catherine è più chic: guida a 180 all'ora una spider attraverso i quartieri di Londra e obbliga il suo compagno, un campione nero di football con orecchino e semidrogato, a masturbarla. Ovvio crash e ovvia morale: l'orgasmo è una cosa brutta checché ne dicano i nostri giornali femminili sempre più arditi, e se non muori è perché sei cattiva. Essendo Catherine cattivissima, è anche una regina del battibecco erotico, e racconta al terrorizzato ma apparente signorile psicanalista che dovrebbe curare, novello Freud, la sua insana disinvoltura sessuale, cose che il film considera brutte, tipo, («Me lo sono scopato per ore. Ci siamo fatti praticamente tutto. Il meglio del meglio del vastissimo repertorio Masters e Johnson» (stupore dello spettatore che in passato si istruì su quel repertorio, particolarmente scientifico e per niente allertante). Invece lo psichiatra criminologo, attratto dalla presunta criminale, sbava, corrucciato, fino a quando lei, malandrina: «Lo vuole fare in piedi? Lei sopra di me? io sopra di lei? O vuole invece prendermi da dietro? Lei in ginocchio, la mia faccia sul cuscino? Non è che vuole picchiarmi?». Eccetera.
Più parole comunque che immagini di vari sbattimenti, per di più con la nudità di Catherine ripresa da lontano, col corpo probabilmente di una controfigura. Ma intanto ci si chiede: cosa ci fa in questo film Charlotte Rampling, bella dama ancora più agée della Stone, nell'ovvio ruolo di collega e buona amica del 'ambiguo psichiatra? Resta la sempre proficua abitudine antica sin dal tempo delle streghe, che se una signora è maestra di seduzione non può essere che un idolo di perversità: probabile assassina, forse addirittura scrittrice. E in ogni caso bisogna attenersi alle regole inventate dagli uomini: voce profonda, sguardo penetrante, sorriso crudele, sotto la pelliccia abiti praticamente senza schiena, gran classe, bella casa, sigaretta sempre accesa, un passato minaccioso, proposte indecenti sussurrate a un millimetro dalla faccia del sedotto. Il problema è che se anche questa volta Catherine è solo una rompiballe ma è innocente, la rivedremo, si spera non tra 14 anni, in Basic Instinct 3.
Da La Repubblica, 18 marzo 2006


di Natalia Aspesi, 18 marzo 2006

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