Basic Instinct 2

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Un film di Michael Caton-Jones. Con Sharon Stone, David Morrissey, Charlotte Rampling, David Thewlis, Stan Collymore.
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Titolo originale Basic Instinct 2: Risk Addiction. Thriller, durata 113 min. - USA 2006. uscita venerdì 31 marzo 2006. MYMONETRO Basic Instinct 2 * * - - - valutazione media: 2,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Carino, ma non necessario Valutazione 2 stelle su cinque

di MONFARDINI ILARIA


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mercoledì 5 giugno 2024

 Nel 1992 usciva nelle sale Basic Instinct, il thriller erotico che è ormai diventato leggenda, e che sbancò completamente i botteghini, ottenendo uno degli incassi più alti degli anni Novanta, sia grazie all’ottima regia dell’olandese Paul Verhoeven, sia soprattutto grazie alla perfetta coppia di protagonisti, Michael Douglas e la splendida Sharon Stone, nei panni della provocante quanto ambigua scrittrice e psicologa Catherine Tramell. L’onda di successo ottenuta da tale pellicola si riverbera così tanto nel tempo che ben 14 anni più tardi si pensa di dare un seguito alle gesta della Tramell, e dell’ambito quanto arduo compito viene incaricato il regista scozzese Michael Caton-Jones, che all’epoca aveva già un background di tutto rispetto avendo diretto, tra gli altri, Voglia di Ricominciare con Leonardo di Caprio e Robert De Niro, Rob Roy con Liam Neeson e Jessica Lange, The Jackal con Bruce Willis e Richard Gere e Colpevole d’Omicidio con De Niro, Frances McDormand e James Franco. Nella sua carriera aveva già quindi diretto un buon numero di star di Hollywood, e dimostrato di saper spaziare tra i vari generi, dando ottime prove dal drammatico allo storico, dal poliziesco al thriller. Sensata appare quindi la scelta di Caton-Jones per dirigere il sequel di un thriller adrenalinico ad alto tasso erotico come Basic Instinct. Per dimostrarsi all’altezza del compito affidatogli, il regista si contorna di un ottimo cast ed ottimi effetti, facendo iniziare il film veramente a duecento all’ora, con la bella Catherine che si fa masturbare mentre guida a tutta velocità una potente auto sportiva, visibilmente alterata da chissà quali sostanze o alcolici. La sequenza iniziale è adrenalina pura, e pone sotto un buon auspicio questo secondo capitolo, noto anche col sottotitolo di Risk Addiction.
La bellissima femme fatale Catherine Tramell, dopo i fatti avvenuti in America, si trasferisce a Londra, dove la sua condotta la porta presto sotto i riflettori, non solo come scrittrice di best seller di fama internazionale, ma anche perché coinvolta in morti misteriose di cui pare essere la principale indiziata. Ad indagare sul suo conto un poliziotto non proprio trasparente, Roy Washburn, e lo psichiatra a cui era stata richiesta la perizia della donna per il tribunale, Michael Glass, che rimane letteralmente stregato dai modi seducenti della donna. Prosciolta dall’accusa per insufficienza di prove, l’affascinante scrittrice deciderà comunque di intraprendere una terapia col dott. Glass, ma il suo vero scopo è un altro. Ed intanto, intorno a lei, le persone continuano a morire come mosche. Sarà davvero lei l’assassina manipolatrice, o forse qualcuno dei più insospettabili personaggi che in qualche modo le sono legati?
A reggere tutta la baracca è ovviamente sempre lei, una favolosa Sharon Stone quasi cinquantenne che non ha proprio nulla da invidiare alle sue colleghe ventenni, anzi, direi quasi il contrario. Con le sue gambe clamorose sempre in bella vista, non si nega neppure in nudo totale, lasciando senza fiato noi spettatori, e suppongo anche il suo partner, l’attore inglese David Morrissey, che diverrà noto qualche anno più tardi per essere l’interprete del famigerato Governatore della fortunata serie televisiva The Walking Dead. Chi lo ricorda in questo ruolo sadico e spietato farà fatica a riconoscerlo nelle vesti dello psichiatra sedotto e umiliato più volte dalla sua bella paziente, che lo tratta realmente come un cagnolino, senza che lui riesca a opporre la benché minima resistenza, arrivando addirittura a fare l’amore con la sua compagna guardando il libro di Catherine e quindi pensando a lei. Accusato da molti di essere stato monoespressivo, secondo me si è invece ben calato in un personaggio che non poteva che essere così, a sottolineare la maestria dei trucchi e dei giochetti psicologici di cui si avvale la mantide bionda, piegando anche gli uomini tutti d’un pezzo alle sue voglie ed ai suoi desideri. Nei panni della collega dello psichiatra, Milena, troviamo la brava attrice inglese Charlotte Rampling, ed in quelli della sua ex moglie, Denise, l’affascinante attrice indiana Indira Varma, che è ricordata per aver preso parte a due serie tv di enorme successo quali Roma e Il Trono di Spade, in ruoli di primaria importanza. Ad affiancare questo tris di diamanti femminili troviamo, nel ruolo dell’ispettore Washburn, l’attore inglese David Thewlis, conosciuto oggi soprattutto per aver dato corpo al personaggio del lupo mannaro Remus Lupin nella fortunata saga del maghetto Harry Potter, ed in quello del giornalista scandalistico ed amante di Denise, l’attore e modello inglese Hugh Dancy, noto per aver preso parte alla serie televisiva Hannibal basata sui famosi romanzi di Thomas Harris.
Insomma, ottimo cast, regista poliedrico ed inizio altamente erotico ed adrenalinico: i presupposti per un ottimo sequel, che tenesse testa al primo film c’erano tutti, ma purtroppo così non è stato. Basic Instinct 2 è un prodotto che, se preso a sé stante, può tranquillamente essere considerato un discreto thriller, ma che purtroppo, ahimè, scompare nel confronto con l’ingombrante capostipite. Manca il ritmo del primo film, ed anche la componente erotica qui si riduce a un paio di scene forti, anche perché buona parte del girato erotico fu tagliata, e adesso è visionabile solo comprando il dvd. Purtroppo Michael Caton-Jones non ce la fa a incatenare lo spettatore, la lentezza di alcune scene porta talvolta allo sbadiglio, e il confronto, anche se non voluto, ma inevitabile, col film di Verhoeven, non fa che affossare ancora di più una minestra un po’ troppo allungata. Anche se, ripeto, se preso come thriller a se stante, questo Basic Instinct 2 non è affatto male, e si fa guardare volentieri, presentando qualche bell’omicidio, molti depistaggi e un finale che lascia aperte diverse possibili soluzioni, senza svelare nulla, solo suggerendo alle nostre coscienze chi potrebbero essere i possibili assassini, ognuno coi propri moventi più che plausibili.
Se la Stone riveste con estrema nonchalance i panni della seducente scrittrice a quasi 50 anni, Michael Douglas, protagonista del primo film ed ormai nel 2006 ultra sessantenne, rifiuta di riprendere sul set i panni di Nick Curran, dicendo di sentirsi troppo vecchio per tale ruolo. La sua assenza, in effetti, si sente eccome, e manca un personaggio maschile dal carattere forte che possa bilanciare quello di Catherine Tramell, cosa che non ha fatto apprezzare questo secondo lavoro al pari del primo, oltre alla totale mancanza, intorno a questo secondo capitolo, dell’alone di scandalo che era stato costruito intorno al primo, riuscendogli così a dare fama planetaria. Insomma, questo Basic Instinc 2, a ben guardare, più che un’opera d’arte è una ben congegnata operazione di marketing, cosa che non tutti gli spettatori, soprattutto i più esigenti, sono disposti a tollerare. Nessuna scena può competere neanche lontanamente con quella dell’accavallamento delle gambe della Stone senza mutandine, diventata leggendaria, ma non solo: qui di sesso ce n’è poco o punto, anche perché, come già accennavo prima, quel poco è stato tutto tagliato e relegato negli extra della home edition. Inoltre, la scelta del regista di utilizzare una Londra sconosciuta ai più come set dell’intreccio ha portato a spersonalizzare la vicenda, ambientandola quasi in un non luogo freddo e insulso, eccetto qualche bello scorcio qua e là.
Tuttavia, la scomposizione triplice della sceneggiatura sul finale, con strizzatina d’occhio al capolavoro di Akira Kurosawa Rashomon, dà un tocco di freschezza e novità a questo thriller, che ci fa pensare, più che a un unico assassino che uccide per un suo scopo personale, piuttosto a una macchinazione, a un concatenarsi di eventi e di moventi che potrebbero vedere coinvolte più persone di quante si creda. Chi, dei possibili indiziati, ha messo più in primo piano l’istinto primordiale, il Basic Instinct, macchiandosi così di crimini efferati? Il finale ci suggerisce che i due protagonisti, la scrittrice sexy e amante del rischio e lo psichiatra apparentemente ligio al dovere e rispettoso delle regole, sono in realtà molto simili, entrambi maniaci del controllo, amanti del sesso violento, analisti e bugiardi, ed è questo, probabilmente, che li ha uniti così tanto, riscoprendosi l’uno nell’altra fin dal primo sguardo. Questo epilogo, discretamente cinico, unito a un montaggio serrato, una bella fotografia e una regia che a tratti ricorda lo stile alle James Bond, oltre alla perversione costante portata in scena dalla divina Stone, fanno di Basic Instinct 2 un buon thriller, da guardare senza paragoni né aspettative, tenendo bassa l’asticella per non rimanere delusi, riuscendo così ad apprezzarlo ed a farsi coinvolgere nel suo torbido intreccio.

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