beranald "ymir" steinar
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mercoledì 24 ottobre 2007
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un film che meriterebbe molta più attenzione...
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Ho finalmente potuto visionare questo travagliato film solo ieri a un cineforum. E sono rimasto folgorato. Un'opera di così alto livello potrebbe degnamente rappresentare il cinema italiano in innumerevoli festival...e invece viene snobbato, evitato, boicottato....ma andiamo con ordine.
RECENSIONE- Lo dico subito: questo è uno dei migliori film italiani di sempre. Al di la del fattore religioso, che è una cosa estremamente personale, i valori portati da quest'opera sono di una potenza devastante. Ci sono le domande che tutti noi, quasi certamente, ci siamo posti almeno una volta. E il Gesù post-moderno della pellicola è un Gesù straordinariamente umano.
Dal punto di vista squisitamente tecnico non si può muovere nulla all'opera di Malaponti.
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Ho finalmente potuto visionare questo travagliato film solo ieri a un cineforum. E sono rimasto folgorato. Un'opera di così alto livello potrebbe degnamente rappresentare il cinema italiano in innumerevoli festival...e invece viene snobbato, evitato, boicottato....ma andiamo con ordine.
RECENSIONE- Lo dico subito: questo è uno dei migliori film italiani di sempre. Al di la del fattore religioso, che è una cosa estremamente personale, i valori portati da quest'opera sono di una potenza devastante. Ci sono le domande che tutti noi, quasi certamente, ci siamo posti almeno una volta. E il Gesù post-moderno della pellicola è un Gesù straordinariamente umano.
Dal punto di vista squisitamente tecnico non si può muovere nulla all'opera di Malaponti. L'impianto narrativo si avvale di un classico espediente( da me amato) a base di lunghi flashback. Vediamo il protagonista Alessandro Forte già nel vivo "dell'azione", e impariamo a conoscere tutti i personaggi e le loro evoluzioni piano piano. Funziona, e bene. La fotografia, in particolare, mi è sembrata di ottima fattura, trasmettendo benissimo le magiche atmosfere di quei luoghi( il film è stato girato in Siria, ma chi come me è stato in Terra Santa lo capirà). Poche le soluzioni visive ricercate, ma credo che in questo film fossero superflue. Tutto ruota, infatti, sul fortissimo impatto emotivo che l'intero pacchetto riesce a trasmettere. Un'emotività esaltata dai lunghi e frequenti primi piani, che rendono giustizia alla straordinaria fisicità espressiva dei bravissimi attori. Luca Ward è un perfetto simulacro di quello che siamo, o rischiamo di essere, tutti noi. E l'eccezionale esordio di Alessandro Etrusco nei panni di Gesù non gli è inferiore. Diverse le scene indimenticabili; segnalo in particolare quella poetica e triste di Gesù nel Giordano. Straordinaria.
Un altro aspetto che ho particolarmente gradito è la ferocissima ironia che pervade la storia. Si sorride spesso, ma con amarezza."Non scrivere libri...te li pubblicherebbero!", dice con amarezza alla stupida presentatrice...geniale.
CONCLUSIONI-Finisco questa pseudo-recensione con la stessa amarezza con cui l'ho iniziata. E' veramente triste che opere di questa portata debbano subire umiliazioni continue, boicottaggi, assurdi blocchi da parte di grosse potenze; il film ètristemente più conosciuto per il contenzioso con la Coca-Cola che per il suo indubbio valore. La scena della lattina c'è, e funzione. Chiuso.
E' mai possibile che in Italia l'arte debba essere considerata SOLO ed ESCLUSIVAMENTE come prodotto da vendere? Nessuno dice di fare la carità, sia chiaro, ma chiunque di noi faccia qualcosa di artistico probabilmente si è scontrato con questa triste realtà.
Comunque, concludendo, consiglio assolutamente la visione di 7Km da Gerusalemme, sia abbiate un approccio spirituale, sia che vogliate solo visionare un ottimo film. Qui li avrete entrambi, in abbondanza...
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[+] una perla luminosa nella nebbia
(di falco libero)
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[+] sorpreso
(di paolob66)
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agnese borghini
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domenica 6 maggio 2007
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per credere davvero contro ogni convincimento
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Sono rimasta letteralmente folgorata dal titolo del film, di cui ho atteso a lungo l'uscita, prevista circa un mese fa e poi rimandata per i motivi pubblicitari di cui si può leggere altrove. 7 Km metaforici per racchiudere una distanza reale tra l'uomo moderno, solo e prevenuto nel sua cosmopolitismo incalzante, e il Dio di sempre. Finalmente un regista che ha avuto il coraggio di trasmettere una verità troppe volte ignorata dal contesto cinematografico italiano e internazionale nei decenni. La semplicità comunicativa del Gesù di Malaponti racchiude una verità eterna, capace di commuovere e spingere il cuore alla riflessione e alla ricerca di una vita. Oltre la paura di essere riconosciuti lungo il nostro cammino e chiamati per nome, oltre la comprensione delle nostre esperienze terrene, oltre la malattia e la morte, oltre l'abbandono e la crisi coniugale,oltre il narcisismo e il vuoto dei modelli mediatici proposti, oltre l'indifferenza e l'apparente ateismo che imperano nella quotidianità di molte nostre famiglie, può realizzarsi davanti ai nostri occhi l'occasione concreta di lasciarsi amare.
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Sono rimasta letteralmente folgorata dal titolo del film, di cui ho atteso a lungo l'uscita, prevista circa un mese fa e poi rimandata per i motivi pubblicitari di cui si può leggere altrove. 7 Km metaforici per racchiudere una distanza reale tra l'uomo moderno, solo e prevenuto nel sua cosmopolitismo incalzante, e il Dio di sempre. Finalmente un regista che ha avuto il coraggio di trasmettere una verità troppe volte ignorata dal contesto cinematografico italiano e internazionale nei decenni. La semplicità comunicativa del Gesù di Malaponti racchiude una verità eterna, capace di commuovere e spingere il cuore alla riflessione e alla ricerca di una vita. Oltre la paura di essere riconosciuti lungo il nostro cammino e chiamati per nome, oltre la comprensione delle nostre esperienze terrene, oltre la malattia e la morte, oltre l'abbandono e la crisi coniugale,oltre il narcisismo e il vuoto dei modelli mediatici proposti, oltre l'indifferenza e l'apparente ateismo che imperano nella quotidianità di molte nostre famiglie, può realizzarsi davanti ai nostri occhi l'occasione concreta di lasciarsi amare. Sebbene al film sia stata criticata una certa complessità di intreccio tra i ricordi e il presente del protagonista Alessandro, per cui lo spettatore può far fatica a collegare e a spiegarsi i vari risvolti, credo che gli interrogativi che possono nascere siano tutti un'utile opportunità di riflessione. Il lieto fine non è scontato, quando si parla di fede e di amore è inevitabile. Convincente profonda e vibrante l'interpretazione di Luca Ward, il suo Alessandro è rivestito perfettamente di tutte le paure dell'uomo di oggi(bellissima e azzeccata la riflessione sui quarantenni che vestono Dolce e Gabbana e i cinquantenni che vanno in palestra...), evocativo e limpido il Gesù interpretato da Alessandro Etrusco, volto giovane e suggestivo che non sfigura affatto come presenza scenica accanto a Ward, capace di sostenere nelle espressioni e nei gesti la libertà imperscrutabile dei progetti di Dio.
Significativi e irrinunciabili i contributi di Rosalinda Celentano, simbolo della speranza nella Malattia, e di Alessandro Haber, portavoce dell'inconscio che guida i nostri passi nella storia.
Film assolutamente da vedere, prima che venga tolto dall'unico (con mio dispiacere)cinema di Roma in cui viene attualmente proposto.
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marina
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mercoledì 11 luglio 2007
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a 7 km da gerusalemme
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7 km da Gerusalemme non è un film sulla vita di Gesù, ma sulla comunicazione tra Dio e l'uomo. Non a caso, il suo protagonista è un geniale pubblicitario in crisi, nella vita e nel lavoro, che, per una serie di misteriosa e straordinaria di eventi, per chi è fatalista, o in base ad un progetto divino ben determinato, per chi è credente, si ritrova ad intraprendere un viaggio in Terra Santa, dove, sulla via che collega Gerusalemme ad Emmaus, ripeterà l'esperienza, da lui dimenticata, di altri due uomini che, millenni prima, mentre si accingevano a tornare a casa, pochi giorni dopo la crocifissione di Gesù, incontrarono, su quella stessa via, uno straniero, del tutto ignaro dei gravi fatti accaduti in quei giorni.
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7 km da Gerusalemme non è un film sulla vita di Gesù, ma sulla comunicazione tra Dio e l'uomo. Non a caso, il suo protagonista è un geniale pubblicitario in crisi, nella vita e nel lavoro, che, per una serie di misteriosa e straordinaria di eventi, per chi è fatalista, o in base ad un progetto divino ben determinato, per chi è credente, si ritrova ad intraprendere un viaggio in Terra Santa, dove, sulla via che collega Gerusalemme ad Emmaus, ripeterà l'esperienza, da lui dimenticata, di altri due uomini che, millenni prima, mentre si accingevano a tornare a casa, pochi giorni dopo la crocifissione di Gesù, incontrarono, su quella stessa via, uno straniero, del tutto ignaro dei gravi fatti accaduti in quei giorni. Questa volta, però, il viandante non cela la sua identità, ma la rivela immediatamente ad Alessandro, il protagonista, con gesti e parole inequivocabili che, però, non convincono del tutto il pubblicitario che, ad ogni ogni nuovo incontro, si chiede se non sia preda di un delirio o non si tratti di un sogno.
7 km da Gerusalemme non è un film sulla vita del figlio di Dio, perchè questi non parla di sè stesso, non smentisce nè conferma episodi della sua vita, non offre risposte certe alle domande di Alessandro, sui miracoli, la sindone ed altri eventi su cui ogni individuo, credente o no, almeno una volta nella vita, si è interrogato e di fronte ai quali la stessa Chiesa non ha potuto solo affidarsi alla fede, ma è stata costretta a richiedere l'aiuto della scienza, per stabilire quando di autenticamente sovrumano vi fosse.
Gesù lascia che sia Alessandro a parlare della sua vita e delle persone che, grazie al suo lavoro ed alla sua sensibilità ha incontrato ed aiutato. Tra queste persone, all'insaputa di Alessandro e per ragioni diverse, Gesù ne sceglie tre, a cui decide di far pervenire un messaggio, un segno tangibile della sua presenza, servendosi del pubblicitario come tramite.
Ancora una volta, Dio sceglie gli uomini, creature fragili ed imperfette, per parlare di sè ad altri uomini, con un linguaggio ch ha conservato tutta la sua efficacia, nonostante i secoli, e senza bisogno di ricorrere ai nuovi e sempre più sofisticati mezzi di comunicazione.
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renato corriero
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lunedì 18 giugno 2007
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le vie del signore sono infinite!!!
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Ho visto il film sabato 16 Giugno al cinema dell'oratorio San Domenico Savio di Cassina de' Pecchi (MI) (la città del regista Claudio Malaponti) con la presenza in sala del regista e di uno dei due produttori che alla fine del film hanno risposto alle domande del pubblico. Il mio giudizio su questo film è ottimo e la scena finale del cane che ritorna spiega tutto. Non desidero ora aggiungere punti di vista personali ma sottoscrivo quelli che hanno scritto coloro a cui il film è piaciuto e lo consigliano.
Debbo comunque dire che in questo sito leggo cose che mi rattristano molto. E cioè recensioni e commenti aprioristici che vorrebbero che films che parlano di Gesù in modo positivo o che dicano quelche cosa di buono degli Stati Uniti d'America fossero addirittura proibiti! Purtroppo ho letto le grandi bestialità dette su films come "Bobby" scritte da gente che vorrebbe far credere che gli Usa siano popolati solo da demoni e che in quel paese non esista neanche una persona con buoni sentimenti! Oppure l'esaltazione di films come "Il codice Da Vinci" che da questi tipi era preso come Vangelo! Insomma non tollerano che vengano prodotti films obiettivi.
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Ho visto il film sabato 16 Giugno al cinema dell'oratorio San Domenico Savio di Cassina de' Pecchi (MI) (la città del regista Claudio Malaponti) con la presenza in sala del regista e di uno dei due produttori che alla fine del film hanno risposto alle domande del pubblico. Il mio giudizio su questo film è ottimo e la scena finale del cane che ritorna spiega tutto. Non desidero ora aggiungere punti di vista personali ma sottoscrivo quelli che hanno scritto coloro a cui il film è piaciuto e lo consigliano.
Debbo comunque dire che in questo sito leggo cose che mi rattristano molto. E cioè recensioni e commenti aprioristici che vorrebbero che films che parlano di Gesù in modo positivo o che dicano quelche cosa di buono degli Stati Uniti d'America fossero addirittura proibiti! Purtroppo ho letto le grandi bestialità dette su films come "Bobby" scritte da gente che vorrebbe far credere che gli Usa siano popolati solo da demoni e che in quel paese non esista neanche una persona con buoni sentimenti! Oppure l'esaltazione di films come "Il codice Da Vinci" che da questi tipi era preso come Vangelo! Insomma non tollerano che vengano prodotti films obiettivi. Mi chedo come mai ci siano stati apprezzamenti per "Il Vangelo secondo Matteo" di Pier Paolo Pasolini che in fin dei conti era anche quello un film fedele alle Sacre Scritture anche se diretto da un regista che si dichiarava ateo! Chissà se queste persone sarebbero contente di vedere nuovamente i credenti in pasto ai leoni! Io rispetto le loro idee e le loro opinioni ma anch'essi dovrebbero rispettare le idee, i sentimenti ed il Credo religioso degli altri altrimenti è inutile che tuonino tanto contro il fascismo, una dittatura che imponeva i propri punti vista con la forza, se poi anch'essi si compoterebbero allo stesso modo! Non si può e non si deve monopolizzare il cinema ad una ideologia! E' giusto che ci siano i films su Gesù, sui Kennedy e su chiunque purchè si cerchi di dire la verità! Come è giusto che ci siano films come "La classe operaia va in Paradiso" o "Le mani sulla città", "La corazzata Potemkin" ecc. Ed il tutto nel reciproco rispetto! Ma questo quando lo impareremo???!!!
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toty bottalla
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martedì 26 febbraio 2013
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gesù come amico!
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Il racconto del film è soggettivo, chiunque può condividerlo, apprezzarlo, criticarlo, la fede è troppo complicata e semplice allo stesso tempo per riconoscerla in un film. Malaponti gioca su ripetuti, quanto necessari, flashback espliciti allungando un po' il film, ward è bello, bravo e innamorato di se stesso, bravo alessandro etrusco nei panni di un gesù che, non volendoci svelare il grande mistero, usa l'anicizia, il prodigio e l'ironia, personalmente credo che gesù sia fra noi, sta in un gesto, nello sguardo di uno come noi quando meno te lo aspetti, e magari non lo riconosciamo perchè non ha la barba e i capelli lunghi.
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Il racconto del film è soggettivo, chiunque può condividerlo, apprezzarlo, criticarlo, la fede è troppo complicata e semplice allo stesso tempo per riconoscerla in un film. Malaponti gioca su ripetuti, quanto necessari, flashback espliciti allungando un po' il film, ward è bello, bravo e innamorato di se stesso, bravo alessandro etrusco nei panni di un gesù che, non volendoci svelare il grande mistero, usa l'anicizia, il prodigio e l'ironia, personalmente credo che gesù sia fra noi, sta in un gesto, nello sguardo di uno come noi quando meno te lo aspetti, e magari non lo riconosciamo perchè non ha la barba e i capelli lunghi. Saluti.
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antoniocarollo36
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mercoledì 9 maggio 2007
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europacinema 2007,"yo soy juani" di bigas luna
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La 24^ Mostra del cinema europeo “EuropaCinema” di Viareggio (2-6 maggio 2007), inaugurando la nuova formula monografica, ha posto l'obiettivo sul cinema spagnolo, che ha visto e vede un'esplosione di creatività e di libertà dopo la svolta democratica del dopo-Franco, specialmente nella Spagna di Zapatero. Nell'ultimo periodo, sotto la spinta laica e libertaria del Governo socialista, si sta affermando una cinematografia giovane che, con spirito allegorico e umoristico, con leggerezza mescolata al gusto moderatamente surreale della tradizione, riesce a raccontare il repentino cambiamento della Spagna di oggi. Questo fervore di giovinezza e di libertà trasuda , tra l'altro, dall'ultima fatica di un giovane di 61 anni, Bigas Luna, “Yo Soy Juani”, un film che con magistrale sicurezza e un ritmo coinvolgente narra la storia di una ragazza immersa nella società giovanile postmoderna.
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La 24^ Mostra del cinema europeo “EuropaCinema” di Viareggio (2-6 maggio 2007), inaugurando la nuova formula monografica, ha posto l'obiettivo sul cinema spagnolo, che ha visto e vede un'esplosione di creatività e di libertà dopo la svolta democratica del dopo-Franco, specialmente nella Spagna di Zapatero. Nell'ultimo periodo, sotto la spinta laica e libertaria del Governo socialista, si sta affermando una cinematografia giovane che, con spirito allegorico e umoristico, con leggerezza mescolata al gusto moderatamente surreale della tradizione, riesce a raccontare il repentino cambiamento della Spagna di oggi. Questo fervore di giovinezza e di libertà trasuda , tra l'altro, dall'ultima fatica di un giovane di 61 anni, Bigas Luna, “Yo Soy Juani”, un film che con magistrale sicurezza e un ritmo coinvolgente narra la storia di una ragazza immersa nella società giovanile postmoderna. La pellicola è stata presentata fuori concorso nella serata finale del Festival. Juani è una commessa che sogna di fare l'attrice. La sera, senza tornare a casa, cambiandosi in un batter di occhi dietro una macchina, con l'amica del cuore Vane (Laya Martì, si tuffa nel mondo delle discoteche e dintorni, carico di musiche martellanti, di danze scatenate, di luci accecanti, di eccitazione, di alcool, di sesso usa e getta, di temerarie sfide automobilistiche sul filo di rasoio dell'abilità e del pericolo. In questa atmosfera di accelerata comunicatività, di sensualità, di crudezza di linguaggio e di comportamenti, sboccia l'amore di Juani per un focoso giovane meccanico Jonah (Dani Martin), amore presto deluso per il tradimento di lui. Fuga a Madrid con l'amica per partecipare ad un casting. Crisi di Juani nella capitale , per la nostalgia dell'amore perduto e per la frustrazione degli inutili tentativi di entrare nel mondo dello spettacolo (ha incontrato gente insulsa che vorrebbe solo approfittare di lei): Torna a casa, incontra il vecchio innamorato che le giura amore eterno, salvo a farsi scoprire con un'altra ragazza. La nuova delusione, il colloquio con la madre, che la spinge a seguire la sua aspirazione di artista evitando di finire come lei con un uomo debole, alcolizzato e ammalato, la rafforzano nel suo proposito di trovare la sua vera strada verso il futuro. La scena finale della partenza per Madrid, col ragazzo che la insegue disperato, il volto e le lacrime di Juani e, nel contempo, la sua determinazione nel voler realizzare la sua giusta identità di donna e di artista e, quindi, l'inizio di una vita nuova, è un pezzo di grande cinema. Colpisce nel film la cifra stilistica, il sostenuto ritmo narrativo, l'essenzialità delle immagini, la freschezza e la naturalezza espressiva della giovane protagonista, Verònica Echequi, selezionata in un casting di tremila ragazze, la straordinaria colonna sonora fatta di musiche e voci suggestive dell'interessante panorama musicale spagnolo. Infine la regia: Bigas Luna si supera in questo film: la regia è tutto. Primi piani e immagini d'insieme si susseguono con sequenze incalzanti, quasi la protagonista non si toglie mai di dosso quell'intrigante lucina rossa della cinecamera; scene svelte, tagliate al punto giusto, senza appesantimenti o insistenze. Il risultato è una narrazione vivace, realistica, mai insistita nelle scene erotiche, senza cadute o pause, compatta nel suo snodarsi, organica nel suo ricomporsi in unità, percossa e soffusa da un accompagnamento musicale costante, carico di emozioni. Bigas Lun
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[+] ma non hai sbagliato film?
(di renato corriero)
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sam
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sabato 5 maggio 2007
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film up recensione
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7 km da Gerusalemme
Uno dei brani del Vangelo di Luca più toccante e più rappresentato, ad esempio in pittura, è indubbiamente il passaggio della cena ad Emmaus. Due discepoli lungo la strada da Gerusalemme a Emmaus, che nella Bibbia è indicata come una località a sette miglia (e non sette km) dalla città Santa si imbattono in Cristo risorto. Non lo riconoscono e lo invitano a fermarsi con loro per la notte. Nel momento in cui l'ospite spezza il pane viene immediatamente riconosciuto, ma scompare.
Tratto dall'omonimo romanzo di Pino Farinotti, il film di Claudio Malaponti prende le mosse dal suddetto passaggio di fondamentale importanza per il mondo cristiano, ma attualizzandolo e collocandolo ai giorni nostri.
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7 km da Gerusalemme
Uno dei brani del Vangelo di Luca più toccante e più rappresentato, ad esempio in pittura, è indubbiamente il passaggio della cena ad Emmaus. Due discepoli lungo la strada da Gerusalemme a Emmaus, che nella Bibbia è indicata come una località a sette miglia (e non sette km) dalla città Santa si imbattono in Cristo risorto. Non lo riconoscono e lo invitano a fermarsi con loro per la notte. Nel momento in cui l'ospite spezza il pane viene immediatamente riconosciuto, ma scompare.
Tratto dall'omonimo romanzo di Pino Farinotti, il film di Claudio Malaponti prende le mosse dal suddetto passaggio di fondamentale importanza per il mondo cristiano, ma attualizzandolo e collocandolo ai giorni nostri. Alessandro Forte è un pubblicitario che attraversa una profonda crisi interiore e sulla via di Emmaus si imbatte proprio in Gesù, che si offre di guidarlo e di prenderlo come nuovo discepolo, affidandogli una serie di missioni. Siccome la comunicazione è tutto al giorno d'oggi Gesù appare nella forma stabilizzata dalla tradizione, come un uomo barbato dai lineamenti delicati e vestito di tonaca, un tipo di rappresentazione che aveva una forte attrattiva nel mondo greco-giudaico proto-cristiano, perché coincideva con la figura del rabbino/filosofo.
La pellicola è di impianto molto tradizionale, e si svolge attraverso una serie di flashback che mostrano non solo l'evoluzione spirituale di Alessandro (interpretato da un bravo Luca Ward), ma anche le vacuità e le luci di speranza del nostro mondo contemporaneo. In pratica vengono mostrate una serie di parabole sulle principali virtù cristiane e sull'evoluzione del pensiero filosofico ad esso legato, anche tramite l'uso di nomi immediatamente riconoscibili ed evocativi. Per non rendere una narrazione di questo genere di sapore troppo antico vengono inseriti elementi di "postmoderno" e cioè di contaminazione in chiave ironica tra fede e realtà odierna. Cristo viene rappresentato nell'atto di una sorta di "autoaggiornamento" alla nostra società tecnologica ed "avanzata". Questa commistione spesso diventa controproducente perché purtroppo nel tratteggiare pennellate di "postmodernità" c'è il rischio sempre presente di sconfinare nel kitsch e nel cattivo gusto, cosa che fin troppo spesso succede. Vi sono anche dei momenti molto toccanti (come nella vicenda di una malata terminale interpretata da Rosalinda Celentano), però e sempre percepibile una nota stonata, un eccesso che non si è riuscito a contenere.
In pratica 7 km da Gerusalemme ha la potenzialità poco invidiabile di scontentare tutti. Chi ha gli strumenti per comprendere il sottotesto presente nel racconto sarà irritato da quanto questo sia scoperto e pedantemente didascalico. Chi ha poca dimestichezza con i fondamenti della nostra dottrina resterà disorientato e correrà il rischio di vedere l'ironia presente nella sceneggiatura come uno sfortunato umorismo involontario. Questo viene detto non senza dolore, perché c'è più di uno spunto apprezzabile, ma insufficiente a rendere 7 km da Gerusalemme riuscito e convincente.
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[+] visione miope
(di biky)
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(di sam)
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(di pinco palla)
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