Lietta Tornabuoni
L'Espresso
Film puro e semplice, sobrio e profondo, privo di enfasi e di patetismi, Fateless - Senza destino, primo film diretto da Lajos Koltai, racconta di un ragazzino quattordicenne ungherese ebreo deportato nel 1944 ad Auschwitz.. ragazzino (che ha la faccia smunta, struggente e bellissima di Marcell Nagy) cerca di salvarsi dall’atrocità con l’obbedienza agli ordini e il rispetto delle regole dementi del lager; con la forza fisica e la leggerezza dell’età. Però quando, scampato alla morte, si ritrova a camminare per le vie di Budapest, è un’altra persona: il ragazzo obbediente all’orrore si è trasformato in un vecchio quindicenne, sfiduciato e senza futuro.
La storia è tratta dal romanzo autobiografico (pubblicato in Italia da Feltrinelli con il titolo “Essere senza destino”) dello scrittore ungherese lmre Kertész, 77 anni, premio Nobel per la letteratura nel 2002. Ricevendo quel premio. Kertész disse sull’Olocausto qualcosa di particolare: «Il problema di Auschwitz non è tanto quello di metterci una pietra sopra, di conservarne la memoria o di relegano nei meandri della Storia, di costruire un monumento per commemorare i milioni di morti. Il vero problema di Auschwitz è il fatto stesso che sia successo, che sia esistito, e questo è un fatto che non può essere in alcun modo modificato».
Il pensiero e la lettura appassionata del libro hanno avuto molta influenza su Lajos Koltai. Koltai è un ammiratissimo direttore della fotografia: ha lavorato con il gran regista ungherese Istvan Szabo per 14 film (Mephisto, Colonnello Redl, Diva Julia) e con Giuseppe Tornatore per Malena e La leggenda del pianista sull’Oceano. Il libro di Kertész lo ha indotto a diventare per la prima volta regista., ad affrontare le difficoltà di una storia simile. Ha ricostruito il lager (ne esistono soltanto testimonianze visive fotografiche), ha scelto un cast ammirevole, ha girato in un perfetto bianco e nero seppiato, ha voluto la musica di Morricone: senza tentare di far piangere, ma di far pensare.
Da L’Espresso, 9 febbraio 2006
di Lietta Tornabuoni, 9 febbraio 2006