stefania
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mercoledì 1 marzo 2006
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semiotica film
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Il fim della July non è assolutamente una commedia ironica e naif tantomeno un ritratto "carino" e delicato suii sentimenti e su personaggi che allacciano relazioni improbabili in un microcosmo americano che finge addirittura di essere piacevole.
Il film dela july è un’opera sulla polisemia del linguaggio e dei mezzi che si utilizzano nella nostra epoca: arte, linguaggio digitale, linguaggio pubblicitario, le frasi scabrose scritte sul retro di un manifesto di saldi!.
Tutto ciò che si comunica e il supporto su cui lo si fa è di base polisemico e polifunzionale. Così il segno della popò disegnato da un bambino di 6 anni diventa il logo di una mostra di arte contemporanea digitale.
Un seminario di semiotica contemporanea eccellente.
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Il fim della July non è assolutamente una commedia ironica e naif tantomeno un ritratto "carino" e delicato suii sentimenti e su personaggi che allacciano relazioni improbabili in un microcosmo americano che finge addirittura di essere piacevole.
Il film dela july è un’opera sulla polisemia del linguaggio e dei mezzi che si utilizzano nella nostra epoca: arte, linguaggio digitale, linguaggio pubblicitario, le frasi scabrose scritte sul retro di un manifesto di saldi!.
Tutto ciò che si comunica e il supporto su cui lo si fa è di base polisemico e polifunzionale. Così il segno della popò disegnato da un bambino di 6 anni diventa il logo di una mostra di arte contemporanea digitale.
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tiziana
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lunedì 9 gennaio 2006
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delizioso!
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Delizioso, breve, ti lascia dentro qualcosa di grande. é uno squarcio sul mondo di oggi, le metafore sono vera poesia. In un'immagine si apre e si chiude un pensiero, non c'è inizio nè fine, nè lieto nè amaro. La scelta dei due ragazzi è strepitosa, quella delle due ragazze non da meno. Descrive un quadretto del mondo di oggi senza mai scadere, nell'equilibrio precario tra il buon gusto e la verità.
Un'artista la regista, con la sensibilità di una donna, sa descrivere la realtà guardando oltre.
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cristina d.
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lunedì 9 gennaio 2006
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la vita è poesia
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Sono pochi, ahimè, i film che al giorno d’oggi fanno uscire dal cinema con un sorriso. Immersi nella quotidianità vediamo le cose non per come sono, ma attraverso occhi stanchi, annoiati, mentre basterebbe così poco per ritrovare la poesia che c’è fuori e dentro noi. Questo film, in fondo, ci dice che è possibile rendere speciale la nostra vita, basta avere un po’ di coraggio e di fiducia.
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fabio
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mercoledì 11 gennaio 2006
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una commedia che sa di poesia.
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Un film "trasparente", nel senso paradossale che trasuda una pluralità di interpretazioni che eccedono la dimensione di puro "entertainment" della commedia. Le letture possibili del testo si sintonizzano infatti sulle emozioni che genera questo ritratto stralunato del sentimento. Sentimento ma non sentimentalismo, semmai saccarosio sintetizzato in modo raffinato e colto, digeribile anche dagli iperglicemici e poesia malinconica che scivola lieve anche per i più refrattari.
Le vite parallele dei protagonisti, "border line" introversi sul filo di una potenziale alienazione, si intrecciano in un plot non del tutto imprevedibile ma impreziosito da squarci di lirismo e di surreale umanità.
Una commedia che strappa sorrisi direttamente dalle zone nobili dell'animo umano, senza passare per l'intestino.
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Un film "trasparente", nel senso paradossale che trasuda una pluralità di interpretazioni che eccedono la dimensione di puro "entertainment" della commedia. Le letture possibili del testo si sintonizzano infatti sulle emozioni che genera questo ritratto stralunato del sentimento. Sentimento ma non sentimentalismo, semmai saccarosio sintetizzato in modo raffinato e colto, digeribile anche dagli iperglicemici e poesia malinconica che scivola lieve anche per i più refrattari.
Le vite parallele dei protagonisti, "border line" introversi sul filo di una potenziale alienazione, si intrecciano in un plot non del tutto imprevedibile ma impreziosito da squarci di lirismo e di surreale umanità.
Una commedia che strappa sorrisi direttamente dalle zone nobili dell'animo umano, senza passare per l'intestino.
E per una commedia è già tanto...
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stefano
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lunedì 12 dicembre 2005
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un bel film
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Di sicuro in questo caso si può parlare di un film "Insolito". Il tema è quello dell'incomunicabilità, della difficoltà di instaurare rapporti interpersonali fondati più sul sentimento che sulla convenienza. Lo sviluppo del film è paradossale quasi estremizzato, ma sicuramente incisivo e funzionale al raggiungimento dell'obiettivo mediatico. Alcuni passaggi risultano estremamente esileranti, seppure nella loro semplicità, grazie alla scelta del contesto in cui sono inseriti e alla coerenza con lo stile narrativo. Le interpretazioni degli attori sono appropriate, ma forse non eccellenti anche perchè probabilmente non ce n'era bisogno vista la robustezza della sceneggiatura. Di spessore la vita vista attraverso gli occhi di un bambino.
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c-claudia
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domenica 16 marzo 2014
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molto bello
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Christine, una giovane donna dalle camicette color pastello, le pareti di casa rosa e un'arte concettuale che narra attimi poetici "di un mondo tutto suo" è un'incarnazione di solitudine e del suo disperato bisogno di rimuoverla, compensarla con un contatto umano. Alla sua, gli espedienti di trama fanno sì che si intreccino altre storie. Né quotidiane né drammaturgiche, persone che sono in qualche modo arte concettuale esse stesse, veicolanti l'introspezione, la solitudine e la malinconia del quieto essere al mondo. Ecco, questo può sembrare pessimista, ma non vuole esserlo, come pure il film non sembra voglia esserlo. Senza morale, senza arzigogoli o pretese estetiche e stilistiche: questo sembra voler essere il film.
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Christine, una giovane donna dalle camicette color pastello, le pareti di casa rosa e un'arte concettuale che narra attimi poetici "di un mondo tutto suo" è un'incarnazione di solitudine e del suo disperato bisogno di rimuoverla, compensarla con un contatto umano. Alla sua, gli espedienti di trama fanno sì che si intreccino altre storie. Né quotidiane né drammaturgiche, persone che sono in qualche modo arte concettuale esse stesse, veicolanti l'introspezione, la solitudine e la malinconia del quieto essere al mondo. Ecco, questo può sembrare pessimista, ma non vuole esserlo, come pure il film non sembra voglia esserlo. Senza morale, senza arzigogoli o pretese estetiche e stilistiche: questo sembra voler essere il film. Un veicolo d'arte che comunica per sensazioni, nostalgie e associazioni inspiegabili e personali, senza concentrarsi sul qualcosa tra le righe, ridondante o esile, morale o surreale. Dove un' Amelie Poulain costruiva "un mondo tutto suo" con sforzi e precisioni da tutti i pizzi, Me and You and Everyone we know sorvola sulla banalità del dettaglio e della precisione della trama e della caratterizzazione per essere uno spaccato di nessun mondo e di nessuna attualità in particolare, procedendo nella stesura di personaggi socialmente comuni come fosse un "flusso di azioni" anziché di coscienza solamente astratta. Senoché, come cita l'autore del gruppo italiano Bachi da Pietra, il flusso di coscienza è un mito infantile e per raggiungere i risultati finali di un lavoro che possa sembrare averne i connotati è necessario impegno e razionalità, ecco dunque la grazia e la precisione di questo bel film. E se sul mio Facebook noto che impazzano quasi alla nausea dediche e riflessioni sulle piccole cose del mondo come le pozzanghere, i mattoni e le mele, che metaforizzano poetiche e grandi verità, il pesce rosso sul tettuccio della macchina e l'uomo che batte con una moneta sul lampione ogni mattina sono riusciti ad emozionarmi.
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stefano capasso
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martedì 24 giugno 2014
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l'unione perfetta è simbiotica
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Christine, artista digitale alla ricerca del successo e dell’amore e Richard padre di due bambini, appena separato, cominciano ad intrecciare le loro vite dopo un incontro nel negozio dove Richard lavora. Attorno a loro ruota tutta la piccola comunità della cittadina, un microcosmo di personaggi dove le esistenze di tutti prima o poi si incrociano.
Quello che li accomuna, è la difficoltà di definire se stessi nelle relazioni con gli altri: quando si ha il coraggio di immaginare e la forza di mettersi in moto per soddisfare i propri bisogni tutto può accadere
In “Me and you and everyone we know” di Miranda July, questa ricerca coinvolge tutti, adulti e bambini.
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Christine, artista digitale alla ricerca del successo e dell’amore e Richard padre di due bambini, appena separato, cominciano ad intrecciare le loro vite dopo un incontro nel negozio dove Richard lavora. Attorno a loro ruota tutta la piccola comunità della cittadina, un microcosmo di personaggi dove le esistenze di tutti prima o poi si incrociano.
Quello che li accomuna, è la difficoltà di definire se stessi nelle relazioni con gli altri: quando si ha il coraggio di immaginare e la forza di mettersi in moto per soddisfare i propri bisogni tutto può accadere
In “Me and you and everyone we know” di Miranda July, questa ricerca coinvolge tutti, adulti e bambini. Ognuno, indipendentemente dall'età, ha un proprio mondo interiore complesso e fantasioso, che a volte riesce a comunicare con l’altro in modo imprevedibile, accorciando le differenze. E' anche importante sapersi muovere all’interno di questa danza di distanze che si accorciano e che si amplificano perché è spesso difficile trovare la coincidenza del momento.
Quella che permetterebbe al pesce lasciato per sbaglio sul tetto della macchina all’inizio del film, di sopravvivere; se la macchina, e quindi il pesce stesso, continuassero a viaggiare alla stessa velocità per sempre, senza rallentamenti e frenate. Perché, come poi accade, questo divergere di velocita farebbe cadere il pesce ed interrompere la simbiosi.
Un film che ho rivisto volentieri. Carico di simbologia, fantasioso, leggero e sempre inaspettato nel suo evolversi. Proprio come la vita quotidiana.
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