Match Point |
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Un film di Woody Allen.
Con Jonathan Rhys Meyers, Scarlett Johansson, Brian Cox, Emily Mortimer, Matthew Goode.
continua»
Drammatico,
durata 124 min.
- USA, Gran Bretagna 2005.
uscita venerdì 13 gennaio 2006.
MYMONETRO
Match Point
valutazione media:
3,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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crimini e misfatti a londradi Andrea DFeedback: 435 | altri commenti e recensioni di Andrea D |
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venerdì 31 luglio 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La vita è sostanzialmente tragica, ma a volte riesce ad essere meravigliosa: ce lo ha tante volte ribadito il regista di New York, aggiungendo che la stessa commedia ha un'origine tragica, essendo un modo di ridere della tragicità dell'esistenza, dell'assenza di un significato da dare a questa ("Melinda e Melinda", il film girato l'anno prima "Match Point", ce lo aveva spiegato ancora meglio). E' proprio dal tragicomico che viene fuori il migliore Allen, ed è per questo che il suo capolavoro è "Crimini e Misfatti", nel quale la combinazione delle due visioni della vita è perfettamente equilibrata. Sedici anni più tardi, il cineasta torna ad affrontare le stesse tematiche di quel grande film, immergendo il tutto nell'ambiente britannico. L'esito è una tragedia, in cui, però, l'elemento umoristico è quasi del tutto sparito. Ci troviamo, infatti, ad assistere alle vicende di un ex tennista che, per non rinunciare alla sua scalata sociale nella Londra benestante, è disposto a tutto, andando al di là del Bene e del Male, sorpassando quindi la distinzione tra le due definizioni, e la stessa questione della morale. Tutto questo accade all'interno di un'atmosfera londinese volutamente gelida, impregnata di routine, nella quale è evaporata qualsiasi tagliente ironia. Con questo non voglio criticare il lato esclusivamente tragico di Allen ("Un'altra donna", ad esempio, è un film eccezionale), ma mettere in rilievo che il venir meno del tragicomico, unito alla lontananza dal mondo newyorkese che ha reso celebre l'autore, ha provocato un raffreddamento emotivo considerevole. Non abbiamo più quel tepore di Manhattan che ci avvolgeva, accompagnato da un soffice jazz, anche nei suoi film più estremi e dolorosi. Il volto stesso dell'antipaticissimo protagonista (Rhys-Meyers) è una maschera di ghiaccio, intenzionalmente spietata, lontana anni luce dal combattuto e intensissimo Martin Landau di "Crimini e Misfatti". Il termine "capolavoro" è abusato di recente, e non credo che si possa attribuire ad un'opera che non aggiunge nulla (anzi, prende troppo) rispetto al film del 1989. Perché il problema più grande è questo: l'espediente narrativo del ricatto è lo stesso, e si ha l'impressione di vedere lo stesso film in salsa londinese e con le opere di Verdi al posto di quelle di Cole Porter. Come si fa, quindi, a parlare di capolavoro riguardo a un film, sostanzialmente, non originale? Soltanto nella parte finale si prendono le distanze, puntando di più sull'intervento del caso, in un universo non regolato da interventi provvidenziali. Il lavoro di regia è indubbiamente notevole, il montaggio è perfetto, le interpretazioni sono ottime, ma questo non basta per fare della pellicola la migliore degli ultimi anni del nostro Woody, che invece ha ritrovato se stesso in Spagna nell'ultimo "Vicky Cristina Barcellona". Se preso come film a sé stante, "Match Point" può essere reputato molto valido, ma se visto tenendo in considerazione l'intera filmografia di Allen, non si può certo dire che sia uno dei suoi più riusciti, anzi, vedere l'attore-regista come mentore a Central Park in "Anything Else" ci faceva sentire molto più a casa. Penso che piaccia molto a quelli che non hanno visto "Crimini e Misfatti", o a quelli che hanno seguito il regista solo nella fase più recente della sua carriera, perché sfido chiunque a sopravvalutarlo come si è fatto, dopo aver visto almeno, nei i primi due minuti di "Manhattan", i grattacieli della Grande Mela sulle note di Gershwin.
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