La vita segreta delle parole |
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Un film di Isabel Coixet.
Con Sarah Polley, Tim Robbins, Julie Christie, Javier Cámara, Eddie Marsan.
continua»
Titolo originale La vida secreta de las palabras.
Drammatico,
durata 112 min.
- Spagna 2005.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 17 marzo 2006.
MYMONETRO
La vita segreta delle parole
valutazione media:
2,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ti prometto che imparerò a nuotaredi federico munariFeedback: 200 | altri commenti e recensioni di federico munari |
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lunedì 26 novembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La vita segreta delle parole Fin dalle prime immagini sembra che la regista voglia avvertirci della possibilità che alcuni contenuti importanti restino nascosti senza una disponibilità e una capacità di vedere oltre ciò che immediatamente appare. Tra lo scorrere dei titoli di testa e dei nomi dei protagonisti appaiono fugacemente i temi (Love, believe, silence, pain, cut, minutes, rain, friends, words) che il film affronterà e solo un attento sguardo potrà coglierli. Accolto l’invito, inizia una esperienza coinvolgente che, anche grazie all’interpretazione di attori di alto livello, introduce alla fruizione di un’opera d’arte cinematografica certamente impegnativa, intensa e ricca di spunti. Film che solleva nodi problematici e propone quadri interpretativi collocabili nella tradizione “occidentale”, apparentemente lontano da riferimenti esplicitamente religiosi, che vengono evocati raramente e con un tono ironico, è un film profondamente religioso nel suo porre questioni fondamentali e nell’indicare vie di senso in grado di rialzare e sanare esistenze ferite e in crisi. La sordità di Anna, parzialmente risolta dalla tecnologia e la temporanea cecità di Josef esprimono la difficoltà e l’incapacità di cogliere le dimensioni “nascoste” della realtà. Il luogo di lavoro di Anna fotografa il frastuono, la ripetitività e la solitudine che caratterizzano il mondo nel quale siamo inseriti come individui solitari senza relazioni con chi vive vicino a noi. La regista attribuisce un certo peso al problema ambientale la cui radice sembra individuare nell’approccio riduzionistico-scientista. Il giovane Martin incarna questa prassi con la sua professione che riduce a numero la realtà del mare: “la forza del mare, il numero delle onde…”, e contemporaneamente esprime, con la sua passione ecologica, la possibilità di un utilizzo positivo della tecnologia. L’ambiente, il mare, le nubi e la pioggia sembrano partecipare alla fatica che i protagonisti e un po’ tutti condividono. Josef ed Anna , inizialmente sono lontani, le loro parole non veicolano le loro anime, ma nel dialogo che si intensifica, le loro vite incominciano a svelarsi e, anche noi ci avviciniamo al mistero del dolore che riempie le loro esistenze. Dolore per il dolore provocato e dolore per il dolore subito. Quasi schiacciati, segnati dalle cicatrici che la vita ha loro lasciato. Ma le parole, non le chiacchiere, hanno una vita segreta. E la vita vera che per loro e per tutti coincide con l’amore segna la possibilità di risollevarsi e di ripartire. Le cicatrici restano sulla pelle di Anna e sull’immenso mare, la brutta piattaforma ospita l’evento dell’amore umano. Cammino quasi mai lineare, spesso fragile e contraddittorio (Scott e compagno …) ma esperienza che apre l’umano al mistero di un amore più grande che non si aggiunge ma si manifesta in esso. Federico Munari
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