Azione,
durata 123 min.
- USA 2005.
uscita venerdì 17febbraio 2006.
MYMONETROJarhead
valutazione media:
2,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Mi aspettavo un buon film dato il regista (Sam Mendes) e dato il super-attore protagonista (Jake Gyllenhaal) e così è stato.
Anzi, contrariamente a tanti critici italiani, l' ho trovato un gran bel film, forte, veloce e soprattutto molto schizzato. Del resto un film che affronta una guerra quantomai fantomatica non può permettersi di essere un classic war-movie e neppure deve essere un reportage avvincente per piangere del nulla.
Jarhead e' un film che lascia giustamente spazio al libero fluire dei pensieri del tiratore scelto Tony, che non sparerà nemmeno un colpo da quel "mitico" fucile che gli è stato detto essere parte di lui. Spesso si tratta di pensieri ambigui proprio perchè non possono essere lucidi e la grossolanità di molti marines, beh, non stupisce nessuno e racconta esattamente come stanno le cose, allucinanti appunto.
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Mi aspettavo un buon film dato il regista (Sam Mendes) e dato il super-attore protagonista (Jake Gyllenhaal) e così è stato.
Anzi, contrariamente a tanti critici italiani, l' ho trovato un gran bel film, forte, veloce e soprattutto molto schizzato. Del resto un film che affronta una guerra quantomai fantomatica non può permettersi di essere un classic war-movie e neppure deve essere un reportage avvincente per piangere del nulla.
Jarhead e' un film che lascia giustamente spazio al libero fluire dei pensieri del tiratore scelto Tony, che non sparerà nemmeno un colpo da quel "mitico" fucile che gli è stato detto essere parte di lui. Spesso si tratta di pensieri ambigui proprio perchè non possono essere lucidi e la grossolanità di molti marines, beh, non stupisce nessuno e racconta esattamente come stanno le cose, allucinanti appunto.
Super colonna sonora e, ancora una volta lo ripeto, super Jake Gyllenhaal, il meritato vincitore ai Bafta's come miglior attore non protagonista in Brokeback Mountain.
Ottima la scena dell' incubo notturno.
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[+] daccordissimo (di rey23)[ - ] daccordissimo
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Nonostante in Italia qualche giornalista abbia dato la "sufficienza" a quest'opera, è d'obbligo dire che in USA è stata acclamata dalla critica, premiata e plurinominata a vari awards. Il film è tratto dall'autobiografia di Anthony Swafford, che della pellicola è il protagonista (Swaff), con aggiunte date dai racconti di testimoni diretti della prima guerra del Golfo. Ma questa guerra non è affatto la protagonista per Mendes: i personaggi la cercano, la temono, la inseguono, e quando stanno per esserci.. eccola che è finita, e tornano a casa. L'unico momento in cui il marine (in slang: jarhead) potrebbe finalmente sparare il colpo contro l'iraqueno e dare un senso a tutta l'attesa dell'essere (lì), viene interrotto dai bombardamenti di aerei amici che lo precedono.
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Nonostante in Italia qualche giornalista abbia dato la "sufficienza" a quest'opera, è d'obbligo dire che in USA è stata acclamata dalla critica, premiata e plurinominata a vari awards. Il film è tratto dall'autobiografia di Anthony Swafford, che della pellicola è il protagonista (Swaff), con aggiunte date dai racconti di testimoni diretti della prima guerra del Golfo. Ma questa guerra non è affatto la protagonista per Mendes: i personaggi la cercano, la temono, la inseguono, e quando stanno per esserci.. eccola che è finita, e tornano a casa. L'unico momento in cui il marine (in slang: jarhead) potrebbe finalmente sparare il colpo contro l'iraqueno e dare un senso a tutta l'attesa dell'essere (lì), viene interrotto dai bombardamenti di aerei amici che lo precedono. La guerra resta fondamentalmente come scenario, statico, di carboni umani, bruciati già da tempo da altri, e i marines a piedi sotto una pioggia di petrolio ("la terra sanguina") si perdono davanti al passaggo simbolico di un cavallo agonizzante totalmente ricoperto di oro nero . I marines tornano a casa senza aver sparato che in aria, come atto di sfogo, atto di camerata, ultimo di una lunga serie. Durante il film infatti i marines si chiamano "checca" a vicenda, vengono costantemente ripresi mezzi nudi, sotto le docce, nei bagni, si fanno riferimenti continui a erezioni e masturbazioni (la cinepresa stessa riprende Swaff masturbarsi); una frase chiave del pratogonista spiega come quegli uomini non fecero molta guerra ma sotto quelle tende si masturbarono un po' troppo; come apoteosi di questo atteggiamento erotico, Mendes ci mostra Jake Gyllenhaal (Swaff) nella vigilia di natale vestito unicamente da un cappello da babbo natale usato come perizoma, il resto del suo corpo nudo di fronte all'acclamazione di tutti i compagni. Se non bastasse, come scherno al loro superiore, i compagni mimano un'orgia, dove Swaff riceve un rapporto orale. Su un cartellone i giovani ragazzi, man mano, appuntano le foto delle loro mogli o fidanzate divenute ormai ex in quanto infedeli. Nessun ruolo femminile positivo: al finale, tornati tutti a casa, anche la ragazza di Swaff è ormai di un altro; tempo dopo viene contattato dai suoi ex colleghi per un sopraggiunto lutto: Troy, che era stato il Jarhead compagno di avventure di Swaff, poi cacciato perchè uso a stupefacenti, è morto. Swaff si dispera sulla salma del suo compagno, e il film termina con questa frase:
"Un uomo usa un fucile per molti anni e va in guerra. Dopo, torna a casa e vede che qualsiasi altra cosa farà della sua vita, costruire una casa, amare una donna, cambiare il pannolino a suo figlio, rimarrà sempre un Jarhead. E tutti i Jarhead che uccidono e muoiono, saranno sempre come me. Noi siamo ancora nel deserto...". Se pensiamo al film Cold Montain, vediamo che qui siamo esattamente all'opposto: la guerra è fine a se stessa, non c'è nessun obiettivo da raggiungere nè una promessa sposa ad attenderti, perchè ti ha tradito: il sogno stesso della vita ti ha tradito, e tu, come il veterano vietnamita che chiede di partecipare ancora alla tua parata, non esisti che per quella guerra: sarai sempre il Jarhead ancora lì nel deserto accanto agli altri, accanto al tuo compagno che non ce l'ha fatta.
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[+] bravo (di sergente hartman)[ - ] bravo
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Visto finalmente l'ultimo attesissimo lavoro di Sam Mendes, bisogna ammettere che il fortunato cineasta e drammaturgo (fa anche teatro) di AMERICAN BEAUTY e ROAD TO PERDITION - ERA MIO PADRE il talento e le idee ce li ha eccome. Premettiamo che il signor Mendes appartiene a quella categoria di registi che partecipano a un film senza firmare la sceneggiatura e questo forse lo fa, astutamente, per eludere la facile classificazione di cineasta che porta una filosofia da insegnare tramite trilogie-teorie o quant'altro, film-pensiero..Insomma Mendes non è un autore! La sua produzione è alquanto scapigliata e diversa ed è giusto così. Nell'incipit di JARHEAD che cita apertamente Full Metal Jacket di S.
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Visto finalmente l'ultimo attesissimo lavoro di Sam Mendes, bisogna ammettere che il fortunato cineasta e drammaturgo (fa anche teatro) di AMERICAN BEAUTY e ROAD TO PERDITION - ERA MIO PADRE il talento e le idee ce li ha eccome. Premettiamo che il signor Mendes appartiene a quella categoria di registi che partecipano a un film senza firmare la sceneggiatura e questo forse lo fa, astutamente, per eludere la facile classificazione di cineasta che porta una filosofia da insegnare tramite trilogie-teorie o quant'altro, film-pensiero..Insomma Mendes non è un autore! La sua produzione è alquanto scapigliata e diversa ed è giusto così. Nell'incipit di JARHEAD che cita apertamente Full Metal Jacket di S. Kubrick manca la geometria, la metrica, insomma quella finezza artistica che fa da giusto sguardo distaccato e sardonico tipico dei film di KUBRIK Se insomma manca la ricerca spasmodica della perfezione scenica e dell'immagine, almeno c'è un totale assorbimento verso l'analisi interiore del soldato che non si potrebbe avere altrimenti se non inclinando la cinepresa, piegarla e dare al film quell'atmosfera tipica del film di genere (in questo caso trattasi del war-movie). Però poi l'amante del cinema vero sarà contento di scoprire che sul campo di guerra in realtà i soldati non riescono ad uccidere nessuno. Questo apre dunque un varco all'interpretazione politica dell'opera, che quindi oltrepassa il genere e vuole parlare d'altro (cosa si prova a stare in mezzo alle bombe e perchè si fa la guerra, con conclusione che non si sà assolutamente niente. La conoscenza è filtrata da una grande mano che muove i fili, in un paese che è tutt'altro che unito - potrei andare avanti, ma lo spazio è insufficiente..) Jake Gyllenhaal, giovane sì, ma già capace di abbracciare tutta una serie di ruoli ognuno particolarmente differente dall'altro, esprime benissimo il disagio e l'incertezza di chi finisce fra i fucili e le bombe per sbaglio, per noia, combattuto da una vita assurda e cretina quanto lo è quella di Kevin Spacey in A.B. Se si perde la fidanzata, tanto peggio. Non sta lì il conflitto degli UOMINI delfilm Il fulcro di questa opera strana e magnetica, quindi bella, sta proprio nella sua natura straniante e metafisica e, non a caso, si cita apertamente LO STRANIERO di Albert Camus, esponente n. 2 dell'Esistenzialismo dopo Sartre. Unica nota negativa, il discorso finale fuori campo fin troppo didascalico e a quel punto anche francamente inutile. Non1soloattoreFuoriPosto
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Cosa è lecito aspettarsi da un film di guerra prodotto da una major hollywoodiana nel 2005? È ancora possibile proporre un punto di vista inedito su un tema sviscerato in ogni maniera? Può il prodotto di una multinazionale (la Universal) essere seriamente e pesantemente critico nei confronti di un business come un conflitto armato?
Tenendo bene a mente quanto detto, non credo si possa quindi rimproverare molto a 'Jarhead', che - seppur in maniera più “presentabile“ rispetto al meno imbavagliato 'Three Kings' - dimostra buona volontà nel voler proporre spunti critici nei confronti di una guerra fasulla come quella irachena del 1991.
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Cosa è lecito aspettarsi da un film di guerra prodotto da una major hollywoodiana nel 2005? È ancora possibile proporre un punto di vista inedito su un tema sviscerato in ogni maniera? Può il prodotto di una multinazionale (la Universal) essere seriamente e pesantemente critico nei confronti di un business come un conflitto armato?
Tenendo bene a mente quanto detto, non credo si possa quindi rimproverare molto a 'Jarhead', che - seppur in maniera più “presentabile“ rispetto al meno imbavagliato 'Three Kings' - dimostra buona volontà nel voler proporre spunti critici nei confronti di una guerra fasulla come quella irachena del 1991. Certo, Mendes si limita ad esporre argomentazioni risapute (e bellamente ignorate, a quanto pare) come quella che indica il petrolio come unico motivo scatenante del conflitto, ma dimostra di avere qualcosa da dire nel momento in cui imposta l'intera pellicola come una sorta di grande parallelo tra guerre, tirando prima in ballo il Vietnam (con tanto di spezzoni di 'Apocalypse Now', usati probabilmente per ricordare al pubblico quali erano i toni dello scontro e l'approccio con cui il cinema ha trattato quel tema) e la Seconda Guerra Mondiale per poi mostrare la spaventosa vacuità di un'operazione militare moderna, basata unicamente su interessi economici.
Ecco quindi che agli elicotteri della Cavalleria dell'aria guidata da Robert Duvall fanno da controcanto i soldati annoiati di 'Jarhead', lasciati per mesi a prendere il sole nel bel mezzo del deserto, spronati alla belligeranza da un classicissimo lavaggio del cervello stile 'Full Metal Jacket' e infine castrati da un “progresso del conflitto“ (tecnologico e politico) che vuole le guerre risolte nell'arco di una settimana con mezzi che - a malapena - richiedono l'intervento umano. Nelle neo-guerre il nemico è un miraggio, non viene sparato un solo colpo, si muore prevalentemente di fuoco amico e al ritorno a casa i traumi sono forniti più dalla propria vita sentimentale che non dai fantasmi dei “Charlie“ nascosti nella giungla.
Ad essere cambiata, insomma, è anche l'inutilità della guerra, e i soldati non sono altro che fucili senza un bersaglio.
Assolutamente nulla di incredibilmente originale, quindi, ma allo stesso tempo non disprezzabile. Gli intenti del film vengono a galla e sono ben sviluppati, e la recitazione degli attori (con in testa Jake Gyllenhaal) è generalmente di ottimo livello, ma la messa in scena (tecnicamente fenomenale) e il taglio narrativo scelti da Mendes tengono distante lo spettatore per via di uno sguardo che non diventa quasi mai un ben delineato punto di vista che possa coinvolgerti trascinandoti per le orecchie.
E al pubblico non rimane che vagare nel deserto, aspettare lo scontro e rimanere affascinato dall'inquietante spettacolo offerto dai pozzi petroliferi in fiamme, tutto senza mai sparare un colpo. [-]
[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »
Si potrebbe liquidare subito “Jarhead” come il “Full Metal Jacket” della guerra del golfo, ma comunque, anche se non raggiunge le vette del capolavoro di Kubrick, si possono spendere più parole su un film che si attesta a buoni livelli; soprattutto se alla regia ci sta un certo Sam Mendes.
Il discorso in più che si aggiunge alla rigida disciplina militare e al pressante martellamento psicologico subito dai soldati, è quello che nelle guerre d’oggi il soldato conta ormai ben poco: fa tutto l’aviazione. Il soldato quindi si ritrova con un lavaggio del cervello al quanto inutile, con la speranza di uccidere qualcuno che non si concretizzerà mai, visto il suo scarso impiego.
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Si potrebbe liquidare subito “Jarhead” come il “Full Metal Jacket” della guerra del golfo, ma comunque, anche se non raggiunge le vette del capolavoro di Kubrick, si possono spendere più parole su un film che si attesta a buoni livelli; soprattutto se alla regia ci sta un certo Sam Mendes.
Il discorso in più che si aggiunge alla rigida disciplina militare e al pressante martellamento psicologico subito dai soldati, è quello che nelle guerre d’oggi il soldato conta ormai ben poco: fa tutto l’aviazione. Il soldato quindi si ritrova con un lavaggio del cervello al quanto inutile, con la speranza di uccidere qualcuno che non si concretizzerà mai, visto il suo scarso impiego.
Da questo punto di vista “Jarhead” si dimostra efficace, con una visione chiara della noia e frustrazione dei soldati nello stare a migliaia di chilometri da casa per fare continue esercitazioni e insopportabili turni di guardia nel vasto e torrido deserto arabo meravigliosamente ripreso da Sam Mendes. Il perno di questa desolazione umana sta nel protagonista e narratore Anthony Swafford(che ha scritto la sua esperienza nel libro da cui è tratto il film), che è interpretato da un bravo Jack Gylenhaal; non tanto bravo quanto il severissimo sergente maggiore Skyes impersonificato da Jamie Foxx.
Una cosa che colpisce l’occhio è sicuramente la accecante e afosa fotografia del deserto, più altre eccellenti trovate di Mendes, come il cavallo sporcato dal petrolio nell’oscuro deserto o del simbolo dell’insofferenza di Swafford nei confronti del deserto nella scena in cui sogna di vomitare sabbia; piccole trovate che riescono a sollevare un poco il film da una accidia che si risentenel lo spettatore a forza di vedere le stesse situazioni che percorrono il film.
“Jarhead” è un’ottima prova di Mendes alla regia, ma un film non è fatto solo di regia ed è fortunato ad avere un demiurgo come Mendes che sa far valorizzare anche film con sceneggiature scarne come questa; ma è mia opinione che il film sia solo per scopo divulgativo della vita del marine di oggi e di come le guerre siano sempre e solo faccende puramente economiche
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[+] lascia un commento a shiningeyes »[ - ] lascia un commento a shiningeyes »
Film interessante sulla Prima Guerra del Golfo che tratta la vita dei soldati sia in patria per la prima breve parte del film e poi durante la guerra per il resto del film. Nel film i soldati sono dipinti come persone che non reggono lo stress dell' addestramento e della guerra e si comportano in maniera dissennata e grottesca come nell' episodio in cui si mettono a compiere atti osceni di fronte a una troupe di giornalisti che indagava sui sistemi di sicurezza utilizzati dai marines. La guerra rimane come sfondo e praticamente non sono presenti scontri a fuoco e solo alla fine della guerra i soldati possono ottenere la soddisfazione di scaricare le armi sparando in aria.
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Film interessante sulla Prima Guerra del Golfo che tratta la vita dei soldati sia in patria per la prima breve parte del film e poi durante la guerra per il resto del film. Nel film i soldati sono dipinti come persone che non reggono lo stress dell' addestramento e della guerra e si comportano in maniera dissennata e grottesca come nell' episodio in cui si mettono a compiere atti osceni di fronte a una troupe di giornalisti che indagava sui sistemi di sicurezza utilizzati dai marines. La guerra rimane come sfondo e praticamente non sono presenti scontri a fuoco e solo alla fine della guerra i soldati possono ottenere la soddisfazione di scaricare le armi sparando in aria. Film tutto sommato godibile ma da un regista come Sam Mendes ci si poteva aspettare di più.[-]
[+] lascia un commento a lukebiba94 »[ - ] lascia un commento a lukebiba94 »
e' una campagna d'arruolamento per marines: non si fa vedere la morte e la sofferenza, tranne i cadaveri irriconoscibili dei profughi; non muore nessun soldato, anzi tutte le volte che viene mostrato il mondo fuori dall'esercito e' piu' squallido di quello dei marines.
Il colmo e' la scena quando il protagonista deve colpire da lontano l'iracheno, ma interrompono l'ordine di sparare dopo venti minuti di attesa: magari un giovane americano gli avrebbe sparato volentieri a quella testa da videogioco.
la locandina dice: "la guerra e' dentro di noi" (?)...
comunque le scene di azione nel deserto sono molto belle.