I segreti di Brokeback Mountain |
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Un film di Ang Lee.
Con Jake Gyllenhaal, Heath Ledger, Michelle Williams, Anne Hathaway, Randy Quaid.
continua»
Titolo originale Brokeback Mountain.
Drammatico,
durata 134 min.
- USA 2005.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 20 gennaio 2006.
- VM 14 -
MYMONETRO
I segreti di Brokeback Mountain
valutazione media:
3,78
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Drammatica poesia.di Penna RossaFeedback: 111 | altri commenti e recensioni di Penna Rossa |
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giovedì 13 dicembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sembra paradossale ma il film di Joe Carnhan riesce ad esprimere una drammatica poesia in un film tragico, feroce terribile, grazie anche alla strordinaria interpretazione di Liam Neeson. La capacità di esprimere con poche ed essenziali parole il dramma, la paura controllata, il proprio personale carico di dolore esistenziale per la perdita della moglie, che gli appare nei sogni e nei ricordi e con dolcezza gli raccomanda di "non avere paura", rivela una sensibilità artistica sempre più penetrante e raffinata.
L'uomo nella sua potenza tecnologica, è mostrato in tutta la sua fragilità nei confronti della natura, rappresentata dai lupi, che si muovono spinti dalla stessa motivazione che fa muovere gli uomini: La paura. La paura accamuna gli uni agli altri. I lupi, che nella simbologia collettiva sono la rappresentazione del male, nel film, sono solo se stessi. Figli della natura selvaggia che hanno paura degli uomini e si difendono dalla loro invasione. Difendono la loro tana. Proprio dalla tana da cui Ottawey interpretato da L.Neeson cercava di allontanarsi con i propri compagni.
Nelle condizioni estreme ci mostriamo per quello che siamo! Mentre da un lato si evidenziano le proprie difese, nello stesso tempo vengono messe in crisi fino a crollare ed a mostrarci quello che veramente siamo. Ed è nella profondità di se stessi che nasce la poesia. La poesia non è sentimentalismo. La poesia è verità, rappresenta la radice del nostro essere umani; può esssere bellissima e racchiusa in un paesaggio di boschi, fiume e montagne innevate, ed esprime l'amore per essa, che è non solo portatrice di morte, ma anche di bellezza e di vita.
Sembrerebbe un film di azione, ma il maggiore spazio è dato allo sviluppo delle dinamiche relazionali tra i vari personaggi, alla definizione delle personalità incisivamente tratteggiati in maniera essenziale, ma fortemente caratterizzanti.
In una delle scene finali, quando Ottawey, consapevole della fine ormai prossima, apre la sacca e prende i portafogli dei suoi sfortunati compagni, e, attraverso le poche cose che contengono, soprattutto fotografie, accoglie la loro intimità, le attese e le speranze che li hanno indotti a cercare un lavoro durissimo in luoghi estremi. Tutto si svolge senza parole, con gesti contenuti e gli spettatori sono catturati emotivamente costruendo dentro di sè quelle storie e quelle speranze attraverso un meccanismo empatico che gerera partecipazione e commozione. Poi arriva la fine. Ma è una fine che comincia con la vestizione delle armi, che per quanto poverissime: un coltello da caccia e delle bottigliette di liquore fissati alle mani con del nastro adesivo, che nella compostezza ed, oserei dire, ieracità dei gesti, hanno in sè un profondo senso epico che è la rappresentazione della dignità di fronte alla morte. "Ancora una volta in lotta, nell'ultima battaglia che conti, di cui ho mai saputo, vivere e morire in questo giorno...vivere...e morire...in questo giorno…" E' la frase di una poesia del padre che era stata incorniciata in un quadro nella casa di quando era bambino, e che era diventata un motivo fondante della sua vita.
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