lorenzo1287
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giovedì 16 giugno 2011
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melodramma rurale all'americana.
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Melodramma rurale all’americana, come solo Hollywood sa sfornarne. L’atmosfera (ma solo quella) all’inizio sembra quella di “Selvaggio è il vento” del 1957 di George Cukor. I personaggi non sono stereotipati, Morgan Freeman sopra tutti insieme a Robert Redford tengono in piedi l’intero film con una recitazione impareggiabile per entrambi. La trama non è banale o scontata ma nemmeno un capolavoro d’ingegno, il riscatto della bambina figlia di Jennifer Lopez agli occhi di nonno Redford prima, e di sua madre poi, verso la fine, danno all’insieme del film un sapore diverso, quasi da romanzo di formazione (come poi alla fine si rivela essere in parte).
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Melodramma rurale all’americana, come solo Hollywood sa sfornarne. L’atmosfera (ma solo quella) all’inizio sembra quella di “Selvaggio è il vento” del 1957 di George Cukor. I personaggi non sono stereotipati, Morgan Freeman sopra tutti insieme a Robert Redford tengono in piedi l’intero film con una recitazione impareggiabile per entrambi. La trama non è banale o scontata ma nemmeno un capolavoro d’ingegno, il riscatto della bambina figlia di Jennifer Lopez agli occhi di nonno Redford prima, e di sua madre poi, verso la fine, danno all’insieme del film un sapore diverso, quasi da romanzo di formazione (come poi alla fine si rivela essere in parte). La Lopez è gradevole ma forse un po’ troppo manierata nell’interpretazione di quella donna che ha preso batoste che l’hanno fortificata e che è sempre pronta a guardarsi indietro alle sue disgrazie passate, un personaggio classico dei melodrammi rurali hollywoodiani. Il personaggio della nipote di Redford da sola sarebbe da nomination all’Oscar assieme a Morgan Freeman, in particolare nella scena in cui lei deve farsi coraggio e praticargli un’iniezione mentre è in preda a spasmi dolorosi. L’orso che ha sfigurato Freeman, poi, con tutto quel che gli ruota attorno, contribuisce a farne se non un buon film quantomeno un bel film. Tre stelle tonde ampiamente meritate.
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melies
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lunedì 21 febbraio 2011
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redford e la terza età
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Il regista svedese Lasse Hallström (La mia via a quattro zampe, Benvenuto Mr Grape, Chocolat) ha diretto “Il vento del perdono”, consegnando il ruolo principale a Robert Redford e affiancandogli Morgan Freeman e Jennifer Lopez (?). Redford veste i panni di un allevatore, proprietario di un ranch nel Wyoming, Einar Gilkynson, personaggio che richiama, per alcuni aspetti, alcuni ruoli già proposti nel passato e la militanza ambientalista della star non più tanto hollywoodiana. In un’intervista rilasciata a proposito del ruolo interpretato nel film, in cui Einar-Redford compie gesti sicuri che descrivono i ritmi quotidiani della vita agreste, l’attore ha voluto esprimere la sua sensibilità a certe tematiche, sottolineando che “la vita degli allevatori è ormai diventata obsoleta e l’agricoltura, una delle fondamenta della nostra cultura, è stata messa da parte da cose come la tecnologia ed il patrimonio immobiliare”.
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Il regista svedese Lasse Hallström (La mia via a quattro zampe, Benvenuto Mr Grape, Chocolat) ha diretto “Il vento del perdono”, consegnando il ruolo principale a Robert Redford e affiancandogli Morgan Freeman e Jennifer Lopez (?). Redford veste i panni di un allevatore, proprietario di un ranch nel Wyoming, Einar Gilkynson, personaggio che richiama, per alcuni aspetti, alcuni ruoli già proposti nel passato e la militanza ambientalista della star non più tanto hollywoodiana. In un’intervista rilasciata a proposito del ruolo interpretato nel film, in cui Einar-Redford compie gesti sicuri che descrivono i ritmi quotidiani della vita agreste, l’attore ha voluto esprimere la sua sensibilità a certe tematiche, sottolineando che “la vita degli allevatori è ormai diventata obsoleta e l’agricoltura, una delle fondamenta della nostra cultura, è stata messa da parte da cose come la tecnologia ed il patrimonio immobiliare”. Questa volta però c’è un valore aggiunto, trovandosi a rivestire anche i panni di un nonno, è stata inserita nella tessitura dei dialoghi e tra lo scorrere delle immagini una gradevole e inaspettata autoironia di Redford sulla propria età, attimi che rendono più accettabile il carattere burbero e scontroso del personaggio, chiuso nel dolore per la perdita dell’amato figlio, avvenuta in un incidente d’auto. Einar dovrà compiere un percorso verso il perdono, quando nel suo ranch si presenterà la nuora, Jean Gilkynson, interpretata da Jennifer Lopez (?) che lui ha sempre ritenuto responsabile del tragico incidente. Accompagnata dalla figlia Griff, nipote di Einar, di cui egli ignorava l’esistenza, la donna sta fuggendo dalla violenza del nuovo compagno e cerca aiuto. Pungolato e consigliato dall’aiutante-amico Mitch, interpretato da Morgan Freeman, che vive con lui nel ranch ed è bisognoso di cure, per essere stato gravemente assalito da un orso entrato nella proprietà e che per istinto lo ha ferito, Einar riuscirà ad alleviare il peso del dolore, superando sentimenti di rabbia e di rivalsa, e a farsi intenerire dalla nipote, una magnifica Becca Gardner. È probabile che si possa assaggiare il sapore della melassa se si guarda con distacco e disincanto questo film che racconta, con semplicità, il difficile equilibrio dei rapporti umani, non si può, però, ignorare la presenza di due attori di lunga data e di consolidata bravura che ancora riescono ad emanare un certo carisma, e che rendono credibile e godibile la storia.
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il gabbiano
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mercoledì 29 aprile 2015
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semplice ma emotivamente toccante
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Nelle località bucoliche del Wyoming si incrociano i destini travagliati di tre persone. La storia narra di Einar (Robert Redford). un burbero e cinico cowboy di fattoria costretto ad ospitare controvoglia la sua ex-nuora Jean (Jennifer Lopez), in fuga dal fidanzato violento, alla quale imputa la morte del figlio avvenuta in un incidente stradale con lei al volante. A rendere l'atmosfera più drammatica il suo amico Mitch (Morgan Freeman), sofferente e fortemente inabilitato dopo l'aggressione da parte di un orso, del quale Einar si occupa con tacita devozione, e la piccola Griff, figlia di Jean e del defunto figlio, della quale viene bruscamente a conoscenza solo dopo tanti anni.
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Nelle località bucoliche del Wyoming si incrociano i destini travagliati di tre persone. La storia narra di Einar (Robert Redford). un burbero e cinico cowboy di fattoria costretto ad ospitare controvoglia la sua ex-nuora Jean (Jennifer Lopez), in fuga dal fidanzato violento, alla quale imputa la morte del figlio avvenuta in un incidente stradale con lei al volante. A rendere l'atmosfera più drammatica il suo amico Mitch (Morgan Freeman), sofferente e fortemente inabilitato dopo l'aggressione da parte di un orso, del quale Einar si occupa con tacita devozione, e la piccola Griff, figlia di Jean e del defunto figlio, della quale viene bruscamente a conoscenza solo dopo tanti anni. Storia molto semplice ma di grande potenza emotiva, incentrata sull'importanza del perdono. Perdono inteso come liberazione da un peso opprimente, che ci impedisce di andare avanti e vivere la vita che meritiamo, e ci fa capire che i nostri errori e le nostre colpe servono da perpetuo insegnamento, ma senza dimenticare che possiamo comunque voltare pagina. Sceneggiatura senza grandi acuti ma molto diligente, buona la recitazione generale, su tutti Robert Redford, capace di portare sulle spalle il film con carattere, rendendo particolarmente evidenti le differenze recitative con l'impalpabile Jennifer Lopez, scelta fondamentalmente come bella presenza necessaria ad aumentare gli incassi al botteghino. Andamento della trama a tratti un po' lento e prevedibile, ma forse in tema con l'ambiente desolato e monotono del Wyoming.
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elgatoloco
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domenica 17 ottobre 2021
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film denso, very country,..
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"An Unfiinished Life"(Lasse Hallstro"m , dal romanzo di Markus Spragg, sceneggiato da Virginia Korus Spragg, 2005), racconta la storia di un brubero cowboy fupri tempo-comunque allevatore, dato che ha un ranch che mantiene insieme a un amico-che non sa perdonare alla nuora di aver provocato, cos' crede, l'incidente stradale che ha causato la morte del figlio. Ma parallaleamente c'è la storia di un orso che ha aggredito il ranch dei due amici, causando gravisisme ferite a uno di loro. Dopo vario tempo e molte incomprensioni, l'uomo riesce a riappacificarsi con la nuora, anche attrverso la simpatia che ha per la ragazzina, figlia della donna e del figlio morto e di qui, gradatamente, inizia a perdonare la donna e non la ritiene più semplicemente un'"assassina".
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"An Unfiinished Life"(Lasse Hallstro"m , dal romanzo di Markus Spragg, sceneggiato da Virginia Korus Spragg, 2005), racconta la storia di un brubero cowboy fupri tempo-comunque allevatore, dato che ha un ranch che mantiene insieme a un amico-che non sa perdonare alla nuora di aver provocato, cos' crede, l'incidente stradale che ha causato la morte del figlio. Ma parallaleamente c'è la storia di un orso che ha aggredito il ranch dei due amici, causando gravisisme ferite a uno di loro. Dopo vario tempo e molte incomprensioni, l'uomo riesce a riappacificarsi con la nuora, anche attrverso la simpatia che ha per la ragazzina, figlia della donna e del figlio morto e di qui, gradatamente, inizia a perdonare la donna e non la ritiene più semplicemente un'"assassina". Al tempo stesso i due amici decidono di liberare l'orso, che ritengono in qualche modo vittima di una coazione sociale(spesso l'etica del West, pur se molti secoli dopo il Wild West, ha un'etica che non fa rimpaingere neppure le teorie antispeciste)e anche questo, pur creando qualche problema(l'orso non è"addomsticato" e quindi attacca anche l'altro amico, non sapendolo riconoscere come un "liberatore"). Vicenda drammatica decisamente in stile "drammone"per di più coutry, dato che non possiamo parlare di un"western"per motivi ovvi, di ambientazione storica, dato che la vicenda si svolge ai giorni nostri. Hallsto"m gioca con la bravura di due grandi itnerpreti come Robert Redford e M;organ Freeman, dove anche Jennifer Lopez(che interpreta la nuora del protagonista Redford dimostra iuna certa bravura, in un film che sarebbe fracncamente difficile dfeeinire"sentimanel"). Ottima forografia, con una certa compiacenza per i paesaggi(sarebbero quelli del Wyoming, ma in realtà il film è stato gritato in British Columbia), scenografia efficace, cocentrazione totale e drammaturgicamente efficace sui sentimenti e la reazioni dei protagonisti, in un film che risulta complessivamente valido, sempre che lo si sappia contestualizzare e vedere, appunto, come un film drammatico che lavora su tematiche quali la vendetta pregiiduziale, il perdone successivo, la lentezza quasi inesorabile di certi cambiamenti che stravolgono la psiche umana, almeno qulela che si muove in un mondo soprattutto"natruale", nel quale la natura soppianta la cultrua. El Gato
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