Il sole

Un film di Aleksandr Sokurov. Con Issei Ogata, Kaori Momoi, Shirô Sano, Robert Dawson, Shinmei Tsuji.
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Titolo originale Solntse. Drammatico, durata 110 min. - Russia, Italia, Francia 2005. uscita venerdì 18 novembre 2005. MYMONETRO Il sole * * * - - valutazione media: 3,17 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Renata Pisu

La Repubblica

Ha qualcosa di fiabesco questo Sole di Alexander Sokurov, ultimo film della sua progettata tetralogia sui tiranni del XX secolo che dopo Hitler in Moloch, Lenin in Taurus, ora affronta Hirohito, imperatore del Giappone: a quando il quarto film e su quale dittatore? Nella drammaturgia dell’antica Grecia, la tetralogia comprendeva tre tragedie e una farsa per chiudere la serie, qualcosa di leggero, di giocoso, per sollevare gli animi. Forse Sokurov si fermerà a Sole già acclamato all’ultimo Festival di Berlino, che se non è farsa, è di certo edificante perché Hirohito, il Dio vivente, è rappresentato come simbolo di una apertura alla vita. E se non si ride nell’assistere alla sua sofferta umanizzazione - deve dichiarare ufficialmente di non essere una divinità spesso si sorride presi da tenerezza nei confronti di quest’uomo che ha qualcosa di fanciullesco nella sua goffaggine, nel suo essere incapace di aprire una porta, di vestirsi da solo, che mentre Tokyo brucia, e già Hiroshima e Nagasaki sono state colpite dall’atomica, sfoglia l’album delle foto di famiglia e poi l’album dove conserva le foto dei divi di Hollywood, Jean Harlow, Bob Taylor, per soffermarsi su Charlie Chaplin.
Incontra lo Shogun americano, il Generale Mac Arthur, e Mac Arlhur mormora dubbioso vedendoselo apparire davanti piccolo, conie gambe arcuate, in un improbabile tight, con i baffetti “Mi ricorda qualcuno...”. E quando l’imperatore che ancora non sa se verrà o no giudicato come “criminale di guerra” , si presta agli obiettivi dei fotografi americani nel suo giardino, annusando le rose e ammiccando lievemente, quelli esclamano “Ma è Charlie, è Charlot!”. Irriverenza? Se Sokurov non intendeva che fosse anche “giocosa” questa sua ricostruzione del dramma storico compendiato nella figura di Hirohito, di certo non avrebbe scelto per il ruolo dell’imperatore l’attore comico Issey Ogata, in Giappone una celebrità, famoso per i suoi monologhi satirici, un Benigni, un Beppe Grillo, tanto per capirci. E se non fosse stato cosciente del fatto che per molti giapponesi ancora oggi la figura dell’ imperatore è tabù, avrebbe annunciato prima il nome dell’attore che in Sole interpreta Dio. L’ha fatto a riprese ultimate perché temeva che il popolare comico potesse subire attentati per “lesa divinità.
Così Sokurov sa di aver messo il dito su di una piaga, anche se è un dito leggero che appena la sfiora. Della lesa divinità non si preoccupa e nemmeno della realtà storica, anche se storicamente si è documentato alla perfezione, come è sua abitudine, ma poi ha preso il volo dell’intuizione e, presentando Hirohito come vittima escludendo ogni sua responsabilità nella tragedia della guerra ha in realtà descritto in maniera magistrale la patologia della quale il Giappone soffre ancora oggi, cioè «Giappone senza colpa, Giappone innocente, Giappone che non ritiene di dover chiedere scusa per le atrocità commesse…”.
In questo capolavoro che è Sole, una produzione internazionale in associazione con RAI cinema e Marco Muller, gli storici potrebbero trovare da ridire. Si svolsero davvero così i fatti? Davvero Hirohito, il Dio, e il Generale Mac Arthur, lo yankee, si intesero così bene e si svolsero a quel modo i loro incontri? Poco conta. Quello che conta è che sembrano appartenere a due specie diverse, il che non esclude la possibilità di un reciproco riconoscimento. Osserva il Generale Mac Arthur, nella finzione del film. che l’imperatore gli sembra “proprio un bambino”. É probabile che l’abbia detto, visto che nel 1951 affermò che i giapponesi gli sembravano tutti dei “dodicenni” paragonati agli anglosassoni i quali, per lo sviluppo della loro cultura, potevano essere considerati dei quarantacinquenni. Era o non era un’affermazione razzista? In parte, ma non del tutto ostile.
Per il generale yankee, i tedeschi dovevano essere giudicati con severità perché i loro crimini li avevano commessi da adulti, capaci di distinguere il bene dal male. Non così i giapponesi, disposti a cambiare, a essere diligenti allievi, a lasciarsi guidare lungo la strada della democrazia. Questo pensava che fosse il suo compito, il “fardello dell’uomo bianco . Ora che, ancora una volta, viviamo in un’epoca in cui l’Occidente interviene negli affari altrui caricandosi dello stesso fardello in nome di principi morali, Sole, apologia dell’imperatore innocente e del suo popolo bambino, può essere di stimolo a altre riflessioni sul tema. Erano dei dodicenni i kamikaze giapponesi? E i kamikaze che ora imperversano, che età mentale hanno? E quali conseguenze oggi ne debbono trarre gli “adulti”?
In Sole che dal 18 novembre sarà distribuito nelle nostre sale cinematografiche, il periodo preso in considerazione va dall’agosto del 1945 al primo gennaio del 1946. Hirohito è scomparso nel 1989. Visita gli Stati Uniti, nel 1975, accolto cordialmente dal Presidente Ford e, a Disneyland, si comprò un orologio da polso con su Topolino perché andava pazzo per i personaggi di Disney. I giapponesi ormai si erano tutti scordati il passato, niente autocritica, tanta autocommiserazione e, nella loro cultura pop, continuano a bambineggiare. Ma per Alexander Sokurov “I giapponesi rappresentano una umanità diversa, l’unico esempio di delicatezza e grazia accompagnata da forza e coraggio. Nel film si raccontano i retroscena delle due decisioni cruciali prese dall’imperatore con coraggio: la dichiarazione di resa incondizionata e la rinuncia al suo stato divino. E con delicatezza, invece, che aiuta la moglie a togliersi il cappellino, con grazia accenna furtivamente dei passi di danza nel salone dove ha cenato a tu per tu con il Generale MacArthur il quale si è allontanato un momento. E viene in mente Chaplin che, nei panni di Hitler, danza con il mappamondo in mano. Ma forse soltanto perché Hirohito assomiglia a Chaplin perché l’attore che lo interpreta è un grande comico. Ad ogni modo: questo è uno dei tanti possibili giochi di rimando resi possibili da un film come Sole, una affascinante meditazione sulla storia, sulla mitologia e su come comprendiamo c costruiamo il passato.
Da La Repubblica, 7 Novembre 2005


di Renata Pisu, 7 Novembre 2005

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