Il Vangelo secondo precario

Un film di Stefano Obino. Con Marina Remi, Elisa Valtolina, Giovanni De Giorgi, Davide Stecconi, Alioscia Viccaro.
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Drammatico, durata 97 min. uscita lunedì 24 ottobre 2005. MYMONETRO Il Vangelo secondo precario * * * 1/2 - valutazione media: 3,75 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Rosaria Amato

La Repubblica

San Precario è stato assunto con un contratto a progetto, e in effetti non è davvero un santo. Anche se qualche miracolo, ogni tanto, riesce a farlo. In realtà è un pugile finito per errore in Paradiso trent'anni prima della sua ora, si chiama Sandro Precario. San Pietro gli affida un compito delicato: quello di evadere le richieste di lavoro, le più pressanti (insieme a quelle per una vincita al Superenalotto). E Sandro ci prova, è un lottatore: dà una mano come può a Dora, Mario, Franco e Marta, i protagonisti di quello che Cgil e Arci hanno presentato come "il primo lungometraggio prodotto dal basso", cioè senza finanziamenti pubblici, "in maniera totalmente indipendente da tabù o vincoli di contenuto": Il Vangelo secondo Precario, con la regia di Stefano Obino. "In questo titolo - fa notare il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani - c'è un'assonanza con Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Perché intanto un santo? E' una metafora della sacralità, perché la condizione di precario è considerata la condizione degli ultimi. Nei quali però non c'è rassegnazione, piuttosto ansia di riscatto".
Il film, costato 40.000 euro, verrà proiettato gratuitamente in oltre cento sale di Università, associazioni, Camere del lavoro, Arci e altri circoli il 24 ottobre, in occasione dei due anni dall'entrata in vigore della legge Biagi. Vuole essere una riflessione su come è cambiato il mondo del lavoro, o meglio ancora su come è cambiata la vita dopo la legge Biagi, su come si vive da precari. Una riflessione che, ha fatto notare Emilio Viafora, segretario generale Nidil Cgil (il sindacato che si occupa dei lavoratori atipici), manca ormai da anni, dopo gli indimenticabili affreschi del dopoguerra, "che hanno seguito attentamente la trasformazione della società italiana da agricola a industriale".
Nel cinema degli ultimi anni, nulla, solo introspezioni suo problemi sentimentali dei trentenni. Eppure, il mondo del lavoro offre molti spunti, essendo cambiato parecchio, soprattutto dopo la legge Biagi. E in peggio, perché ai mali vecchi di un lavoro che, come si legge all'inizio della proiezione, "mobilita l'uomo", se ne sono aggiunti di più gravi: la cristallizzazione degli stage che diventano forme di sfruttamento dei giovani senza garantire in cambio formazione né tantomeno prospettive; l'eccessiva precarizzazione dei rapporti, per cui il datore di lavoro non è tenuto a garantire un minimo contrattuale, una durata, nulla, neanche il rispetto.
A Dora vengono regolarmente rubate le idee e il suo stage viene prorogato all'infinito dal direttore di Zenzero Tv, senza neanche il rimborso spese, e con l'aggravante del mobbing. A Franco, nonostante il mutuo sulla casa, e sui mobili, viene tolta anche la ridicola quota fissa di 500 euro al mese dal datore di lavoro, che gli garantisce soltanto una improbabile percentuale dei finanziamenti che però il giovane non riesce a dare, dal momento che gli si presentano in ufficio solo miserabili più miserabili di lui, non in grado di dare alcuna garanzia.
E poi, per sovrammercato, lo chiama anche un "Cavaliere" che però è donna, e gli offre la pubblicazione del suo libro in cambio di 4.000 euro, che però Franco non ha. Non gli resta che cercare di recuperare il rapporto con la moglie, che passa le giornate vendendo creme dermatologiche in un esclusivo e costoso club: si riconciliano sul ciglio di una strada, lei gli dice che vuole un figlio, chissà come faranno date le loro entrate incerte.
Mario baratta con il capo i favori della moglie in cambio di un posto di socio nello studio legale, mentre il suo collega "idealista", Respighi, viene cacciato senza tanti problemi: si era rifiutato "di utilizzare cinque anni di studio per cacciare di casa un poveraccio che ha ragione, solo che non lo sa".
Con Marta si esplora ancora più a fondo il mondo del precariato. Si comincia in mattinata, con la riunione con il 'cacciatore di teste' di Manus Power. Nella sala tanti giovani, tutti laureati, come sottolineano all'inizio di ogni domanda. Le istruzioni che vengono date loro sono di questo tipo: "Chi vi fa il colloquio non vi conosce, forse non legge neanche il vostro curriculum, scrivete solo due o tre cose chiare. Il colore è frivolo, ma a volte essere frivoli può servire".
Nauseata Marta a questo punto passa all'Ixtat. Qui le vengono affidate una lunga serie di interviste che vanno fatte rigorosamente tutte nel periodo di riferimento (una settimana), anche se in compenso verranno pagate dopo sei mesi. Il tema dell'indagine è il precariato, ma a Marta vengono dati solo nominativi di anziani, che di lavoro atipico non hanno mai sentito parlare, cadono dalle nuvole.
Alla fine le viene incontro S. Precario, e le dà l'unico suggimento possibile: compilare le interviste a casaccio, senza sentire nessuno, neanche per telefono. E' un successo: Marta "ha capito tutto", le dice raggiante il caposervizio Ixtat, che quindi le offre un posto migliore, di coordinamento, che Marta rifiuta con sdegno, andandosene sbattendo la porta, non prima però di aver distribuito a tutti gli altri giovani le sue interviste già compilate.
Per i guai dei precari c'è poco da fare. Nonostante si sia molto adoperato, S. Precario a fine giornata viene liquidato da San Pietro, che gli annuncia che lo lascerà ritornare sulla terra. Poco prima, in televisione si è sentita una voce che sembra tanto quella di Berlusconi: "Ma cosa vogliono questi precari, possono lavorare per due mesi, poi andare in vacanza e riprendere, io nella mia vita ho fatto tanti lavori, anzi sono il primo precario d'Italia...".
Da Repubblica.it, 20 ottobre 2005


di Rosaria Amato, 20 ottobre 2005

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