maurizio crispi
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domenica 2 settembre 2007
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e' un film di genere! e con questo?
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Direi che Half night è un film di genere, ma gradevole da vedersi e capace di suscitare in chi non è aduso a storie di fantasmi e del sovrannaturale (e al più ampio genere "mistery") più d'una sensazione.
L'occhio del critico adulto (ed esperto) non sempre aiuta a formulare un valido ed esaustivo giudizio su di un prodotto cinematografico - non dico artistico - ma d'intrattenimento.
Se un film come Half night riesce a produrre in chi lo vede degli effetti come apprensione, desiderio di disvelamento del mistero, la voglia di seguire passo per passo la narrazione anche se con una buona di ansia fastidiosa e di effetti fisiologici tipo "cuore in gola", possiamo dire che ha centrato il suo intento d'essere un prodotto di genere che è possibile consumare con un certo piacere, sperimentando qualche brivido adrenalinico.
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Direi che Half night è un film di genere, ma gradevole da vedersi e capace di suscitare in chi non è aduso a storie di fantasmi e del sovrannaturale (e al più ampio genere "mistery") più d'una sensazione.
L'occhio del critico adulto (ed esperto) non sempre aiuta a formulare un valido ed esaustivo giudizio su di un prodotto cinematografico - non dico artistico - ma d'intrattenimento.
Se un film come Half night riesce a produrre in chi lo vede degli effetti come apprensione, desiderio di disvelamento del mistero, la voglia di seguire passo per passo la narrazione anche se con una buona di ansia fastidiosa e di effetti fisiologici tipo "cuore in gola", possiamo dire che ha centrato il suo intento d'essere un prodotto di genere che è possibile consumare con un certo piacere, sperimentando qualche brivido adrenalinico. Gli amanti del genere, d'altronde, amano la ripetizione, non l'innovazione e, quindi, se un film è ben confezionato, può andar bene, anche se non è un capolavoro. E, sempre, come test "di qualità" rimane valida l'osservazione di chi, non essendo aduso al genere e senza conoscerne alcune regole di base, si trova a vederne uno per laprima volta.
A mio avviso, rimane insoddisfacente la fase finale (la scena all'interno del faro che contiene, ovviamente, un riferimento alla magistrale scena di Hitchcock). Ma non si può dire qui il contenuto di questi interrogativi di "conguenza" narrativa senza guastare al potenziale fruitore il piacere della visione.
Non ho strumenti per pronunciarmi sulla qualità dell'interpretazione di Demi Moore (anche se per me rimane insuperabile la sua performance in "Ghost" in cui fu capace di stemperare la sua durezza con un pizzico di sentimento e di dolcezza...
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(di sweet.viper)
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leo
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venerdì 16 giugno 2006
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una ghost story a "mezza luce"
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Il tema del fantasma che ritorna ha sempre il suo fascino: sono paure ancestrali che appartengono bene o male a tutti noi, favole nere che instaurano dubbi inquietanti o suggestivi sulla linea di confine tra l'aldiquà e l'aldilà. Difficile è però trovare spunti davvero originali per narrare una storia di questa portata sovrannaturale senza incorrere nel dejà-vu. Ci sono riuscite opere come "Il sesto senso" e "The others" (anche se oramai la soluzione 'gli altri siamo noi' comincia a stancare), e non ci riesce del tutto neanche questo "Half light", nonostante le splendide riprese in Galles, la luce virata in toni del seppia, la presenza della sempre bella Demi Moore. La storia si barcamena tra l'horror e il thriller, con un bambino morto che sembra ritornare a tormentare la madre e un guardiano del faro che non sembra appartenere al mondo dei vivi.
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Il tema del fantasma che ritorna ha sempre il suo fascino: sono paure ancestrali che appartengono bene o male a tutti noi, favole nere che instaurano dubbi inquietanti o suggestivi sulla linea di confine tra l'aldiquà e l'aldilà. Difficile è però trovare spunti davvero originali per narrare una storia di questa portata sovrannaturale senza incorrere nel dejà-vu. Ci sono riuscite opere come "Il sesto senso" e "The others" (anche se oramai la soluzione 'gli altri siamo noi' comincia a stancare), e non ci riesce del tutto neanche questo "Half light", nonostante le splendide riprese in Galles, la luce virata in toni del seppia, la presenza della sempre bella Demi Moore. La storia si barcamena tra l'horror e il thriller, con un bambino morto che sembra ritornare a tormentare la madre e un guardiano del faro che non sembra appartenere al mondo dei vivi... apppunto, tutto "sembra", perchè fortunatamente un finale alla Hitchcock non proprio sconvolgente, di cui non diremo, risistema le cose su un piano più terreno. Film di media fattura, quindi, adatto agli amanti delle storie cupe con risvolti paranormali, che a parte qualche bel momento non brilla di eccessiva fantasia anche se Demi Moore sa muoversi con eleganza tra i fantasmi. Tra i misteri che restano da risolvere, non si capisce perchè lasciare un titolo in inglese quando "Penombra" qui sarebbe andato benissimo, ma evidentemente la ragione della distribuzione ha ragioni che il buon senso non conosce.
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elgatoloco
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domenica 29 settembre 2019
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non sarà un capolavoro, concesso, ma...
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Questo"Half Light"(2006, Craig Rosenberg), difficilmente etichettabile come"ghost-story", "thriller"o"mistery"-più probabilmente è una fusione dei tre generi in questione-non è originalissimo, bisogna ammetterlo. Il triangolo(lasciamo perdere il pur bravo Renato Zero, qui non c'entra...)classico da commedia, ma anche dramma(qui siamo nel secondo, si ride ben poco, sempre che non si sia sadici), la motivazione economica della"tentata liquidazione", la morte per incidente e/o distrazione della madre del bambino in un fiume e altro ancora sono elementi-cahive di molti romanzi e di molti film, dunque poco di nuovo, Ma la combinazione di tali elementi, ossia la scelta dei tempi-dunque anche del montaggio-qui è sempre resa in modo opportuno, il commento musivale è avvolgente come il film richiede, la resa interpretativa di tutti/e gli /le interpreti a partire dalla protagonista Demi Moore, che sa essere depressa e dimessa al punto giusto, "sperduta"e completamente in balia di tutto quando è richiesto, ma anche saper reagire, complessivamente anche, in un film che potrebbe indurre l'interprete e gli/le interpreti a una certa"passività"va comunque bene o almeno abbastanza bene.
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Questo"Half Light"(2006, Craig Rosenberg), difficilmente etichettabile come"ghost-story", "thriller"o"mistery"-più probabilmente è una fusione dei tre generi in questione-non è originalissimo, bisogna ammetterlo. Il triangolo(lasciamo perdere il pur bravo Renato Zero, qui non c'entra...)classico da commedia, ma anche dramma(qui siamo nel secondo, si ride ben poco, sempre che non si sia sadici), la motivazione economica della"tentata liquidazione", la morte per incidente e/o distrazione della madre del bambino in un fiume e altro ancora sono elementi-cahive di molti romanzi e di molti film, dunque poco di nuovo, Ma la combinazione di tali elementi, ossia la scelta dei tempi-dunque anche del montaggio-qui è sempre resa in modo opportuno, il commento musivale è avvolgente come il film richiede, la resa interpretativa di tutti/e gli /le interpreti a partire dalla protagonista Demi Moore, che sa essere depressa e dimessa al punto giusto, "sperduta"e completamente in balia di tutto quando è richiesto, ma anche saper reagire, complessivamente anche, in un film che potrebbe indurre l'interprete e gli/le interpreti a una certa"passività"va comunque bene o almeno abbastanza bene. Che poi la rappresentazione della sperduta località scozzese(in cui il regista fa parlare celtico la popolazione, un tratto vero, dopo che the Great Britain per molto e anzi troppo tempo sembrava essesi avviata al monolinguismo inglese...)sia a tratti un po'superficiale-possibile che nessuno si accorga che la scrittrice designi un'altra persona da quella rimasta nell'immaginario collettivo delle persone di quel luogo?- è"peccato veniale", considerando il fatto che il cinema non è un medium attentissimo(salvo il documentario e non moltissimi film di"fiction")all'approfondimento di problematiche sociologiche e antropologiche, nonché di psicologia sociale. El Gato
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alan rubino
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sabato 26 marzo 2011
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thriller paranormale mediocre e poco coinvolgente
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Rachel Carlson (Demi Moore) è una famosa scrittrice di gialli che vive a Londra con suo marito Brian e
il figlio Thomas di sette anni. Un giorno, quest'ultimo cade accidentalmente nel canale che costeggia la loro casa
e annega prima che qualcuno possa salvarlo. Dopo otto mesi, Rachel, ancora distrutta dal dolore e dilaniata dai
sensi di colpa, nonché sul punto di divorziare dal marito, decide di trasferirsi da sola per un pò di tempo
a Ingonish Cove, sulle coste scozzesi, in una casa isolata vicino a un faro, al fine di cercare di superare
il trauma e terminare il suo ultimo romanzo.
Ma una volta arrivata, cominciano a verificarsi degli eventi sinistri riguardanti il figlio e non solo; per la scrittrice
discernere tra allucinazione e realtà potrebbe rivelarsi arduo.
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Rachel Carlson (Demi Moore) è una famosa scrittrice di gialli che vive a Londra con suo marito Brian e
il figlio Thomas di sette anni. Un giorno, quest'ultimo cade accidentalmente nel canale che costeggia la loro casa
e annega prima che qualcuno possa salvarlo. Dopo otto mesi, Rachel, ancora distrutta dal dolore e dilaniata dai
sensi di colpa, nonché sul punto di divorziare dal marito, decide di trasferirsi da sola per un pò di tempo
a Ingonish Cove, sulle coste scozzesi, in una casa isolata vicino a un faro, al fine di cercare di superare
il trauma e terminare il suo ultimo romanzo.
Ma una volta arrivata, cominciano a verificarsi degli eventi sinistri riguardanti il figlio e non solo; per la scrittrice
discernere tra allucinazione e realtà potrebbe rivelarsi arduo.
Purtroppo, la trama risulta estremamente banale e la protagonista, per giunta, appare piuttosto opaca, minando
così la sua credibilità. Alcuni momenti di brivido non mancano, ma si contano sulle dita di una mano.
Il risultato è un thriller paranormale mediocre, privo di mistero e di tensione, che non riesce mai a coinvolgere lo spettatore.
Peccato, perchè i bellissimi scenari costieri nordici, cupi e suggestivi, (la pellicola è stata girata tra il Galles e la Cornovaglia)
erano l'ambientazione ideale per questo genere di film.
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