Paolo D'Agostini
La Repubblica
Cuba fonte inesauribile d'ispirazione, suggestioni e luoghi comuni. Pare il suo destino. E, da visitatore o da osservatore, è difficile non cascarci. Tra orgoglio e miseria, tra bellezza decaduta, incoercibile allegria e conti che non tornano finendo con il logorare anche amicizie e amori, ecco due ragazzi dell'Avana, bravi musicisti per talento, passione e volontà malgrado gli infiniti problemi materiali che li assediano, originali musicisti condannati però dall'isolamento del loro paese.
L'occasione storica s'affaccia con l'arrivo di uno staff discografico spagnolo capitanato da una talent scout femmina: tanto politicamente corretta all'apparenza quanto carica di pregiudizi nella sostanza. Predica bene (rispetto delle identità) ma razzola male, cominciando col farsi un giretto sessuale con uno dei due. Ma alla fine, dilaniati dalla tentazione di lasciare l'isola e andare (probabilmente a sputtanarsi) in Spagna e per un momento divisi, i due amici ritrovano solidarietà e dignità rispondendo di no alla sirena spagnola. Resteranno.
Realizzata certamente con le migliori intenzioni questa commedia agrodolce è una (pur simpatica) minestra riscaldata. Il regista, che cubano non è, dice che lui non voleva piombare lì e dire ai cubani quello che devono o non devono fare per rispettare se stessi, ma è proprio quello che ha finito col fare.
Da La Repubblica, 18 novembre 2005
di Paolo D'Agostini, 18 novembre 2005