Free Zone |
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Un film di Amos Gitai.
Con Natalie Portman, Hana Laslo, Carmen Maura
Drammatico,
durata 97 min.
- USA 2005.
uscita venerdì 12 maggio 2006.
MYMONETRO
Free Zone
valutazione media:
3,17
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un road movie nel conflittodi marica romoliniFeedback: 1046 | altri commenti e recensioni di marica romolini |
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venerdì 17 febbraio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Opera di un regista che si interroga incessantemente su uno scontro - quello tra palestinesi ed ebrei - che sempre più sembra insanabile e incancrenito nelle sue dinamiche, Free Zone evita i rischi retorici legati alla frequenza con cui la questione mediorientale viene tragicamente posta in primo piano dalla cronaca, concentrandosi sulla ‘storia minore’ di tre donne, che per differenti motivi si trovano in viaggio insieme. La guerra dei soldati, degli eventi da notizia, delle decisioni politiche viene qui convertita in scenografia, in ambiente in cui i singoli individui devono muoversi, costretti a confrontare continuamente sogni, necessità pratiche, obiettivi realisticamente prosaici con tale condizione alterata. La prospettiva del film è affidata da Gitai all'universo femminile, che incarna un punto di vista altro sul conflitto e che per la prima volta emerge come protagonista incontrastato nel cinema del regista. A marcarlo è il lungo piano sequenza iniziale, in cui la fissità della macchina da presa potenzia il pianto di Rebecca. Nata negli Stati Uniti da madre americana e padre israeliano, la donna, trasferitasi a Gerusalemme in vista delle nozze, una volta rotto il fidanzamento decide di allontanarsi dalla città a bordo di un taxi. Le lacrime con cui si apre il film, reduplicatio di quelle suggerite dal Muro del Pianto che si intravede in profondità di campo, sono dunque di sfogo liberatorio e non di riconciliazione, perché è solo ora che il percorso di formazione di Rebecca ha inizio. Sulla falsariga degli archetipi fondamentali del western e del road movie - lo spazio chiuso e il viaggio - si delimita un microcosmo dove confluiscono personaggi eterogenei, i cui rapporti vengono sviluppati lungo l'asse diacronico del racconto. Nella medesima automobile, infatti, l'americana Rebecca, l'israeliana Hanna e la palestinese Leila si uniscono nell'ostico tragitto alla volta della cosiddetta free zone, la zona franca tra Siria, Giordania, Iraq e Arabia Saudita dove 'neutri' interessi commerciali risultano ancora preponderanti sulle divisioni etniche e linguistiche. Azzeccatissima la colonna sonora.
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