Roberto Nepoti
La Repubblica
Che rapporto c'è tra barbarie e moralità? Secondo Bruno Dumont è morale mostrare la barbarie della guerra per riattivare nello spettatore l'indignazione anestetizzata dalla tv, che la guerra — quella vera — si guarda bene dal farla vedere. Il regista dei controverso (e premiato) L 'Humanité, al contrario, la esibisce nel suo aspetto più crudo, sinistro, bestiale. Demester e altri giovani paesani delle Fiandre partono per un Medio Oriente non meglio identificato (se alcuni segni fanno pensare all'Iraq, la geografia è volutamente metaforica). Al paese, ad aspettare, resta Barbe, la ragazza che si divide tra due di loro. Là, così lontano da casa, si combatte la più sporca delle sporche guerre, dall'una e dall'altra parte: i legionari violentano e uccidono a bruciapelo; imprigionati. sono evirati dai loro carcerieri, muoiono senza ombra di preavviso, per un esplosione o una pallottola anonima. Mai film di guerra aveva aggredito lo spettatore con immagini così spietate e antieroiche: nemmeno Full Metal Jacket di Kubrick, di cui Dumont sembra ricordarsi nella scena dei cecchini. Però Flandres è anche un film d'amore: amore amaro, consumato in fretta e in silenzio tra gente che stenta a comunicare; eppure unica speranza di redenzione in un mondo che non voglia arrendersi del tutto all'orrore.
Da La Repubblica, 24 maggio 2006
di Roberto Nepoti, 24 maggio 2006
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