Dear Wendy |
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Un film di Thomas Vinterberg.
Con Jamie Bell, Bill Pullman, Michael Angarano, Danso Gordon, Novella Nelson.
continua»
Drammatico,
durata 105 min.
- Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna 2005.
uscita venerdì 23 settembre 2005.
MYMONETRO
Dear Wendy
valutazione media:
2,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il fascino mortale di un'arma...di SudVeraCruxFeedback: 433 | altri commenti e recensioni di SudVeraCrux |
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giovedì 8 agosto 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Cara Wendy, è arrivato il momento di dirci addio e quello che sta per succedere sarebbe più decoroso se tu fossi accanto a me...ho sempre sognato che se qualcuno avesse dovuto procurarmi una ferita d'uscita letale avresti dovuto essere tu mia salvatrice...". Dear Wendy inizia in una piccola cittadina della Virginia Occidentale. Il protagonista Dick è un ragazzo emarginato, pieno di paure e di indecisioni, il cui unico punto fermo è il pacifismo. La sua vita cambierà in seguito alla morte del padre, quando riscoprirà una piccola pistola, acquistata tempo prima in un negozio di giocattoli, di cui si innamorerà e che gli permetterà di fondare, assieme al collega di lavoro Steve, la società dei Dandies che raggruppa tutti gli emarginati della piccola cittadina. Essa si basa sul convinto pacifismo e sull'uso delle armi solo a scopo associativo e psicologico poichè, come affermano i due cofondatori, solo loro riescono a fare uscire il "vero" che è in ognuno di noi, ci danno la forza e il coraggio per affrontare a testa alta la società. Vinterberg ci permette di osservare la crescita psicologica di ogni singolo personaggio portata all'estremo dell'essere, che qui corrisponde alla morte. Durante la visione, infatti, si avverte l'ombra dell'insicurezza,della paura e della gelosia che nuovamente cala sul protagonista portandolo prima ad abbandonare la sua "Wendy" e poi ad aggrapparsi forzatamente all'idea astratta dei Dandies. Egli tenterà di dimostrare la sua concretezza in un atto di coraggio e fede che condurrà tutti i suoi amici nel baratro della follia e infine della morte. Il regista vuole forse dimostrare come il connubio "ARMI"-"PACIFISMO" sia totalmente irrealizzabile, portandoci a riflettere sul fatto che un'arma rimane sempre un'arma e cioè uno strumento di morte creato dall'uomo che porta, con la falsa parabola della "difesa", solo al suo annientamento (dato qui dall'allegoria fantasiosa del "Risveglio dello spirito dell'arma" che porta sistematicamente alla realtà della morte del propietario).
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