alex
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lunedì 7 marzo 2005
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cuore sacro, o mente turbata?
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Guardando il film di Ozpetek ci si ritrova davanti ad un quesito affascinante ed inquietante al contempo: tutti i personaggi, tutte quelle storie, che la protagonista incrocia lungo il suo cammino verso una spiegazione della propria natura,sono reali? oppure sono frutto di una mente turbata capace, solo in fine, di ricondursi alla ragione,anche grazie alla guida di Benni, una sorta di "Virgilio nell'Inferno della mente"?
Probabilmente era intenzione del regista lasciare che il dubbio si insinuasse nella mente dello spettatore, inserendo appositamente particolari equivoci e spiccatamente introversi, a completare un'insieme sublime di eleganza sonora, immagini pittoresche ed associazioni cromatico-caratteriali, come quella tra la casa di Irene e l'azienda in cui lavora, che mostrano le stesse caratteristiche strutturali, con il bianco ed il vetro dominanti nel fabbricato, perfettamente in tono con il suo carattere freddo, da spietata manager.
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Guardando il film di Ozpetek ci si ritrova davanti ad un quesito affascinante ed inquietante al contempo: tutti i personaggi, tutte quelle storie, che la protagonista incrocia lungo il suo cammino verso una spiegazione della propria natura,sono reali? oppure sono frutto di una mente turbata capace, solo in fine, di ricondursi alla ragione,anche grazie alla guida di Benni, una sorta di "Virgilio nell'Inferno della mente"?
Probabilmente era intenzione del regista lasciare che il dubbio si insinuasse nella mente dello spettatore, inserendo appositamente particolari equivoci e spiccatamente introversi, a completare un'insieme sublime di eleganza sonora, immagini pittoresche ed associazioni cromatico-caratteriali, come quella tra la casa di Irene e l'azienda in cui lavora, che mostrano le stesse caratteristiche strutturali, con il bianco ed il vetro dominanti nel fabbricato, perfettamente in tono con il suo carattere freddo, da spietata manager. Per parte sua, la casa della madre di Irene è ricca di colori, di atmosfere rassicuranti e di ricordi, evocati, o rievocati, dall'incontro rivelatore con Benni, compatibilmente con la sua ritrovata indole buona.Ciò che ne viene fuori è un'opera molto affascinante, ricca di spunti di riflessione, interpretata da una Bobulova bravissima nel sostenere i molti primi piani silenziosi con il suo sguardo espressivo e profondo e firmata dalla mano di uno dei migliori registi in circolazione.
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[+] mente malata
(di lidia da napoli)
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bob dylon
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martedì 25 gennaio 2011
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viaggio alla ricerca dell'altro
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E' uno dei film più belli che abbia mai visto. Il regista si è dimostrato un profondo conoscitore delle verità teologiche e ha saputo renderle direttamente accessibili alle emozioni.
La vicenda tratta del graduale disvelamento della Verità, dalla realtà fattuale (il primo cuore) a quella soprannaturale (il secondo cuore, quello sacro), mediante la kenosys totale di sé e l'unione mistica con il prossimo nella sua globalità, rappresentato in modo particolare dai più poveri ed emarginati. Commozione fino alle lacrime per quasi tutta la rappresentazione, ma in modo particolare nella sequenza in cui la protagonista regge tra le braccia il ragazzo emarginato, sfinito dalla stanchezza e dalla follia (richiamo plastico alla "Pietà" di Michelangelo), e in quella dello spogliamento della protagonista sotto la metropolitana, chiaro riferimento al denudamento di San Francesco d'Assisi.
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E' uno dei film più belli che abbia mai visto. Il regista si è dimostrato un profondo conoscitore delle verità teologiche e ha saputo renderle direttamente accessibili alle emozioni.
La vicenda tratta del graduale disvelamento della Verità, dalla realtà fattuale (il primo cuore) a quella soprannaturale (il secondo cuore, quello sacro), mediante la kenosys totale di sé e l'unione mistica con il prossimo nella sua globalità, rappresentato in modo particolare dai più poveri ed emarginati. Commozione fino alle lacrime per quasi tutta la rappresentazione, ma in modo particolare nella sequenza in cui la protagonista regge tra le braccia il ragazzo emarginato, sfinito dalla stanchezza e dalla follia (richiamo plastico alla "Pietà" di Michelangelo), e in quella dello spogliamento della protagonista sotto la metropolitana, chiaro riferimento al denudamento di San Francesco d'Assisi.
Speldido, complimenti al regista!
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davenne83
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domenica 13 marzo 2005
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e il sei al super enalotto?
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Verso la fine del film mi aspettavo facesse la sua entrata in scena anche il 53 della ruota di venezia : i poveri l'avevano giocato, usciva e coi i soldi compravano case per altri poveri..
Un film, apparte questo mio incipit cretino, davvero "brutto": di una pretenziosità che forse giusto zeffirelli potrebbe apprezzare - messa in scena barocca a dir poco -; la redenzione della manager "soldi, successo, carriera" che una volta incontrata la brava bimbetta ladra capisce il senso della vita, viene a conoscenza del suo "cuore sacro" - ma per piacere - e inzia ad aiutare i poveri fustigandosi per i suoi anni passati ad accumulari ricchezza incurante della misera altrui. fanno da corredo laziacattiva (interpretazione decente almeno la sua) e laziabuona, citazioni volgari (pietà michelangiolesca e pasolini : citate in quel modo sono davvero ridicole), il prete che capisce i limiti della chiesa (accuse un po' banali e pallose : vedere "l'ora di religione" se si cerca qualcosa di serio.
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Verso la fine del film mi aspettavo facesse la sua entrata in scena anche il 53 della ruota di venezia : i poveri l'avevano giocato, usciva e coi i soldi compravano case per altri poveri..
Un film, apparte questo mio incipit cretino, davvero "brutto": di una pretenziosità che forse giusto zeffirelli potrebbe apprezzare - messa in scena barocca a dir poco -; la redenzione della manager "soldi, successo, carriera" che una volta incontrata la brava bimbetta ladra capisce il senso della vita, viene a conoscenza del suo "cuore sacro" - ma per piacere - e inzia ad aiutare i poveri fustigandosi per i suoi anni passati ad accumulari ricchezza incurante della misera altrui. fanno da corredo laziacattiva (interpretazione decente almeno la sua) e laziabuona, citazioni volgari (pietà michelangiolesca e pasolini : citate in quel modo sono davvero ridicole), il prete che capisce i limiti della chiesa (accuse un po' banali e pallose : vedere "l'ora di religione" se si cerca qualcosa di serio..) e colpo di scena la reincarnazione finale (cos'è una citazione di "shining" quella..?). Mi spiace perche le fate ignoranti l'avevo consideranto un film carino, ma questo è davvero una delusione.
2 stelle di stima perché a prescindere, era un film molto difficile da realizzare decentemente.
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[+] cuore sacro
(di vale)
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ariadne
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venerdì 1 aprile 2005
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veramente brutto!!!
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Una manager in carriera, una donna spietata che non conosce il termine della frase "fare del bene" finchè non incontrerà una ragazzina, che benchè povera aiuta quelli che stanno peggio di lei; fino a questo punto il film scorre, anche se in modo claudicante, però scorre. Da questo punto in poi il film acquisirà sfaccettature mistico-religiose e la nostra manager spietata si trasformerà, prima in una santa Maria Goretti poi in una san Francesco al femminile! Terribili i richiami alle opere d'arte (vedi il richiamo alla Pietà di Michelangelo) e altrettanto terribile l'andamento lentissimo del film che si perde in particolari privi di significato!
Deludente, veramente deludente l'ultima fatica del regista italo-turco!
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(di rana)
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bluvision
alberto crespi
bluvision
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sabato 26 marzo 2005
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melodramma allo stato puro
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zpetek questa volta mette a segno un gran bel film
Irene è una capitalista feroce che all’improvviso non diventa una santa, ma decide di diventare una santa, e il nocciolo del film è tutto nel verbo «decidere»: non è detto che basti il sacro fuoco del Bene per fare, davvero, del bene, e non a caso il prete amico di Benny si chiama padre Carras come il prete dell’Esorcista.
Il film è molto astuto: descrive entrambi gli approcci, e non sceglie, non scende sul piano dell’ideologia o del proselitismo.
«Le religioni sono come vascelli che portano ciascuno la loro verità verso un’unica meta. Troppo spesso gli uomini si innamorano del proprio vascello e dimenticano la meta».
Per essere colpiti dal film bisogna forse essere minimamente predisposti: uno spirito laico rimarrà, magari, freddo, ma dovrà ammettere che il film dice ciò che vuol dire con sagacia e lucidità.
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zpetek questa volta mette a segno un gran bel film
Irene è una capitalista feroce che all’improvviso non diventa una santa, ma decide di diventare una santa, e il nocciolo del film è tutto nel verbo «decidere»: non è detto che basti il sacro fuoco del Bene per fare, davvero, del bene, e non a caso il prete amico di Benny si chiama padre Carras come il prete dell’Esorcista.
Il film è molto astuto: descrive entrambi gli approcci, e non sceglie, non scende sul piano dell’ideologia o del proselitismo.
«Le religioni sono come vascelli che portano ciascuno la loro verità verso un’unica meta. Troppo spesso gli uomini si innamorano del proprio vascello e dimenticano la meta».
Per essere colpiti dal film bisogna forse essere minimamente predisposti: uno spirito laico rimarrà, magari, freddo, ma dovrà ammettere che il film dice ciò che vuol dire con sagacia e lucidità.
Nel suo genere (che può piacere o non piacere) Cuore sacro è un film perfetto....
brillantemente interpretata da una Bobulova che ormai si è calata nell’«italianità» al punto da non avere più nemmeno un filo di accento slovacco.
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alberto crespi
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federica
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lunedì 4 aprile 2005
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qualcosa del film
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Oltre alle luci e alle inquadrature, mi è piaciuta molto l'espressività dell'attrice: in alcune poteva sembrare statica invece trapelava un'interiorità silenziosa e dolente.
La bambina è bellissima, ma a volte si vede troppo che recita...daltronde ha solo10anni.
Il prete è imbalsamato.
Ma nel complesso mi è piaciuto assai, fosse anche solo per il pianto liberatorio durante.
Il montaggio non l'ho trovato fluido...anche se il film stesso sia complesso.
E le musiche sono molto incalzanti, troppo...ma ripeto forse rispecchiano la complessità del lavoro.
Penso che il regista abbia tentato di dare voce alla sua interiorità come non aveva fatto nei film precedenti, ma forse avrebbe dovuto aspettare ancora un po'.
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Oltre alle luci e alle inquadrature, mi è piaciuta molto l'espressività dell'attrice: in alcune poteva sembrare statica invece trapelava un'interiorità silenziosa e dolente.
La bambina è bellissima, ma a volte si vede troppo che recita...daltronde ha solo10anni.
Il prete è imbalsamato.
Ma nel complesso mi è piaciuto assai, fosse anche solo per il pianto liberatorio durante.
Il montaggio non l'ho trovato fluido...anche se il film stesso sia complesso.
E le musiche sono molto incalzanti, troppo...ma ripeto forse rispecchiano la complessità del lavoro.
Penso che il regista abbia tentato di dare voce alla sua interiorità come non aveva fatto nei film precedenti, ma forse avrebbe dovuto aspettare ancora un po'.
Il problema è appunto che spesso vi è una spiritualità diffusa che però non ha nome e questa confusione dà fastidio e ulteriore confusione...che mi sembra ben distante dal dubitare e dal porsi delle domande. Questo non saper dare un nome forse deriva da una conoscenza non approfondita sia nei testi che nel dialogo che nel proprio silenzio. Forse.
I dialoghi sono molto ponderati e i personaggi ben delineati senza il rischio per lo spettatore di divagare...ma del resto in un film bisogna condensare.
Eppure ci si sente troppo guidati dagli occhi del regista, non si riesce a cogliere da soli quanto ogni persona sia articolata. D'altro canto mi è piaciuto come la realtà e il simbolismo si siano intrecciati senza stridere.
E poi questo è bellissimo:
«La signora credeva che ciascuno di noi ha due cuori. Diceva sempre però che uno dei cuori eclissa l'altro__ma se ognuno di noi riuscisse, anche per un solo istante, a intravedere la luce del suo cuore nascosto__allora capirebbe che quello è un cuore sacro e non potrebbe più fare a meno del calore della sua luce».
L'intuizione è bella e intensa, però manca una direzione, un nome appunto.
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marco romano
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domenica 1 ottobre 2006
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fallisce solo contro il cinismo.
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"Cuore sacro" per sua sfortuna è un film fuori dal tempo. Niente effeti visivi particolari, niente eroi armati fino ai denti, niente politica, niente sesso a buon mercato, nessuna facile risata ne lacrime altrettanto facili. Non è nemmeno un film per chi crede, perchè non indugia in modo "canonico" sul tema della religione. Ozpetek comunica con mezzi in disuso, con parole che nessuno più pronuncia. Il suo linguaggio è quasi un sussurro in mezzo all'assordante calca del cinema odierno. Il suo modo di trasferire al pubblico il contenuto passa prima per la parte inconscia del livello generale d'attenzione e solo dopo riaffiora in quella conscia. Il senso non può essere afferrato se non si è abituati a reggere il peso delle proprie emozioni ed è attraverso di esse che Ozpetek racconta le sue storie.
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"Cuore sacro" per sua sfortuna è un film fuori dal tempo. Niente effeti visivi particolari, niente eroi armati fino ai denti, niente politica, niente sesso a buon mercato, nessuna facile risata ne lacrime altrettanto facili. Non è nemmeno un film per chi crede, perchè non indugia in modo "canonico" sul tema della religione. Ozpetek comunica con mezzi in disuso, con parole che nessuno più pronuncia. Il suo linguaggio è quasi un sussurro in mezzo all'assordante calca del cinema odierno. Il suo modo di trasferire al pubblico il contenuto passa prima per la parte inconscia del livello generale d'attenzione e solo dopo riaffiora in quella conscia. Il senso non può essere afferrato se non si è abituati a reggere il peso delle proprie emozioni ed è attraverso di esse che Ozpetek racconta le sue storie. Chi non coglie il senso "sottile" di questo film, non può fare altro che ridurne, o peggio, ignorarne il contenuto schiacciandolo sotto il peso del proprio cinismo. In fondo a chi fa piacere che gli si ricordi la propria indifferenza verso chi soffre, verso chi vive di niente. Una riflessione di questo tipo rende inquieti. Ma questa è solo la prima di molte altre possibili riflessioni, di volta in volta sempre più difficili da accogliere. Se ci si arrende davanti al messaggio più evidente e scomodo del film, come si può poi trovare la forza di indagare, di ricercare nella pellicola ulteriori chiavi di accesso alla propria condizione interiore? Ozpetek ne dissemina parecchie lungo il film e il livello è sempre crescente e ogni volta richiede un'interiorizzazione delle immagini sempre più violenta fino a raggiungere una condizione praticamente insotenibile nella scena in cui la Bobulova si "spoglia" dei vestiti, allegoria del guscio pesante che ricopre l'anima di ognuno e che ci impedisce di contattarla. Ecco cosa propone Ozpetek... un viaggio violento in cui la "carne", la fisicità dell'indifferenza, dell'odio, del male, viene fatta a brandelli per essere scrostata dall'essenza, dal cuore sacro di ognuno di noi che è semplice e proprio per questo impenetrabile al cinismo, proprio per questo reincarnato, ancora una volta, nel volto di una bambina, semplice, inafferrabile,...innocente.
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gianluigi
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domenica 27 febbraio 2005
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pretenzioso
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La Bobulova è mal diretta: attraversa tutta la pellicola come una sfinge, espressiva come un paracarro. Manca il pathos nella sua pretesa trasformazione. Pretenziosa la scena tipo "Pietà di Michelangelo" e assurda quella della spogliazione. Buona solo la fotografia e le scenografie. Insomma un bell'involucro pieno di poco o niente. Hanno avuto ragione i due che si sono buttati subito dal terrazzo!
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pan....
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venerdì 10 giugno 2011
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povero il mio cuore sacro
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cuore sacro resterà per sempre uno dei film più belli che abbia mai visto in assoluto. ho conosciuto così Ozpetek e da allora non mi sono persa alcuna sua pellicola. devo dire che i tempi, i personaggi, la recitazione, i dialoghi, la scelta delle musiche e dei contesti sono propri di un'intelligenza mista a profondità che caratterizza il regista in ogni sua opera. non è un film per tutti, leggo che molti lo hanno trovato noioso ed insopportabile. credo che ci siano delle cose che non possono essere apprezzate da coloro che non hanno la fortuna di essere folgorati dal senso stesso della cosa in sè. quando si ha questa fortuna lo spettatore respira e vive ogni istante del film e le conquiste del protagonista sono sue conquiste così come le sconfitte e gli errori e i pianti e i pentimenti e i rimorsi.
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cuore sacro resterà per sempre uno dei film più belli che abbia mai visto in assoluto. ho conosciuto così Ozpetek e da allora non mi sono persa alcuna sua pellicola. devo dire che i tempi, i personaggi, la recitazione, i dialoghi, la scelta delle musiche e dei contesti sono propri di un'intelligenza mista a profondità che caratterizza il regista in ogni sua opera. non è un film per tutti, leggo che molti lo hanno trovato noioso ed insopportabile. credo che ci siano delle cose che non possono essere apprezzate da coloro che non hanno la fortuna di essere folgorati dal senso stesso della cosa in sè. quando si ha questa fortuna lo spettatore respira e vive ogni istante del film e le conquiste del protagonista sono sue conquiste così come le sconfitte e gli errori e i pianti e i pentimenti e i rimorsi...
credo che coloro che non lo apprezzano non abbiano provato tutto questo, perché altrimenti sarebbe stato impossibile non apprezzarlo. Ozpetek resta uno dei migliori registi (se non il migliore) di questi anni sulla scena italiana. il suo nome è una garanzia e le sue scelte sono UNICHE, non perché non ci siano stati altri ad aver affrontato gli stessi argomenti che egli ha affrontato, ma perché il suo modo di raccontare è singolare ed estremamente apprezzabile.
un film così non si merita le ingiurie di chi purtroppo non l'ha capito.
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fretur
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martedì 1 marzo 2005
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puro delirio autocelebrativo
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Ben confezionato, ben recitato, ma il contenuto, sopratutto nel secondo tempo, non convince, anzi irrita. A parte il fatto che non si sente il bisogno cinematografico di un nuovo San Francesco, certune citazioni da Bunuel e Pasolini non hanno assolutamente motivo, sopratutto se vengono da Ozpetek che nei precedenti film aveva dettato un suo proprio stile. Complimenti agli attorim ma, per questa volta, non al regista.
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