Cose da pazzi

Alberto Castellano

Un passo indietro sul piano stilistico-espressivo e un passo avanti sul piano recitativo. Con «Cose da pazzi» Vincenzo Salemme conferma le sue qualità drammaturgiche, la capacità di costruire un'altra commedia a retrogusto amaro su un'idea originale e l'abilità nell'adattare di volta in volta la sua macchina di «cinema teatrale» alle attese del pubblico. Rispetto, però, ai suoi film precedenti, questo appare meno fluido sul piano visivo e narrativo e la matrice teatrale si sente più del solito. Forse, paradossalmente, lo show trasformistico di Salemme impegnato in ben cinque personaggi, che esalta le sue doti di comicità mimetica ma anche le sue inespresse potenzialità drammatiche, finisce per penalizzare la coralità e per trasformare l'attesa per il suo ingresso in scena in smanioso desiderio di una dose sferzante di energia interpretativa (il pur bravissimo Maurizio Casagrande fa salti mortali per tenere in piedi la prima mezz'ora senza Salemme). [...]

di Alberto Castellano, articolo completo (2208 caratteri spazi inclusi) su Il Mattino 25 Marzo 2005