Paolo D'Agostini
La Repubblica
Di variazioni sul tema ne abbiamo viste diverse al cinema. Il tema, sociale ma riguardante i "colletti bianchi" e non più la classe operaia, è quello dell'improvvisa perdita di lavoro, status, benessere: e delle reazioni. Tra i precedenti contiamo Americani ('92) dove, da una commedia di David Mamet, i venditori Jack Lemmon, Al Pacino, Alec Baldwin e Alan Arkin si fanno la guerra tra loro quando il posto è in pericolo. Contiamo l'italiano Volevo solo dormirle addosso con Giorgio Pasotti che taglia teste per evitare di perdere la propria. Contiamo infine A tempo pieno del francese Laurent Cantet ispirato alla vera vicenda di un tale che ha finto per anni con la famiglia prima del tragico epilogo, e sul versante comico il nuovissimo Dick&Jane con Jim Carrey che abbraccia la professione di ladro.
In Cacciatore di teste Costa Gavras intesse un racconto morale e fantasociale. Mette in scena la vicenda di un tecnico altamente specializzato che a quarant'anni si trova fuori dalla porta e reagisce uccidendo uno a uno i possibili rivali, i suoi parigrado tra gli altri disoccupati dello stesso ramo, coloro che potrebbero essere di ostacolo al suo reinserimento.
Freddamente perché ritiene di agire in nome di un proprio diritto, e maldestramente perché non è un criminale. Nascondendo e mentendo alla famiglia. E la "morale" inquietante risiede nella piega che prendono i fatti, nell'esito a sorpresa. La ferocia è tra noi, diversamente da quella dei lager non serve solo a sopravvivere ma anche a conservare il superfluo, destinato a pochi sulla pelle dei tanti.
Da La Repubblica, 10 febbraio 2006
di Paolo D'Agostini, 10 febbraio 2006