mario scafidi
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lunedì 4 settembre 2006
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la psicologia degli angeli
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L'atteso ritorno di Besson dietro la macchina da presa non delude le aspettative di chi ha imparato ad amarlo come regista più che nel ruolo di produttore di pellicole per palati spesso troppo facili, all'indirizzo del disimpegno.
L'ultima pellicola del regista francese sfiora i picchi del capolavoro, rivestita com'è di una sensibilità e di un intimismo del tutto nuovi ed inediti nella filmografia dell'autore di LEON, NIKITA e IL QUINTO ELEMENTO. Una fiaba semplice ed allegorica, ricca di spunti visivi che ricordano la fotografia di Newton, ed inaspettatamente intrisa di note psicologiche tratte più dal vivere l'esperienza del quotidiano, che dai manuali di Freud.
Un applauso a Besson, nella speranza che ANGEL - A apra un nuovo filone nella carriera del grande Luc.
[+] ottimo film rovinato dal finale scontato
(di alessandro vanin)
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domenica 1 dicembre 2013
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visionario besson...
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Luc Besson e la sua amata Parigi, vista con uno splendido bianco/nero e spogliata delle troppe auto che circolano attualmente. Qualche vettura qua e là, per non perdere il senso del presente, i rinomati bistrot dove bere una Perrier e soprattutto la magia di questa favola moderna con due interpreti che, più diversi di così... Lei, Angel-A (Rie Rasmussen), bella che più bella non si può, alta come la... Torre Eiffel, con quel miniabito che rende improbabile una lunga passeggiata a Montmartre senza essere infastidita e lui (Jamel Debbouze) povero, piccolo, brutto, sfortunato e nonostante tutto a volte anche un po' saccente, in poche parole una persona antipatica. Il film è tutto imperniato sullo stridente contrasto tra i due protagonisti, che si scrutano e si sopportano a volte, visto che Angel-A non può lasciare solo il suo ultimo "impegno", dal momento che lo deve aiutare a uscire dal suo granitico pessimismo (in parte giustificato.
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Luc Besson e la sua amata Parigi, vista con uno splendido bianco/nero e spogliata delle troppe auto che circolano attualmente. Qualche vettura qua e là, per non perdere il senso del presente, i rinomati bistrot dove bere una Perrier e soprattutto la magia di questa favola moderna con due interpreti che, più diversi di così... Lei, Angel-A (Rie Rasmussen), bella che più bella non si può, alta come la... Torre Eiffel, con quel miniabito che rende improbabile una lunga passeggiata a Montmartre senza essere infastidita e lui (Jamel Debbouze) povero, piccolo, brutto, sfortunato e nonostante tutto a volte anche un po' saccente, in poche parole una persona antipatica. Il film è tutto imperniato sullo stridente contrasto tra i due protagonisti, che si scrutano e si sopportano a volte, visto che Angel-A non può lasciare solo il suo ultimo "impegno", dal momento che lo deve aiutare a uscire dal suo granitico pessimismo (in parte giustificato...) e portarlo a vivere una vita più allegra e senza i troppi guai in cui è solito cacciarsi. Ci sono scene esilaranti, altre commoventi, altre ancora improbabili oltre ogni ragionamento, eppure il film ha una sua personalità ben definita, sembra quasi un film di Bresson adattato ai modi visionari di Besson, ci sono molte analogie con "Quattro notti di un sognatore". La prima volta può lasciare sconcertati, bisogna entrare nel mondo dei protagonisti e accettare i loro dialoghi bizzarri, ma vedendolo una seconda volta lo si apprezza pienamente, a parte di non farsi troppe domande e "guardare" semplicemente questa favola parigina che, davvero, solo Luc Besson poteva architettare in maniera così piacevole. L'amore del regista verso la sua città è il vero senso del film, persino Angel-A sembra in disparte a volte in certe inquadrature, a dimostrare che Parigi è grande e unica. Un film controverso, piace o lo si detesta, non ci sono mezze misure. D'altronde Besson stesso non ha mai amato le mezze misure... - di "Joss" -
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parsifal
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giovedì 7 dicembre 2017
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fiaba d'amore
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Luc Besson firma di proprio pugno e per intero( regia , soggetto e sceneggiatura) questa vera e propria dichiarazione d'amore nei confronti della Ville Lumiere; le sue bellezze architettoniche appaiono nella loro interezza, valorizzate da un elegante e sofisticato bianco e nero e le auto che affliggono perennemente la capitale francese, scompaiono misteriosamente, per dare spazio ad una magnifica domenica di sole, durante la quale il protagonista Andrè ( J. Debbouze) goffo , maldestro ed incapace di gestire la propria vita in maniera ordinata e proficua, a causa di alcuni incastri da lui stesso causati, giunge al culmine dell'esasperazione e tenta il suicidio, o perlomeno pensa di metterlo in atto.
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Luc Besson firma di proprio pugno e per intero( regia , soggetto e sceneggiatura) questa vera e propria dichiarazione d'amore nei confronti della Ville Lumiere; le sue bellezze architettoniche appaiono nella loro interezza, valorizzate da un elegante e sofisticato bianco e nero e le auto che affliggono perennemente la capitale francese, scompaiono misteriosamente, per dare spazio ad una magnifica domenica di sole, durante la quale il protagonista Andrè ( J. Debbouze) goffo , maldestro ed incapace di gestire la propria vita in maniera ordinata e proficua, a causa di alcuni incastri da lui stesso causati, giunge al culmine dell'esasperazione e tenta il suicidio, o perlomeno pensa di metterlo in atto.Ma mentre si trova sul ponte ( uno dei tanti meravigliosi ponti parigini) appare una splendida ragazza bionda, pronta a compiere lo stesso gesto . Lei si getta, lui la segue per salvarla. Inizia una schermaglia verbale che proseguirà per tutto il film, il cui scopo è quello di fornire ad Andrè un nuovo punto di vista sull'esistenza , inducendolo a trarre beneficio dalle sue azione e a non mettersi perennemente nei guai. Perchè? Perchè Angel-A è un angelo , sceso in Terra per aprire gli occhi di Andrè ed illuminare la sua Via. Molte disavventure vissute insieme, sempre con lieto fine , cementano il legame tra i due ed al momento del commiato, Andrè si aggrapperà a lei e le chiederà di restare. Con un occhio A Frank Capra ed uno a Wenders ( senza dimenticare " La ragazza sul Ponte " di Leconte) Besson ci regala una fiaba per adulti, in un mondo in cui è sempre più difficile sognare. Vedendo questo film, chi ama Parigi continuerà a farlo e chi non vi ha mai messo piede , se ne innamorerà all'istante. Atmosfera sospesa ed eterea , con un grado di garbata ironia.
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