gus
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martedì 3 luglio 2007
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era un giorno normale quando siamo morti ...
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La semplicita', la linearita' della secenggiatura, la proposta di immagini immediate al limite della banalita' e del gia' visto nella realta', i caratteri spontanei come le battute, la recitazione "che potrebbe fare anche il mio vicino di casa" o "uno qualsiasi dei miei amici": questi gli elementi vincenti di questo film. Non e' facile fare un film che propone gente normale, in gesti normali di vita banale, con l'obbiettivo di renderli cosi' veri da potercisi inconsciamente immedesimare. Tanto piu' lo spettatore si sente annoiato dalla normalita', tanto piu' si trova di colpo immedesimato in una vicenda che a quel punto potrebbe succedere davvero a chiunque. Ed e' quel che succede di colpo, nella seoonda parte del film: dove ovviamente vince la vigliaccheria, come accade nella vita di tutti i giorni e mai nei film.
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La semplicita', la linearita' della secenggiatura, la proposta di immagini immediate al limite della banalita' e del gia' visto nella realta', i caratteri spontanei come le battute, la recitazione "che potrebbe fare anche il mio vicino di casa" o "uno qualsiasi dei miei amici": questi gli elementi vincenti di questo film. Non e' facile fare un film che propone gente normale, in gesti normali di vita banale, con l'obbiettivo di renderli cosi' veri da potercisi inconsciamente immedesimare. Tanto piu' lo spettatore si sente annoiato dalla normalita', tanto piu' si trova di colpo immedesimato in una vicenda che a quel punto potrebbe succedere davvero a chiunque. Ed e' quel che succede di colpo, nella seoonda parte del film: dove ovviamente vince la vigliaccheria, come accade nella vita di tutti i giorni e mai nei film. Un film che consiglio a quei genitori adulti che non guardano mai i film horror dei figli, perche' li considerano pieni di stupidaggini. Un film che vivamente SCONSIGLIO ad adolescenti assetati di horror e violenza facile, perche' rimarranno delusi. Luce, colore ed ambientazione (bellissime le scene di pioggia, tanto quanto normali) vengono abilmente controllate dalla regia, riuscendo a rendere ancora piu' trasparente allo spettatore il fatto di vedere un film (una finzione), mettendolo davanti ad una finestra quasi reale, aperta sulla realta' quotidiana di banalita', violenza, impotenza e vigliaccheria. Bello, davvero , ma non e' un film Horror !!.
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pietro viola
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domenica 27 marzo 2011
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inquietante
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Buona operazione di riciclo, con innovazione,del tema "non aprite quella porta" eccetera. Ottime le atmosfere, ben reso lo straniamento del cambio di prospettiva sul mondo (dal villaggio turistico all'alieno deserto australiano), disturbanti e non gratuite le scene splatter. Da vedere, e non solo per gli amanti del genere.
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gianleo67
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giovedì 12 luglio 2012
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wolf creeck - il cratere della paura
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Durante una escursione in auto diretti a Wolf Creeck (celebre sito di uno spettacolare cratere meteorico nell'Ovest australiano) tre amici,due ragazze ed un ragazzo, rimangono appiedati per un guasto al motore. Viene loro in soccorso un cacciatore locale che li trasporta presso la sua rimessa per le necessarie riparazioni. Le intenzioni tuttavia non sono quelle che sembrano e i tre rischiano di fare la fine del topo. Discreto thriller-horror made in Australia che inizia come un road movie dalle ambientazioni mozzafiato per poi precipitare nell'inquietante messa in scena di un massacro annunciato, rielaborando in modo non troppo originale (ma neanche disprezzabile) la materia prima di quel filone horror che da 'Non aprite quella porta' conta una serie indefinita di mediocri epigoni e storielle piu' o meno riuscite.
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Durante una escursione in auto diretti a Wolf Creeck (celebre sito di uno spettacolare cratere meteorico nell'Ovest australiano) tre amici,due ragazze ed un ragazzo, rimangono appiedati per un guasto al motore. Viene loro in soccorso un cacciatore locale che li trasporta presso la sua rimessa per le necessarie riparazioni. Le intenzioni tuttavia non sono quelle che sembrano e i tre rischiano di fare la fine del topo. Discreto thriller-horror made in Australia che inizia come un road movie dalle ambientazioni mozzafiato per poi precipitare nell'inquietante messa in scena di un massacro annunciato, rielaborando in modo non troppo originale (ma neanche disprezzabile) la materia prima di quel filone horror che da 'Non aprite quella porta' conta una serie indefinita di mediocri epigoni e storielle piu' o meno riuscite. Sebbene dichiaratamente ispirato ad un fatto reale la narrazione è sostenuta da una scelta convenzionale nella progressione della tensione drammatica ma sviluppando un interessante binomio nel definire il rapporto tra l'ambiente (campi lunghi e lunghissimi dal suggestivo respiro paesaggistico) ed i personaggi seguiti quasi in presa diretta tramite l'uso insistito della camera a mano. Ne riesce un convincente senso di spaesamento in un ambienteselvaggio e desolato, ancorchè di struggente bellezza, che acuisce il senso di impotenza dei foresti in balia delle sadiche perversioni dello psicotico autoctono di turno. Il ricorso all'uso dello splatter non appare eccessivo (nè tantomeno fuori luogo in un film di genere) nell'economia di una storia che basa sul dinamismo (più che sull'introspezione o sulle caratterizzazioni psicologiche) l'aspetto qualificante del processo narrativo. Un pò meno convincente appare invece il modo frettoloso di risolvere il concitato finale cadendo nell'abusato clichè delle usuali inverosimiglianze da 'caccia all'uomo' o ricapitolando il senso della vicenda tragica (e reale) attraverso le immagini filmate dai malcapitati ospiti del folle omicida: un esempio banalizzante di film nel film. Ininfluente per lo spettatore sapere che si è trattato di un fatto realmente accaduto anche perchè la vicenda reale sembrerebbe meno credibile della sua versione romanzata. Ordinario.
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rachele96
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venerdì 7 agosto 2015
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film alquanto noioso e insensato
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Film decisamente scadente , attori scadenti , doppiaggio scadente , scenografia , atmosfera , luogo , audio scadenti .
Piu che un horror è un film tendente al comico .... Fine prevedibile .
La storia di tre ragazzi che partono senza nemmeno 200 sterline in tasca è sulla soglia del ridicolo.... Serial killer ingenuo .. Frutto di un regista poco esperto .
Assolutamente da non vedere . Mi stavo addormentando dopo solo 10 minuti dall'inizio .
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dandy
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giovedì 8 novembre 2018
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un buon thriller horror e nulla più.
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Al suo debutto il regista si ispira alla vera storia di Ivan Milatt,probabilmente il serial killer più famoso d'Australia.Sebbene trama,personaggi e soprattutto clichè vengano dritti dall'horror americano,la tensione è sempre abbastanza alta,e il gore è tenuto a freno(non capisco proprio di quale "splatter immorale" parlino nella recensione....)senza che questo diventi un difetto.Le location fanno il loro lavoro,il cast anche:Jarratt,caratterista attivo in ruoli perlopiù televisivi,e inattivo dal'79,è molto bravo,specie nella versione originale.Come già detto,il resto segue abbastanza fedelmente la struttura dei prodotti simili americani con i pregi e i difetti.
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Al suo debutto il regista si ispira alla vera storia di Ivan Milatt,probabilmente il serial killer più famoso d'Australia.Sebbene trama,personaggi e soprattutto clichè vengano dritti dall'horror americano,la tensione è sempre abbastanza alta,e il gore è tenuto a freno(non capisco proprio di quale "splatter immorale" parlino nella recensione....)senza che questo diventi un difetto.Le location fanno il loro lavoro,il cast anche:Jarratt,caratterista attivo in ruoli perlopiù televisivi,e inattivo dal'79,è molto bravo,specie nella versione originale.Come già detto,il resto segue abbastanza fedelmente la struttura dei prodotti simili americani con i pregi e i difetti.In più punti si fa inverosimile,e il finale è sbrigativo e forzato.E di certo,la non abbondanza di scene forti scontenterà molti fan del genere.Potabile.Il titolo allude al cratere realmente esistente di Wolf Creek,nell'Australia occidentale.Esiste un director's cut di 105',non disponibile da noi.Con seguito 9,anni dopo.
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figliounico
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lunedì 27 marzo 2023
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moderni spettacoli circensi
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Greg McLean, servendosi degli elementi tipici della filmografia di genere, lo splatter e lo slasher, confeziona un thriller-horror che, per la sua estrema semplicità, può essere paragonato ad una favola nera, pur ispirandosi ad una storia vera, in cui il lupo mangia cappuccetto rosso, favola che lo spettatore bambino, sebbene già conosca come vada a finire, non si stanca mai di riascoltare. McLean colloca teatralmente i protagonisti essenziali della storia, il serial killer e le sue vittime, sul palcoscenico naturale del deserto australiano, in una dimensione scenografica unica, con il cratere meteoritico di Wolfe Creek sullo sfondo che richiama alla mente l’anfiteatro romano ed i suoi sanguinosi e feroci giochi circensi.
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Greg McLean, servendosi degli elementi tipici della filmografia di genere, lo splatter e lo slasher, confeziona un thriller-horror che, per la sua estrema semplicità, può essere paragonato ad una favola nera, pur ispirandosi ad una storia vera, in cui il lupo mangia cappuccetto rosso, favola che lo spettatore bambino, sebbene già conosca come vada a finire, non si stanca mai di riascoltare. McLean colloca teatralmente i protagonisti essenziali della storia, il serial killer e le sue vittime, sul palcoscenico naturale del deserto australiano, in una dimensione scenografica unica, con il cratere meteoritico di Wolfe Creek sullo sfondo che richiama alla mente l’anfiteatro romano ed i suoi sanguinosi e feroci giochi circensi. Come da solito rituale del plot horror c’è una premessa al sacrificio umano. L’antefatto è ambientato, a contrasto con il girone infernale in cui cadranno i protagonisti, su una spiaggia paradisiaca tra spensierati vacanzieri e ragazzi che si divertono. Si alternano inquadrature da spot turistico sul paesaggio idilliaco e primi piani dei tre giovani amici, due donne ed un uomo, a rimarcarne l’entusiasmo per quel viaggio tanto atteso, forse preparato per far nascere una storia d’amore. Il classico schema del thriller, in cui lo spettatore passivamente segue le vicende dei personaggi, in un’atmosfera di incertezza da cui nasce la suspense, si capovolge a suo vantaggio, già conoscendo il destino cui vanno incontro i suoi eroi. Non si è empaticamente parte dell’azione, non si condivide la sorte dei personaggi, che tutt’al più possono suscitare pena, ma c’è, invece, un piacere sadico nel guardare con quali modalità saranno torturati ed uccisi, simile a quello che dovevano provare gli antichi romani che assistevano al massacro dei cristiani al Colosseo. Qui il leone a caccia è il serial killer col cappello da cowboy. Continuando nella metafora, se il pollice alzato non funziona la prima volta, l’imperatore-regista tuttavia accoglie le implicite richieste di grazia di un pubblico che ancora vuol sentirsi umano, nonostante non possa negare il desiderio inconscio di veder soffrire il suo prossimo, e la salvezza arriva, a sorpresa, per chi era dato già per morto.
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megadave
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domenica 22 aprile 2007
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atipico ma con alcuni difetti
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Cominciamo subito col dire che non ci troviamo davanti ad un film Slasher, (non vuol dir niente che abbiamo come elementi, il serial killer implacabile, alcune armi bianche da lui usate,ma ancor di più un potentissimo fucile da cecchino, e dei teenager come agnelli sacrificali)imbastito sempre allo stesso modo come di sovente ci capita di vedere. Anzi il film,spietato, crudele, beffardo di Greg Mclean ,comincia come un film sul paranormale,della serie rapimenti con alieni, caratterizzato da una prima parte Francamente poco incisiva e inutile ma caratterizzata da campi lunghi anzi lunghissimi,locations bellissime di più ampio respiro,e alba e tramonti di armoniosa bellezza,con inquadrature che ammiccano a qualcosa di invisibile e funesto che pare da li a poco saltare fuori(rapimento.
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Cominciamo subito col dire che non ci troviamo davanti ad un film Slasher, (non vuol dir niente che abbiamo come elementi, il serial killer implacabile, alcune armi bianche da lui usate,ma ancor di più un potentissimo fucile da cecchino, e dei teenager come agnelli sacrificali)imbastito sempre allo stesso modo come di sovente ci capita di vedere. Anzi il film,spietato, crudele, beffardo di Greg Mclean ,comincia come un film sul paranormale,della serie rapimenti con alieni, caratterizzato da una prima parte Francamente poco incisiva e inutile ma caratterizzata da campi lunghi anzi lunghissimi,locations bellissime di più ampio respiro,e alba e tramonti di armoniosa bellezza,con inquadrature che ammiccano a qualcosa di invisibile e funesto che pare da li a poco saltare fuori(rapimento...) ad un certo punto,il disincanto lungamente o agognatamente atteso, a causa di tempi non accuratamente calibrati,indirizza il film su un'altra pista che è quella dello psycho-thriller, ma senza arifici o compiacmenti nella costruzione,qui il film comincia a funzionare meglio, girato con piglio crudele e beffardo,dove non viene concessa nessuna pietà alle vittime e spettatori. Particolarmente riuscito il momento in cui la soggettiva del mirino da cecchino del killer punta un soccorritore altruista, dove il climax raggiunge livelli altissimi, poi ci sono momenti di inseguimenti on the road alla DUEL,(Mclean strizza l'occhio al Capolavoro di spielberg.....cammina!!...cammina!! ricordate Dennis Weaver??)comunque in toto il risultato non è dei più entusiasmanti.Fra il mediocre e la sufficenza.
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