Troy

Natalia Aspesi

Martin Lutero, che nel ritratto di Cranach aveva uno sgradevole faccione corrucciato, sullo schermo ha gli occhioni neri dalle lunghe ciglia di Joseph Fiennes, il bel giovanotto di Shakespeare in love, Achille, secondo la studiosa Eva Cantarella, che sa tutto del mondo antico, era senza labbra e perciò senza sorriso, dopo che la madre, la dea Teti, lo aveva Immerso nel fuoco, e per quanto biondo come Brad Pltt che Io Interpreta sullo schermo, era troppo cattivo per avere l’aspetto gradevole dell’attore. SI sa, il cinema ha le sue leggi, e la più importante è che il personaggio storico, l’eroe, o l’eroina, anche se nella realtà bruttisshni, sullo schermo devono addolcire il cuore delle donne. O degli uomini. Elisabetta I, nei ritratti d’epoca, faceva paura, ma Cate Blanchett l’ha fatta massimamente attraente: è tale il potere della bellezza nel cinema, che anche quando si vuole (molto raramente) rappresentare una brutta, si prende una bella o bellissima e la si trucca da brutta, vedi Penelope Cruz In Non ti muovere. Però, sia nel cinema che nella realtà, il concetto di bellezza, o meglio di fascino virile, è sempre stato molto fluttuante: non diretto dai pur mutevoli gusti delle donne, ma piuttosto da ragioni diverse, sociali se non addirittura politiche. Così, per esempio, quando il fascismo osannava la forza e la potenza maschia, le spettatrici (ribelli senza saperlo) adoravano i fragilini, i graziosi, tipo Roberto Villa o Massimo Serato, salvo poi incapricciarsi dei brutti del tipo silenzioso e pensoso, come Carlo Ninchi o Fosco Giachetti. Non si sa se per convenienza o per masochismo, gli uomini dal fisico poco o molto imperfetto hanno suscitato sempre grandi passioni, Humphrey Bogart, nanetto e malinconico, sposò la più affascinante ragazza di Hollywood, Lauren Bacali, e ci convinse dalla schermo a innamorarci follemente di lui. A migliaia.
C’è questa antipatica stravaganza di cui non si riesce a trovare una spiegazione accettabile: perché le donne adorane uomini che la bellezza non l’avevano a vent’anni, figuriamoci a 60? Un tempo si poteva dire: perché magari rappresentano il potere, il denaro, la sapienza, l’esperienza, la protezione. Ma oggi che le donne il potere, il denaro, la sapienza, l’esperienza, la protezione, se li procurano da sé, perché continuano a perdere la testa per persone che nulla hanno a che fare con Raoul Bava o, mettiamo, Viggo Mortensen? Conosco belle ragazze intelligenti che si ritengono beate e baciate dalla fortuna per essere riuscite ad accaparrarsi dei bruttoni eccezionali: uno dice, ma chissà quali altre doti hanno, intelligenza, simpatia, generosità, sapienza erotica. No, niente, eppure... È per questo che è difficile parlare di bellezza virile, perché le donne trovano bellissimi uomini che non hanno belli neanche i gomiti. Basta riferirsi, come sempre, al cinema: i divi più amati e più pagati sono Russeil Crowe, Kevin Spacey, Tom Hanks. Bravissimi, ma belli proprio no. Evidentemente le donne non sono guardone, anche se poi, come un tempo le ragazzine (lo dice la Cantarella) si dividevano in ammiratrici di Achille o di Ettore (si leggeva l’Iliade allora e non Cento colpi di spazzola), adesso lo scontro passa tra le innamorate di Brad Pitt e quelle di Johnny Depp, il biondo e il moro, tra pittiste e deppiane. Purtroppo però, questi due magnifici giovanotti non fanno testo, cioè non fan venir voglia ai nostri ragazzi di imitarli un po’, di assomigliargli. I modelli sono altri, sono inventati dal mercato e dalla televisione, massimo in questo momento Il famoso Costantino, che, a vederlo la domenica pomeriggio con Costanzo, fa impressione.
Bello davvero, con gli occhi azzurri e l’aria furba di chi sta prendendo in giro tutti, soprattutto le disperate di ogni età che urlano orgasmiche nell’arena della trasmissione. Però troppo Tendenza, cioè messo insieme con tutti le stupidaggini delle rubriche apposite e i consigli della pubblicità: faccia truccata (prodotti di bellezza maschile, in forte ascesa), collane e croci, peli e tatuaggi, jeans strappati e magliette, una montagna di ovvietà della moda di massa, che rendendolo simile a tutti e facilmente imitabile, lo ha fatto diventare un divo supremo, Ricordo decenni fa le adolescenti di allora che perdevano la testa e svenivano e saltavano e urlavano per i Beatles, che oltre a essere giovani, carini, con vestiti e pettinature che ispiravano le folle, cantavano le loro bellissime canzoni. Oggi Costantino e tutti gli altri ragazzi uguali a lui (stesso trucco, stesse magliette, stessa cotonatura) che appaiono nelle trasmissioni di talk o reality show non devono fare assolutamente niente, Magari sono dei geni, dei ballerini formidabili, dei cantanti supremi, degli attori magnifici, degli oratori incantevoli: ma per carità, se mostrassero di saper fare qualcosa o anche solo di avere delle idee, perderebbero il loro appeal.
Oggi la bellezza deve essere muta, inconsistente, vacua, in modo che tutti pensino: ma allora, con un po’di trucco e un orecchino, anch’io che non so fare nulla posso diventare una celebrità.
Per 15 minuti, per un mese, per un anno, perché già c’è una folla di nuovi Costantini ancora ignoti che premono con il loro vuoto per sostituire l’attuale? Ma basta e avanza, come si dice. La bellezza ormai è un passaggio televisivo, un lavoro co.co.co, in poco tempo risparmi per aprire un negozio e accasarti finalmente, non con la fidanzata televisiva ma con quella vera, che magari è un simpatico fidanzato.
Da Il Venerdì di Repubblica, 14 maggio 2004


di Natalia Aspesi, 14 maggio 2004