Che cosa significa l'adolescenza per una persona? Una serie di turbamenti, conflitti interiori, mutamenti del corpo, desideri inappagati, autocommiserazione, incomprensioni con gli altri, con i propri genitori e con se stessi, ma soprattutto illusioni. Queste illusioni cambiano a seconda della personalità e della maturità di ciascun individuo. Ci può essere ad esempio chi si illude che non diventerà mai grande, che non dovrà mai prendersi delle responsabilità e spesso questa condizione la porterà avanti anche da adulto, all'infinito, fino alla morte, sperando sempre di essere pronto ad incassare l'urto quando questo castello di carte crollerà. Ma non lo sarai mai abbastanza. Oppure chi si illude che tutti siano contro di lui, (professori, amici e genitori, nessuno escluso) . O ancora che la sua vita sia la peggiore che si possa desiderare senza comprendere quando sia già un'enorme fortuna avere un tetto sotto cui vivere e tre pasti caldi da poter consumare al giorno.
Ma senza alcun dubbio, l'illusione che ha accomunato tutte le giovani ragazze adolescenti tra i 13-14-15-16 anni è che la loro prima grande storia d'amore sarebbe durata per sempre. Nel dettaglio, Federico Moccia come autore letterario ha saputo magistralmente fare leva su questo sentimento per accaparrarsi il favore e l'attenzione di un'intera generazione di teenager o quasi. Successivamente, insieme a tal Luca Lucini, ha approfittato dell'occasione per alzare moneta, spacciando una banale storiella romantica scritta e recitata in modo a mala pena sufficiente come grande ritratto generazionale. Bisogna dire che questa è senza dubbio l'opera migliore di Moccia, sia come libro che come successiva trasposizione cinematografica ("il che è tutto dire", si potrebbe malignamente aggiungere). Tutto ciò che seguirà sarà solo un precipitare sempre di più nell'abisso, fino a toccare il fondo con Amore 14. E' l'unico film in cui Moccia, forse sospinto da Lucini, tenta di realizzare un prodotto credibile e serio, senza chiaramente riuscirci fino in fondo ed anzi sfiorando il ridicolo in alcune situazioni. Però per l'appunto, si può aprezzare lo sforzo fatto per dare almeno a Tre metri sopra il cielo un'aria di credibilità ed importanza che ha abbindolato in molti, me compreso quando avevo 16-17 anni.
Mi ritrovavo all'epoca in una classe di liceo circondato da un'orda di ragazze (una trentina) e pochissimi maschi, per cui leggere ciò che piaceva loro anche solo per curiosità divenne quasi necessario, per capire di che cosa diavolo costoro stessero parlando. Ho perciò preso attivamente parte sia allo "scandalo" di 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire di Melissa P. nel 2003 che al boom mocciano di Tre metri sopra il cielo dell'anno dopo. Che la catanese solo diciasettenne, pur senza essere assolutamente una maestra della letteratura, sapesse scrivere già molto meglio di Moccia è altrettanto tutto dire. Che cosa ci fosse di scandaloso in una quindicenne in cerca dell'amore, del ragazzo giusto con cui stare, che si concede agli altri fino a quando non si rendeconto che sta solo facendo del male a se stessa, lo devo ancora capire. Ma comunque, siamo tutti d'accordo nel giudicarlo un libro non certo indimenticabile. Che nesso si può trovare tra i due libri? Quasi nessuno. L'opera di Moccia è un romanzo, quella di Melissa P. è un diario simulato e soprattutto dal punto di vista appena spiegato i 100 colpi danno un insegnamento molto migliore di Tre metri. Poi, la tematica erotica a fare da sfondo ha contribuito a donare all'autrice un'immediata notorietà, forse anche eccessiva in relazione alla qualità del testo stesso. "Scrivi pure di merda, tanto se parli di scopate e di figa vendi sempre e comunque" cit. me stesso. Questo senza voler mancare di rispetto a Melissa P. Invece Moccia dal canto suo è uno scrittore modestissimo ma astuto : sa che cosa i giovani si vogliono sentir dire in determinate fasi della loro vita e punta su di esse.
Nel caso di Tre metri sopra il cielo, appunto si fa leva sulla prima storia d'amore vissuta da ciascuno di noi. Con modalità certo differenti, ma a tutti prima o poi capita di innamorarsi di qualcuna o qualcuno e di vivere una certa esperienza amorosa. Poi però, nella stragrande maggioranza dei casi (diciamo, un 95%) la prima storia d'amore finisce nel giro di pochi mesi o al massimo entro l'anno. Questo Moccia lo sa, oh, eccome se lo sa. Dunque vedete quanto è facile? Scriviamo una bella storia romantica stereotipando in modo grottesco ciascuno dei personaggi per renderli più invitanti; facciamoli innamorare anche se sono completamente diversi per accattivare le giovani lettrici che fantasticano su qualcuno che a loro piace ma che vedono irraggiungibile; uno dei personaggi deve crepare per forza, così giochiamo anche sul lutto o trauma personale perchè dopo aver vissuto 18 anni qualche parente o amico a te caro puoi averlo perso strada facendo e dunque ti puoi commuovere a ripensarci; e la storia alla fine deve per forza finire male, così tutte le ragazze e i ragazzi delusi o depressi per il triste epilogo della loro prima storia si rivedranno nei personaggi del film e nei sentimenti che essi provano. Così facendo anche se i personaggi sono caratterizzati a cazzo ed includono troppe variabili per poter essere veri o credibli (lui un violento ma bellissimo bullo dal passato difficile ma al tempo stesso figlio di papà ricco sfondato con un pessimo rapporto con la famiglia; lei aristrocratica beneducata, cresciuta in una famiglia fredda e distaccata, con amiche del suo stesso rango sociale, ma al tempo stesso attratta da un mondo opposto a quello in cui è cresciuta tanto da lasciarsi trascinare in una spirale di follia) ora della fine ci si identifica con la loro incompatibilità, con l'incompatibilità che ha posto fine alla prima storiella romantica che ciascuno di noi ha vissuto. Ed è così che il film ha successo.
In conclusione, giudicandolo da un punto di vista tecnico, il film è assai modesto per non dire nullo. I dialoghi sono banali, la recitazione scadente, la colonna sonora quasi selezionata a caso con i'mp3, la trama è ancora più semplificata e lacunosa rispetto a quella del libro (il cui autore già in partenza non era certo Lev Tolstoj) e la stragrande maggioranza dei personaggi secondari che nel romanzo, se non altro, in certi momenti hanno una certa rilevanza, qui diventano solo un inutile riempitivo utile solo ad arrivare ad un'ora e mezza di film. Tuttavia la sua modestissima fattura (e semplicità) è proprio l'arma che ne ha garantito il successo: essendo comprensibile ed accessibile a chiunque, chiunque lo può vedere e capire. Peccato che però, in questo caso, dietro alla semplicità si celi anche la mediocrità artistica.
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