Roberto Nepoti
La Repubblica
Deciso a guadagnarsi il passaporto per l'Occidende, Takashi Shimizu non ha compiuto sforzi di fantasia: ha parafrasato in versione inter-culturale il soggetto del suo The Grudge, che aveva già realizzato quattro volte (due in video). Una classica storia di fantasmi giapponesi, con casa stregata, bambini grigiastri che soffiano come i gatti e infelici trapassate dai lunghi capelli scuri, afflitte da una maledizione che trasmettono ai malcapitati visitatori.
Studentessa americana in trasferta a Tokyo per uno stage, la bionda Karen (al secolo Sarah Michelle Gellar, meglio conosciuta come Buffy), capita nella magione stregata. Per sua sfortuna, gli spettri orientali sono più tosti dei vampiri da college e mettono in guai seri lei e il fidanzato, più una quantità di altra gente. Rispetto agli horror dei maestri orientali arrivati da noi, questo non porta granché di nuovo.
Perfettamente padrone della grammatica del genere, Takashi applica al meglio il metodo consolidato: brevità dell'esposizione delle immagini orrorifiche allo sguardo dello spettatore, impercettibili movimenti di macchina, suoni lugubri. Verso la fine sovrappone piani temporali diversi (il presente e la storia all'origine della maledizione), dando al soprannaturale un insolito senso di autenticità. A latitare è il confronto tra culture, che la coproduzione nippoamericana (Sam Raimi) sembrava promettere e che invece si limita alla sostituzione di alcuni personaggi.
Da La Repubblica, 7 Gennaio 2005
di Roberto Nepoti, 7 Gennaio 2005