Che cattive compagnie ha il piccolo Terkel
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Gli autori danesi di questo "caso" sono un quarantenne e due under 30. A parte le bellezze dell'animazione 3D che lasciamo a specialisti e appassionati, bisogna parlare dei contenuti di questo anomalo cartone. Una madre che fuma come una turca e un padre che sa solo rispondere "no", ambedue del tutto indifferenti ai figli; un insegnante molto giovanile e alla mano che in realtà è un assassino psicopatico; due compagni di scuola teppisti che prendono in giro senza pietà la compagna cicciona al punto che la ragazzina si butta dalla finestra della scuola; cattiverie, bassezze e turpiloquio che si spingono molto oltre l'anticonformismo dei Simpson e di South Park.
In realtà c'è il messaggio, per contrasto. Il protagonista Terkel, che è un ragazzino pauroso e insicuro, per debolezza e conformismo si unisce alla cattiva compagnia (come Pinocchio, ma citazioni molto più recenti e maliziose punteggiano il film: per esempio Shining) dei due teppisti Saki e Sten, allontanandosi da Jason, il ribelle solitario, che è un vero amico. Ma soprattutto si rende complice, per paura dei più forti e per sentirsi da loro accettato, del tragico gesto della grassottella Doris segretamente innamorata di lui.
La versione italiana è naturalmente giocata su un adattamento creativo e contestualizzato dei gerghi. Certo che, con tutto l'indubbio ancorché cinico divertimento che esso dispensa, c'è da pensarci due volte prima di portare un bambino a vedere un cartone animato così.
Da La Repubblica, 7 aprile 2006
di Paolo D'Agostini, 7 aprile 2006