Roberto Nepoti
La Repubblica
L'idea di trasformare il burattino di Collodi in un robot non può dirsi inedita: ci aveva già pensato Kubrick (sulla base dei racconti di Brian Aldiss), passando poi la mano a Spielberg che la realizzò con A. I.. Il progetto di Daniel Robichaud, animatore del Québec, è più modesto. Persuaso che le grandi storie si possano adattare all'infinito, e che la Disney non sia la plenipotenziaria sui Pinocchi animati, Robichaud s'è immaginato un robot futurista, creato da Geppetto in un universo metallico e cibernetico. Purtoppo c'è anche una morale della favola, che non c'entra nulla con quella originaria ma propone un messaggio ecologista dal semplicismo disarmante.
A Scamboville, il sindaco Scamboli conduce una politica ferocemente antiambientalista, facendo eliminare perfino i fiorellini che germogliano tra i mattoni. L'ingenuo Pinocchio finisce nel parco di divertimenti di cui Scamboli è proprietario e rischia di diventarne il complice, nel progetto di riciclare i bambini in robot come lui. Tra una bugia e un allungamento di naso, i suoi amici (un pinguino, una ragazzina e la fata olografica Cyberina, doppiata da Platinette) gli faranno capire la differenza tra bene e male.
Le immagini sono accurate; i colori vivaci; qualche personaggio ben riuscito. Anche se il film è dedicato ai piccoli, però, deludono la modestia delle ambizioni e la mancanza di messaggi per i più grandicelli; proprio quelli che fanno la forza dei cartoon della Pixar o della DreamWorks.
Da La Repubblica, 6 gennaio 2006
di Roberto Nepoti, 6 gennaio 2006