Già solo il titolo lascia perplessi: o si pensa subito ad una commediola tipica del nostro bel paese (De Sica e Boldi ne sanno qualcosa) o ci si lascia ingannare dalla parola Love e si pensa ad una struggente storia d’amore, tanto passionale quanto stagionale. Ci siamo quasi.
Il film non decolla e non ci prova neanche. Resta fermo alla partenza e il traguardo rimane lontano. Eppure Pawlikovsky non è un regista alle prime armi ed anche per questo ci si aspettava di più. La trama è flebile e scontata, già vista e rivista. La novità sta solo nel vedere a letto due donne invece che un uomo e una donna? E la chiamiamo novità?
Non riesco a capire se ormai è la moda cinematografica che porta i registi a non perdere occasione per affrontare inciuci tra gay e lesbiche, o è una scelta personale veramente sentita. Se fosse così, Pawlikovsky questa volta ha sentito male!
Sullo sfondo della storiella estiva c’è un fratello ex alcolista che sembra illuminato dalla fede, ma in realtà non è altro che un fantoccio di paglia vestito da eroe (metafora del film del resto!). Una fede esacerbata come l’amore tra le due ragazze: finti ed eccessivi entrambi! Simbolo dell’esagerazione diventa quell’enorme croce di legno portata dal nuovo profeta su ua collinetta dello Yorkshire: non solo masochistica come cosa (espiazione dei peccati attraverso un nuovo calvario?) ma anche assurda: gli agenti atmosferici deteriorano il legno e di quella croce non resterà niente! E la trovata furbesca della ragazza ricca che inventa di avere una sorella malata d’anoressia? Un problema serio si poteva affrontare ed è stato buttato lì senza dargli il peso che meritava. L’unica cosa veramente ‘anoressica’ non è quindi la sorella della ragazza ma solo il film, che resta fermo davanti ad un vicolo chiuso.
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