mario conti
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giovedì 26 giugno 2008
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una turca che profuma di buon film
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Negli occhi di una città vibrano i destini. Negli occhi dei protagonisti lampeggiano furori di autodistruzione. Un coro canta e contrappunta gli snodi, sulla riva del Bosforo, luogo di antica bellezza e civiltà, sull'acqua tranquilla, solcata da gabbiani, che passa e va, incurante, senza tempo. Il determinismo di questa pellicola non concede ammiccamenti al lieto fine. Un quadro perfetto di annullamenti cercati e rinnegati, una danza nervosa e drogata di ferite fisiche e morali. Non c'è spazio per l'amore, almeno nei suoi tempi essenziali e naturali. L'amore arriva quando non lo cerchi, se e perchè non te ne poni il problema, vivido e scottante come la fiamma di un altare rovesciato. E quando l'amore arriva, non c'è più tempo, essendo già stato consumato nell'ansia di vivere, o nella impossibilità di farlo.
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Negli occhi di una città vibrano i destini. Negli occhi dei protagonisti lampeggiano furori di autodistruzione. Un coro canta e contrappunta gli snodi, sulla riva del Bosforo, luogo di antica bellezza e civiltà, sull'acqua tranquilla, solcata da gabbiani, che passa e va, incurante, senza tempo. Il determinismo di questa pellicola non concede ammiccamenti al lieto fine. Un quadro perfetto di annullamenti cercati e rinnegati, una danza nervosa e drogata di ferite fisiche e morali. Non c'è spazio per l'amore, almeno nei suoi tempi essenziali e naturali. L'amore arriva quando non lo cerchi, se e perchè non te ne poni il problema, vivido e scottante come la fiamma di un altare rovesciato. E quando l'amore arriva, non c'è più tempo, essendo già stato consumato nell'ansia di vivere, o nella impossibilità di farlo. C'è l'alcool,c'è la droga, c'è il sesso come chiave di volta della disperazione. Ci sono poi i natali, qualificanti galloni che firmano la condanna o l'ascesa al paradiso degli ultimi. Istanbul ci appare come troppo distante dal centro di instabilità permanente dei protagonisti: è il luogo dove il sentimento ha modo di consumarsi e perfezionarsi ma è anche il coacervo ostile di stilemi dimenticati, o mai conosciuti.
"La sposa turca" è, nella sua seconda parte, un viaggio senza consolazione in luoghi troppo belli per essere compresi da chi, della bellezza, ha fatto volontariamente, e consapevolmente, a meno. Sempre che, come pure può sorgere il sospetto, bellezza non ci sia nell'incrocio di follie e tristezze, nello scambio sconsolato di esperienze al limite. L'amore non può che colpire chi condivide un tratto di via, seguendo le stesse indicazioni, pur ostinandosi a fingere di non riconoscersi
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paola di giuseppe
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mercoledì 7 aprile 2010
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contro il muro, contro i muri
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Gegen die wand, contro il muro, e il muro è quello contro cui si schianta la macchina di Cahit (Birol Unuel).
Se la caverà con un collare, qualche ammaccatura che quasi non si nota in uno chassis già abbastanza malandato che dimostra più dei 40 che ha, e un ricovero temporaneo in un reparto dove lo psichiatra di turno proverà a capire perché voleva uccidersi. Finirà con il consiglio di Cahit al medico di andare piuttosto lui in analisi.
Cahit non voleva uccidersi, in realtà, ha solo lasciato che la macchina andasse e non ha frenato, perché farlo? Déraciné senza approdi né paternità colte, nulla che faccia di lui un’icona alla James Dean o un maudit alla Bukowski, Cahit è solo un povero diavolo senza qualità, se non fosse per una speciale forma di tenerezza che emana, di fragilità insospettabile dietro quelle rughe e quel cipiglio.
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Gegen die wand, contro il muro, e il muro è quello contro cui si schianta la macchina di Cahit (Birol Unuel).
Se la caverà con un collare, qualche ammaccatura che quasi non si nota in uno chassis già abbastanza malandato che dimostra più dei 40 che ha, e un ricovero temporaneo in un reparto dove lo psichiatra di turno proverà a capire perché voleva uccidersi. Finirà con il consiglio di Cahit al medico di andare piuttosto lui in analisi.
Cahit non voleva uccidersi, in realtà, ha solo lasciato che la macchina andasse e non ha frenato, perché farlo? Déraciné senza approdi né paternità colte, nulla che faccia di lui un’icona alla James Dean o un maudit alla Bukowski, Cahit è solo un povero diavolo senza qualità, se non fosse per una speciale forma di tenerezza che emana, di fragilità insospettabile dietro quelle rughe e quel cipiglio.
Lei sì, invece, voleva uccidersi, Sibel, 20 anni e tanta voglia di vivere fuori dalle secche di una famiglia turca trapiantata in Germania, con padre che sembra il bisnonno di Bin Laden e il fratello maggiore integralista fino al midollo, sempre pronto ad inseguirla per strada e fracassarla di botte (scena ricorrente in tanto cinema da Gitai a Makhmalbaf).
Punto di convergenza fra i due è il suggerimento di Cahit a Sibel: le vene si tagliano per lungo, non come hai fatto tu, non serve a niente.
Emigranti di seconda, terza, forse quarta generazione, depressioni in corso, radici alle spalle che pesano e continuano a richiamare, regalandoci il ritorno a Istanbul di entrambi (ma è una Istanbul più che mai malinconica, in alcuni momenti anche paurosa nei vicoli della città vecchia) quando lui, dopo il matrimonio farsa che lei lo ha convinto a fare per liberarsi dai suoi, la cercherà proprio lì.
Sono passati anni e un po’ di galera.
In quel macello delle loro vite, che sembrano fatte apposta per incasinarsi ogni volta di più, tra bevute, sniffate e sesso senza senso, è arrivato a sorpresa l’amore, bello, grande e disperato, come conviene in questi casi.
Ora che i demoni hanno abbandonato Cahit, e tornare fra quei colori, quelle luci, in quel mare sarebbe un riprendere a vivere perché il matrimonio era una farsa, ma l’amore no, ora lei non può più seguirlo, una figlia, un marito, la vita che passa e va e sotto lo stesso ponte non scorre mai la stessa acqua.
L’ultima immagine di Cahit sfuma riflessa dal finestrino dell’autobus che lo riporta al suo paese, in una zona interna della Turchia.
Fatih Akin mescola commedia e dramma, aumenta gradualmente la tensione e porta alla catarsi.
Riesce bene a farlo, gli interpreti sono perfettamente integrati e complementari l’uno all’altra, c’è il modo tipico di Akin di pensare ad un mondo da un’altra sponda, far sentire disagio e appartenenza, volontà di integrazione e marginalità, difficile incontro di culture ma possibile, purchè si affidi anche alla musica il compito di conciliarle.
Il coro commenta sulla riva del Bosforo, mentre il tramonto indora i minareti della moschea di Solimano alle sue spalle.
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francesco
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venerdì 2 dicembre 2005
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melodramma al kebap
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Melodramma al Kebap su una coppia di turchi di Germania in fuga da se stessa. E destinata a non raggiungersi mai, anche se l'ultimo giorno da sposi dei due, quel guardarsi in volto dopo tanto tempo nel vuoto di una stanza d'albergo a Istanbul – come dire, finalmente noi, i nostri corpi e null'altro – e' la scena d'amore piu' intensa che abbia visto recentemente. Film d'amore e su come l'amore trasformi le persone e i loro comportamenti, leghi attraverso gli odori, getti nel vuoto e ti tiri su. Ma 'La sposa turca' e' anche (soprattutto?) il viaggio, narrato significativamente da un regista turco di Germania non meno dei suoi personaggi, in un'Europa in cui e' difficile distinguere Amburgo da Istanbul, dove le culture sono mescolate, come dimostra limpidamente la splendida colonna sonora, che passa dalla musica popolare turca a quella occidentale, lasciando spazio solo a tradizioni (il matrimonio secondo i canoni musulmani in Germania) e modelli (la cugina Selma che vive a Istanbul come una donna tedesca in carriera, palestra in casa ed Eurosport in tv compresi) che per i due protagonisti sono ormai gusci vuoti.
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Melodramma al Kebap su una coppia di turchi di Germania in fuga da se stessa. E destinata a non raggiungersi mai, anche se l'ultimo giorno da sposi dei due, quel guardarsi in volto dopo tanto tempo nel vuoto di una stanza d'albergo a Istanbul – come dire, finalmente noi, i nostri corpi e null'altro – e' la scena d'amore piu' intensa che abbia visto recentemente. Film d'amore e su come l'amore trasformi le persone e i loro comportamenti, leghi attraverso gli odori, getti nel vuoto e ti tiri su. Ma 'La sposa turca' e' anche (soprattutto?) il viaggio, narrato significativamente da un regista turco di Germania non meno dei suoi personaggi, in un'Europa in cui e' difficile distinguere Amburgo da Istanbul, dove le culture sono mescolate, come dimostra limpidamente la splendida colonna sonora, che passa dalla musica popolare turca a quella occidentale, lasciando spazio solo a tradizioni (il matrimonio secondo i canoni musulmani in Germania) e modelli (la cugina Selma che vive a Istanbul come una donna tedesca in carriera, palestra in casa ed Eurosport in tv compresi) che per i due protagonisti sono ormai gusci vuoti. Forse vale la pena fare un salto indietro, tornare dove si e' nati, ritrovare il filo perduto del discorso. Lui ci riesce, lei no. O, forse, si e' gia' trovata. Da vedere. Comunque, il miglior kebap di Milano lo trovate in via Padova, poco dopo Loreto, sulla destra. Buon appetito.
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[+] molto forte l'amore di due amanti sposi
(di gianni)
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dario
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lunedì 30 marzo 2015
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involuto
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La storia non è una storia, ma una serie di avvenimenti decisi a tavolino, prefabbricati allo scopo di giungere a una morale scontata. Tutto prevedibile e portato avanti in modo appena discreto. La regia è impegnata, ma non va al di là della forma (che è a tratti notevole). Troppa autodistruzione, reiterata attraverso bevute ciclopiche, droga, fumo a non finire, volgarità. Non c'è capacità di sublimazione. La recitazione della ragazza (Sibel Kekrilli) è strepitosa.
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angelo umana
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lunedì 14 dicembre 2015
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contro il muro e testa in sù
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Film un po’ sopravvalutato, chissà cosa a Berlino nel lontano 2004 fece decidere la giuria di dare ad esso l’Orso d’oro, forse una testimonianza di accoglimento della numerosa comunità turca ospitata in Germania per lavoro. Sibel e Cahit però, emigrati turchi ad Amburgo, al lavoro si vedono poco, solo all’inizio vediamo Cahit lavorare, riordina e pulisce nel locale pubblico (o bettola mal frequentata) gestito da un amico che all’occasione gli fa anche da fratello maggiore, severo ma protettivo e generoso. Uno così - un emarginato, rissoso, che non ha una meta e nemmeno il coraggio di andare avanti – è il casuale prescelto da Sibel per proporgli di sposarla. Il motivo dichiarato è che la ragazza vuole uscire dalle grinfie della famiglia e di suo fratello maggiore, per poi darsi ad ogni ragazzo che le piaccia, ma le facce scelte dal regista Fatih Akin sembrano fatte l’una per l’altro: lei è molto bella, giovane e scatenata, lui con diversi anni di più e diverse cicatrici, ma non poi tanto male, uno reso “duro” dalla vita.
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Film un po’ sopravvalutato, chissà cosa a Berlino nel lontano 2004 fece decidere la giuria di dare ad esso l’Orso d’oro, forse una testimonianza di accoglimento della numerosa comunità turca ospitata in Germania per lavoro. Sibel e Cahit però, emigrati turchi ad Amburgo, al lavoro si vedono poco, solo all’inizio vediamo Cahit lavorare, riordina e pulisce nel locale pubblico (o bettola mal frequentata) gestito da un amico che all’occasione gli fa anche da fratello maggiore, severo ma protettivo e generoso. Uno così - un emarginato, rissoso, che non ha una meta e nemmeno il coraggio di andare avanti – è il casuale prescelto da Sibel per proporgli di sposarla. Il motivo dichiarato è che la ragazza vuole uscire dalle grinfie della famiglia e di suo fratello maggiore, per poi darsi ad ogni ragazzo che le piaccia, ma le facce scelte dal regista Fatih Akin sembrano fatte l’una per l’altro: lei è molto bella, giovane e scatenata, lui con diversi anni di più e diverse cicatrici, ma non poi tanto male, uno reso “duro” dalla vita.
E’ comprensibile che i due – che cominciano la loro attrazione dal punto dove le altre talvolta finiscono, cioè dal matrimonio – si innamoreranno, ma la cosa si fa attendere per buona parte del film, avverrà dopo tante peripezie, violenze, sniffate di cocaina (ma con che soldi se la procuravano?), bottiglie rotte e lattine di birra lanciate nel disordine di casa da parte di Cahit, spesso solo mentre la bella moglie “ufficiale” esplora letti estranei. La violenza disseminata, gli ambienti, fanno spesso pensare al film italiano recentissimo, Non essere cattivo di Claudio Calligari, del 2015. Sorprende che lui, così demotivato e abulico, trovi tanta energia per fornicare con un’amica più agée di Sibel, che risulta poi essere una collaboratrice nel suo negozio di parrucchiere, e sorprende pure che questa Sposa turca sia sempre fresca e pimpante nonostante le peripezie (il film è tedesco e il titolo originale è Gegen die Wand - Head on!, Contro il muro - testa in sù, contro di esso i due sbattono in vari modi).
Può essere interessante il film per le regole, costruite alla mercé dei maschi, imposte alla donna nella società turca. Queste sono mostrate grottescamente anche in un film più recente, Mustang, ambientato in Turchia in un villaggio a 1000 km. da Istanbul. In esso vengono punite cinicamente, dalla zia e dal loro cugino, cinque giovani sorelle orfane, ree di aver giocato coi compagni di scuola al mare mettendosi a cavalcioni sulle spalle di ragazzi: due si libereranno sposandosi (appunto), una - che il pubblicamente “virtuoso” cugino violentava – suicidandosi e le due minori fuggendo. La più piccola e più ribelle brucia provocatoriamente le sedie davanti alla zia perché, dice, le sedie hanno toccato il nostro culo. Nel film di Akin invece uomini turchi sono a loro modo “moderni” ma per spassarsela cercano ragazze straniere e si offendono molto quando Cahit chiede loro Perché non scopate con le vostre mogli?, mogli che evidentemente non devono essere nominate invano. Non solo, i genitori di Sibel bruciano tutte le sue foto quando il genero Cahit compie un delitto. L’onore è salvo.
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jaky86
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domenica 6 marzo 2011
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amore alla turca
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Orso d'oro a Berlino per l'opera di Fatih Akin.
Amburgo: Sibel, giovane musulmana turca, organizza un matrimonio di convenienza con Cahit, un convincente Birol Unel, anch'egli di origine turca, per sfuggire alle oppressioni della famiglia. Quando sfocerà l'amore tra i due, il melodramma prenderà corpo con coinvolgimenti tragici. Cala un pò di intensità nella seconda parte girata a Istanbul. Akin si conferma ottimo regista per narrare le vicende della comunità turca in Germania. Colonna sonora fondamentale, come in soul kitchen.
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dandy
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venerdì 12 agosto 2011
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uniti loro malgrado,nell'autodistruzione......
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Un melodramma estremamente duro e appassionato,che avrebbe certamente interessato Rainer Werner Fassbinder.L'interno della comunità turca trasferitosi in Germania è lo specchio di un mondo di disagiati ed esasperati,dove il desiderio di ribellarsi alle tradizioni porta inevitabilmente alla rovina(e i fatti più estremi non sono nemmeno i tentativi di suicidio).Punteggiato in stile brechtiano dalle esecuzioni di un complesso in riva al Bosforo,la cui canzone inframmezza gli snodi del racconto,il film vede e approfondisce attraverso le vicende di questa coppia "maledetta" e mal assaortita la capacità di tirare i fili ta passato e presente, e fra Germania e Turchia.
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Un melodramma estremamente duro e appassionato,che avrebbe certamente interessato Rainer Werner Fassbinder.L'interno della comunità turca trasferitosi in Germania è lo specchio di un mondo di disagiati ed esasperati,dove il desiderio di ribellarsi alle tradizioni porta inevitabilmente alla rovina(e i fatti più estremi non sono nemmeno i tentativi di suicidio).Punteggiato in stile brechtiano dalle esecuzioni di un complesso in riva al Bosforo,la cui canzone inframmezza gli snodi del racconto,il film vede e approfondisce attraverso le vicende di questa coppia "maledetta" e mal assaortita la capacità di tirare i fili ta passato e presente, e fra Germania e Turchia.Dove più che all'amore imprevisto responsabile del fallimento dei piani dei protagonisti,il regista è interessato al grumo di legami e influenze irrisolte che i turchi nati e cresciuti in Europa si portano comunque dentro.Ottima scelta delle musiche(in gran parte ovviamente turche).Straordinaria la coppia di protagonisti.La Kekilli in particolare,qui al suo esordio dopo un passato da pornoattrice(questo genere di sato di qualità riesce davvero una volta su mille).Comunque siete avvertiti:il sesso è molto limitato.Gli scoppi di violenza improvvisa e cruda no.Ma non è mai gratuita.
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nick castle
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martedì 19 aprile 2011
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banale dramma sopravvalutato...
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La sposa turca, è un dramma più che geniale o originale, furbo per essere coincisi. Perchè con la scusa dell'immigrazione mette in scena uno spettacolo già visto, in vesti comiche e in vesti drammatiche. E' un film che non parla dell'immigrazione, se non un breve accenno all'inizio, l'immigrazione non fa neanche da sfondo, solo perchè i personaggi sono di origine turca e nella seconda parte del film vanno a Istanbul, non vuol dire che il film tratti di immigrazione, più che altro parla di immigrati, ma ne parla senza approfondimento, il che dato già dalla scelta dei caratteri dei personaggi, personaggi squallidi, di poco spessore, che non trasmettono niente allo spettatore, non dicono niente perchè non sono niente.
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La sposa turca, è un dramma più che geniale o originale, furbo per essere coincisi. Perchè con la scusa dell'immigrazione mette in scena uno spettacolo già visto, in vesti comiche e in vesti drammatiche. E' un film che non parla dell'immigrazione, se non un breve accenno all'inizio, l'immigrazione non fa neanche da sfondo, solo perchè i personaggi sono di origine turca e nella seconda parte del film vanno a Istanbul, non vuol dire che il film tratti di immigrazione, più che altro parla di immigrati, ma ne parla senza approfondimento, il che dato già dalla scelta dei caratteri dei personaggi, personaggi squallidi, di poco spessore, che non trasmettono niente allo spettatore, non dicono niente perchè non sono niente. Negli stati uniti, ogni anno escono decine di film di becera qualità con la stessa trama di questo, e questo non è da molto più. Per giunta, le musiche di Maceo Parker, il fu sassofonista della band di James Brown, sono sfruttate pochissimo e si sentono poco niente nel film. Ha vinto persino l'orso d'oro al festival di Berlino... L'unica cosa che colpisce davvero è la bellezza di Sibel Kekilli, vera tedesca di origine turca, ex-attrice pornografica nota nel cinema hard-core con il nome di Dilara, quà al suo primo ruolo non pornografico.
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[+] d'accordo
(di miniapple)
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[+] de gustibus...
(di gigi57)
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