Franco Montini
La Repubblica
Come accade spesso ai registi affermati, anche Giuseppe PIccIoni,sostenuto da una coppia di attori già sperimentati, Lo Cascio e la Ceccarelli,reduci da Luce dei miei occhi, si cimenta nel cinema sul cinema, raccontando una vicenda che ruota attorno ad un sete alla lavorazione di un film. Si tratta di un kolossal in costume ambientato nell’Ottocento ed imperniato su una sfortunata storia d’amore. A interpretare i ruoli di protagonisti del film sono Stefano, un attore affermato, ma già disincantato e stanco del mestiere, dal carattere freddo e scostante, e Laura, una ragazza istintiva e disordinata, dal passato burrascoso e non del tutto risolto,all’esordio nel cinema. Laura colpisce Stefano per la sua immediatezza,per il suo modo rischioso di proporsi,che nell’attore esperto fa immediatamente scattare un misto di diffidenza, ma anche di attrazione. Durante le prove, Stefano cerca di mantenere le distanze da Laura,ma lei finisce per coinvolgerlo, Insomma La vita che vorrei si sviluppa su un doppio binario, raccontando da un lato la passione fra i protagonisti del film,Federico ed Eleonora, e dall’altra quella non meno complicata e problematica fra Stefano e Laura. Le vicende dell’Ottocento si intersecano con quelle dei nostri giorni;specchi, candele, velluti, broccati antichi,costumi ricchi e raffinati si mescolano alrock e agli abiti moderni. Il film che stanno interpretando diventa il contrappunto dell’amore che nasce fra i due attori.
Da Il Venerdì di Repubblica, 27 agosto 2004
di Franco Montini, 27 agosto 2004