Io, Robot |
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Un film di Alex Proyas.
Con Will Smith, Bridget Moynahan, Alan Tudyk, James Cromwell, Bruce Greenwood.
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Titolo originale I, Robot.
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
- USA 2004.
uscita venerdì 22 ottobre 2004.
MYMONETRO
Io, Robot
valutazione media:
2,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ottimo spot di Audi e Converse.di ultimoboyscoutFeedback: |
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lunedì 5 novembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ispirato a una serie di racconti di Asimov, in particolare a "Iniziativa personale", narra di un futuro nemmeno troppo lontano in cui i robot convivono con gli umani rispettando le tre Leggi della robotica. Qualcuno però ha idee differenti e non è contento dello status quo. Il detective Spooner, interpretato da un convincentissimo e istrionico Will Smith, chiamato a indagare su un apparente suicidio, sarà il fulcro nella risoluzione degli eventi. Fantascienza d'azione in cui gli effetti speciali la fanno da padroni a scapito della filosofia di Asimov che non viene nemmeno avvicinata e che ripropone temi già visti e collaudati come problemi esistenziali e religiosi che rimandano soprattutto a "Blade Runner". Lo spettacolo è comunque più che soddisfacente, il ritmo è buono la narrazione viaggia fluida e senza intoppi. Giusta l'idea di ambientare la storia in un prossimo futuro credibile piuttosto che in uno super fantascientifico, coniugando classico e tecnologico, è un prodotto che trasuda testosterone e che palesa uan sceneggiatura leggera che fa acqua non da tutte ma da tante parti. Regia appena accettabile, budget clamoroso non proprio ben speso, belli il visino spigoloso di Bridget Moynahan, assolutamente fantastico l'androide Sonny ricreato al computer rubando le espresisoni facciali di Alan Tudyk: intrattenimento purissimo, i temi importanti sono solo sfiorati per un risultato controverso. Del Spooner è il classico eroe senza macchia e senza (quasi) paura tipico dei film di Proyas. Rappresenta il vero anti-eroe che si barcamena tra dilemmi esistenziali ma sa guardare oltre e soffre di uno stato di alienazione che lo allontana dal contesto. Fotogrfia che vira sui colori freddi, molto adeguata poi la sensazione di asetticità propria di una realtà meccanizzata. Il piacere per gli occhi è evidentissimo, non del tutto soddisfacente invece per la mente.
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