simona finocchiaro
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lunedì 26 dicembre 2005
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un film duro ma significativo
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Il film diretto da Asia Argento è ispirato al romanzo di J.T.Leroy “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa”.
La protagonista, Sarah interpretata da Asia Argento è una ragazza sbandata, incosciente con molti vizi tra i tanti l’abuso di stupefacenti. Un giorno decide di affrontare la sua maternità, stappando il figlio Jeremiah, che aveva abbandonato, alla famiglia adottiva. La vita di Sarah è un continuo spostarsi attraverso le località e le esperienze più improbabili ed estreme, in un lungo viaggio "on the road"; mentre la madre si concede a molti uomini, Jeremiah imparerà ad adattarsi a tutte le condizioni difficili in cui si troverà e subirà numerose violenze che lasceranno un segno indelebile per tutta la sua vita.
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Il film diretto da Asia Argento è ispirato al romanzo di J.T.Leroy “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa”.
La protagonista, Sarah interpretata da Asia Argento è una ragazza sbandata, incosciente con molti vizi tra i tanti l’abuso di stupefacenti. Un giorno decide di affrontare la sua maternità, stappando il figlio Jeremiah, che aveva abbandonato, alla famiglia adottiva. La vita di Sarah è un continuo spostarsi attraverso le località e le esperienze più improbabili ed estreme, in un lungo viaggio "on the road"; mentre la madre si concede a molti uomini, Jeremiah imparerà ad adattarsi a tutte le condizioni difficili in cui si troverà e subirà numerose violenze che lasceranno un segno indelebile per tutta la sua vita. Un film abbastanza “Duro” e “Significativo”; l’attrice-regista durante un’intervista afferma di aver avuto paura a presentare questo film in Italia perché “Termevo che l’immagine che si ha di me prevalesse sul contenuto del film. In realtà ho amato talmente tanto questa storia , ho sofferto talmente tanto per le ferite di J.T. che ho pensato che fosse assolutamente importante raccontarla. Io spero che tutti vedano il film a cuore aperto, come io ho letto il libro”.
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(di ari d'oro)
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enoc
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lunedì 21 febbraio 2005
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aderenza, fedeltà, riscrittura
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Impossibile rimanere indifferenti davanti a questo tumultuoso adattamento di Asia Argento, letteralmente impossibile. La "riduzione" del folgorante romanzo di JT Leroy riesce nella prodigiosa impresa di coniugare tre aspetti delicatissimi in qualsiasi trasposizione filmica: aderenza alla superficie narrativa del testo letterario, identità di temperatura interna e rielaborazione personale. Pur seguendo fedelmente, e rispettando profondamente, l'universo di Leroy, Asia lo riscrive con grande padronanza e straordinaria sincerità, stravolgendone l'andatura misurata con un'impaginazione disordinata, frastornante. Sbalordisce la finezza con cui la cineasta adegua lo stile di regia alle situazioni rappresentate: si va dalle riprese spaesate di Jeremiah dell'incipit a quelle allucinate di Sarah nel prefinale, passando per il registro classico della parte ambientata nella comunità religiosa.
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Impossibile rimanere indifferenti davanti a questo tumultuoso adattamento di Asia Argento, letteralmente impossibile. La "riduzione" del folgorante romanzo di JT Leroy riesce nella prodigiosa impresa di coniugare tre aspetti delicatissimi in qualsiasi trasposizione filmica: aderenza alla superficie narrativa del testo letterario, identità di temperatura interna e rielaborazione personale. Pur seguendo fedelmente, e rispettando profondamente, l'universo di Leroy, Asia lo riscrive con grande padronanza e straordinaria sincerità, stravolgendone l'andatura misurata con un'impaginazione disordinata, frastornante. Sbalordisce la finezza con cui la cineasta adegua lo stile di regia alle situazioni rappresentate: si va dalle riprese spaesate di Jeremiah dell'incipit a quelle allucinate di Sarah nel prefinale, passando per il registro classico della parte ambientata nella comunità religiosa. E colpisce anche la decisione radicale di non seguire il romanzo fino in fondo, chiudendo il film con un finale prepotentemente aperto, ferrariano. Un film ostinatamente, sfacciatamente innocente.
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boboskij
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venerdì 29 giugno 2012
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ingannevole è j.t. leroy più di ogni altra cosa...
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Il secondo lungometraggio della''bella e dannata'',Asia Argento prende spunto dall'omonimo romanzo di J.T. Leroy, candidato al premio Strega 2000. Paradossalmente quest'opera presenta più il carattere della fiction,avendo ben poco di biografico.E non solo per lo stile della narrazione,sempre in bilico fra onirismo e realtà esacerbata.Nel 2006,a seguito di alcune indiscrezioni,si venne a sapere infatti che il vero autore del romanzo non era lo sfortunato J.T. Leroy dall'infanzia rubata, bensì una donna,tale Laura Albert che utilizzò questo pseudonimo per richiamare l'interesse dell'editore.
Non sappiamo se Asia fosse o meno a conoscenza della cosa, preferirei optare per una presunta buonafede, fatto sta che la trascrizione cinematografica a differenza dell' opera letterale lascia alquanto a desiderare.
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Il secondo lungometraggio della''bella e dannata'',Asia Argento prende spunto dall'omonimo romanzo di J.T. Leroy, candidato al premio Strega 2000. Paradossalmente quest'opera presenta più il carattere della fiction,avendo ben poco di biografico.E non solo per lo stile della narrazione,sempre in bilico fra onirismo e realtà esacerbata.Nel 2006,a seguito di alcune indiscrezioni,si venne a sapere infatti che il vero autore del romanzo non era lo sfortunato J.T. Leroy dall'infanzia rubata, bensì una donna,tale Laura Albert che utilizzò questo pseudonimo per richiamare l'interesse dell'editore.
Non sappiamo se Asia fosse o meno a conoscenza della cosa, preferirei optare per una presunta buonafede, fatto sta che la trascrizione cinematografica a differenza dell' opera letterale lascia alquanto a desiderare.La vicenda racconta ,dell'infanzia perduta del piccolo Geremia,preso inizialmente in adozione da una famiglia per bene e successivamente riaffidato alle cure della madre naturale,Sara(Asia Argento)tossicomane dall'anima tormentata dibattuta in una vita di dissolutezze e depravazioni.Il rapporto che si sviluppa fra i due è un rapporto malato,morboso a causa dell'instabilità e dell'isterismo della donna,convinta che in realtà per lei quel figlio sia da considerarsi come un peso,un ostacolo.La giovane ragazza madre sceglierà di non abortire solo su insistenza del padre,un predicatore fanatico,interpretato per paradosso da P. Fonda, simbolo della controcultura anni'70.Asia ci vuole far credere che parte del malessere di Sara venga dall'educazione perbenista e morbosamente religiosa ricevuta.Questa è solo una delle tante tematiche che la bella romana affronta;butta infatti eccessiva carne al fuoco, sfiorando lievemente,ma senza mai andare a fondo nelle analisi.La struttura del film ne risente risultando ampiamente sfilacciata e solo in parte abbozzata.Il susseguirsi della vicenda sarà a dir poco catastrofico,con Geremia costretto a doversi adattare alle violenze degli innumerevoli partner della madre,la quale sceglierà tra l'altro la strada della prostituzione per poi precipitare in un baratro di follia ed autodistruzione nel quale cercherà di portare con sè il proprio pargolo,costretto a soccombere nonostante lo strenue tentativo di conservare la propria purezza.Il film turba incessantemente,fin dalle prime riprese si è irretiti da un opprimente e nauseabonda sensazione d'angoscia e in questo Asia è bravissima.Le ambientazioni ,che ricordano fortemente un Gus Van Sant di prima maniera, non fanno che accrescere quanto detto poc'anzi.V'è comunque da riconoscere la prova coraggiosa di Asia che cerca di sottrarsi al triste destino a cui sembra essersi ormai rassegnato il resto del cinema italiano, cercando di offrire qualcosa di meglio ,seppur cerchi di scimmiottare per alcuni versi quel filone del cinema indipendente americano.Resta da chiedersi quale sia il vero motivo che si cela dietro la scelta di Asia di affrontare questa vicenda.Forse fra compassione e empatica sofferenza per la vicenda del piccolo Geremia si nasconde il malsano bisogno di maledettismo della giovane di casa Argento: possiamo scorgere infatti una punta di rammarico e di invidia forse per non essere stata propri lei a vivere quel tipo infanzia e probabilmente proprio questa è da individuarsi come la falla principale che non permette a un film con dei buoni spunti iniziali di decollare.
Musiche dell'ex Morgan.Cameo superfluo di W. Ryder, più efficace quello di Marylin Manson.
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