Alessandra Mammi
L’Espresso
Grazie Berlino per non aver bombardato l’Iraq... E Aragorn che parla. Sorpresa. La folla esulta. Peter Jackson e il suo staff meno. Viggo Mortensen con taglio di capelli alla marine e giacca verde spiegazzata, sembra più un malinconico attore di Lars Von Trier che il re che ha sconfitto Sauron. Ma per le centinaia di fan raccolti su Potsdamer Platz per veder sfilare l’intera Compagnia dell’anello, lui è comunque il re dei re. Tutti urlano come impazziti: per Viggo, per Aragorn, per Tolkien. Forse anche per l’Iaq.
La trionfale anteprima berlinese dei Ritorno del Re, battezza in pace l’arrivo in Europa di un film che l’America ha già incoronato come il migliore dell’anno. Di più: «Un capolavoro da 330 milioni di dollari che con pieno di diritto si colloca fra grandi classici come il Mago di Oz, Via col vento e Lawrence d’Arabia». Così mentre il “New York Post” fa di Mortensen un nuovo Peter O’ Toole e di Jackson il rinato Victor Fleming, il “Village Voice” travolto dall’entusiasmo snocciola, con sguardo strabico, generosi paragoni: dalla passione romantica di Titanic, alla fantasia allucinata di Metropolis di Fritz Lang, fino alla potenza narrativa del Griffith di Nascita di una nazione e Intolerance. Si arriva alla conclusione che «a confronto del Ritorno dei Re, la trilogia di Matrix implode e la serie di Star Wars sembra una pallida imitazione della saga tratta da Tolkien ». S’inchina anche “Rolling Stone” «Lunga vita al re e a Peter Jackson, un Colosso in marcia nella leggenda dello schermo».
E così Peter Jackson ha vinto persino su Lucas e i fratelli Wachowski, suoi diretti concorrenti in esoteriche trilogie di successo. Ha vinto soprattutto con quest’ultimo capitolo, salutato universalmente come grande capolavoro. Tre ore e mezza di proiezione quasi interamente occupate da una battaglia infinita, da un gioco di montaggio serrato, da una tensione crescente che inchioda il pubblico. Ovunque suspense: mentre Aragorn, Legolas, Gimli e i guerrieri di Re Théoden combattono contro gli orridi orchi dell’esercito di Sauron, Frodo tra plumbee e gotiche montagne affronta ragni kafkiani e crisi d’ansia da principe shakespeariano. E a interrompere Gollum in lotta con la sua schizofrenica metà ecco l’immagine di una pallida pre-raffaeflita Liv Tyler con corteo di damigelle fra sognanti paesaggi elfici, mentre all’improvviso guarnigioni di morti viventi, degni del miglior zombie-movie, si schierano dalla parte dei buoni per guadagnare eterna salvezza. La fine incalza e manca il fiato. Compaiono jurassiche creature tra sformate in micidiali macchine da guerra: pterodattili volanti che come B-S2 bombardano arroccate cittadelle, mastodontici mammut in funzione d’ariete, draghi volanti cavalcati dai terribili cavalieri neri senza corpo. E in tutto questo c’è ancora spazio per raccontare amori, passioni filiali, lotte di potere, amicizia, follia.
«Look. don’t listen», guardate e non perdete tempo ad ascoltare, è il consiglio del “Voice”. Due occhi non bastano per catturare tutti i particolari e la complessità del Signore degli anelli numero Tre. Perché Jackson, convinto che il buon dio si nasconde nel particolare, ha curato ogni infinitesimale dettaglio del suo magico affresco. La raffinata edizione francese di “Première” lo ha capito. Nel numero di dicembre dominato dal volto di Viggo con titolo “Il giorno del Signore”, ha allegato un fascicolo di immagini in bianco e nero che sembra un numero speciale di “Art Forum”. Volti degli orchi simili a foto di Wit-kin, cataste di piedi pelosi di hobbit degni di un disegno di Kubin, primi piani di morti viventi, nani ed elfi autorevoli come in una galleria di ritratti vittoriana. Meno elegante ma più trendy, il numero speciale di “Première America” con servizi fotografici su Frodo e company in versione rapper, Beastie Boys e persino nei panni dei Beatles in fila sulle strisce pedonali dalla celebre copertina di “Abbey Road”. Siamo al vero culto.
Il film non è ancora uscito e la febbre è già scoppiata. figuriamoci che succederà in Italia da oggi in poi, quando Medusa (distributore italiano del film) in nome del Signore, farà partire un evento a puntate mai visto sui nostri schermi. Si comincia ripassando, con le inedite versioni integrali dei primi due capitoli. Dal 9 al 15 gennaio nelle sale di 17 città italiane sarà programmata la Compagnia dell’anello nello splendore di tutte le sue quattro e ore e un quarto di lunghezza. Poi, dal 16 al 22, toccherà ad altre quattro ore e passa delle Due torri, intanto il 18, al Future Film Festival di Bologna, ci sarà l’anteprima del film. Ma il trionfo arriverà il 21 gennaio, il giorno prima dell’uscita dei Ritorno del Re. Il Mercoledì degli Anelli sarà consacrato da una maratona di oltre dodici ore: tutti e tre i film in versione completa. A Roma l’Auditorium è già preso d’assalto. Nonostante i 20 euro d’ingresso (che comprendono però anche cinque poster omaggio e parca consumazione di bibita e panino), l’insostenibile durata e il giorno feriale scelto per l’evento, i biglietti sono quasi esauriti e il sito per le prenotazioni (www.medusacinema.it) preso d’assalto da fan che chiedono anche 80 biglietti alla volta, per arrivare tutti insieme e tutti mascherati.
Non solo: italiche società tolkieniane, circoli cinefili e generici fanatici della saga, hanno già fatto richiesta per vedere proiettata in diretta la notte degli Oscar nei cinema e nelle piazze. Un tifo da stadio per l’unico film considerato degno di portarsi a casa almeno una decina di statuette. Ma soprattutto l’unico capace di vincere una scommessa impossibile: portare sullo schermo la saga di Tolkien, dare corpo a un romanzo oggetto di un religioso culto, raccontare l’eterna lotta fra Bene e Male e non deludere neanche il più fondamentalista dei fan.
Da L’Espresso,15 gennaio 2004
di Alessandra Mammi, 15 gennaio 2004