Rita Celi
La Repubblica
Finora sono sbarcate le star. Oggi è arrivato Al Pacino con il "suo" Shylock, una profonda e rabbiosa interpretazione del personaggio del Mercante di Venezia, portato sul grande schermo da Michael Radford, presentato alla Mostra Fuori concorso. Insieme a regista e interprete, sono arrivati al Lido anche Jeremy Irons, che nel film è un sofferto Antonio, Joseph Fiennes (già fortunato interprete di Shakespeare in love) che è Bassanio, Lynn Collins che veste i panni di Porzia.
Un film che tocca conflitti religiosi e riapre ferite ancora aperte pur con parole e storie del passato. "E’un argomento delicato che può dare orgine a controversie" dichiara l'attore, "ma io ho accettato di farlo perché la sceneggiatura di Radford affrontava problemi importanti da affrontare e il personaggio di Shylock riusciva a sintetizzare una condizione umana particolare".
Sono passati otto anni dal Riccardo III, un documentario scritto, diretto e interpretato da Al Pacino che si interroga e ruota intorno al lavoro dell'attore che deve portare in scena il personaggio shakespeariano. Un lavoro affrontato anche dal cast del film di Radford, ma Shylock è stato un compito più arduo per l'attore. "Per Riccardo III lo avevo già studiato abbastanza, il documentario arrivava infatti dopo una lunga tournéè teatrale in giro per gli Stati Uniti. Con Shylock invece è stato affrontare un personaggio nuovo. Con il regista abbiamo cercato di capire il passato di Shylock, cosa lo aveva portato a comportarsi in quel modo. E abbiamo capito che, pur se riusciva a fare bene gli affari, aveva dentro di sé una profonda tristezza, che si trasforma in rabbia dopo la fuga della figlia".
L'attore spiega inoltre le difficoltà che ha incontratto per recitare un testo teatrale al cinema. "Quando si recita Shakespeare a teatro, bisogna sempre sforzarsi per arrivare anche alle seconde file dei palchi. Nel film invece bisogna contenersi in un'inquadratura, e questo è stato il lavoro che Radford ha fatto su di me". In particolare per il celebre monologo sull'uguaglianza degli esseri umani, cristiani, ebrei, e di qualunque razza. "Lo abbiamo fatto e rifatto, dando almeno dodici interpretazioni, Michael mi ha guidato verso il tono giusto. E’stata la sfida maggiore, perché si trattava di recitare un monologo noto, affrontandolo cime se fosse pronunciato per la prima volta".
Michael Radford, il regista che ha diretto Massimo Troisi in Il postino, risponde in italiano alle domande dei giornalisti. "Difficile sapere perché Shakespeare fa bene al cinema, è uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Il Mercante di Venezia non parla solo di ebrei e veneziani, ma di due culture che non si capiscono, è una storia drammatica su un conflitto ancora attuale, e pur mantenendo il testo, i costumi, l'ambientazione, c'è un sottotesto che ci ha permesso di farne un film moderno in cui non c'è traccia di antisemitismo". Il regista teme nuove polemiche dopo quelle con la comunità ebraica negli Usa. "Non so però cosa farci, bisogna vedere il film per capire che non c'è nulla di antiebraico. Shakespeare poi è il più grande di tutti i tempi".
Da La Repubblica, 4 settembre 2004)
di Rita Celi, 4 settembre 2004)