Fahrenheit 9/11

Roberto Silvestri

Cannes premia l'arte che sposta le montagne. Ha vinto, per la prima volta nella storia del festival, un film-poesia «doc» di Michael Moore, Fahrenheit 9/11 (le cui versioni in prosa, di Jean Luc Godard e di Sembene Ousmane, sono state tenute fuori gara), riflessione cinetica, capace di smuovere il pensiero e la vita. Che ci mostra, in happy end, nonostante la tragica analisi delle operazioni planetarie della banda Bush jr, l'avvenire e l'altrimenti. Ha vinto il mistero. Ha vinto un film non egocentrico, anche se girato in prima persona maschile singolare, da un giornalista/filmaker/comico che si mette in discussione, con i suoi limiti (soprattutto di linea) e punta alla condivisione, non alla comunicazione. [...]

di Roberto Silvestri, articolo completo (2642 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 21 maggio 2004