13 GOING ON 30
Commedia di un rosa intenso che non si lascia minimamente offuscare dalle nubi non certo dello stesso colore che attraversano attualmente il cielo americano. 13 going on 30 (30 anni in un secondo nelle nostre sale) rappresenta comunque il bisogno di tuffarsi in un periodo meno turbolento in cui potersi riconoscere, un tentativo di riprendere il sogno americano da un punto lontano in cui si è probabilmente interrotto.
Jenna, ragazzina tredicenne, soffre dei complessi tipici di tanti adolescenti della sua età: non si sente carina, è insicura, non è corteggiata da chi vorrebbe, mentre le fa il filo un ragazzotto piuttosto in carne che lei non prende nemmeno in considerazione; è snobbata da un gruppo di ragazze piene di sé, che spopolano e vorrebbe ella stessa entrare a far parte di quel club ristretto.
In realtà vorrebbe essere più grande, avere già passato indenne la cosiddetta età ingrata, vorrebbe avere 30 anni che, evidentemente, considera l’età d’oro per una donna. È così che, proprio nel giorno del suo tredicesimo compleanno, dalla casa giocattolo costruita con le proprie mani e regalatale dal suo giovane spasimante, cade una pioggerella di polvere magica e Jenna si risveglia, come per incanto, diciassette anni dopo nella casa che abita nel 2004. Si guarda allo specchio e non si riconosce; con lei c’è un uomo di cui ignora l’identità; scopre di essere una famosa redattrice di una rivista femminile e di avere una collega con cui lavora in coppia che le ricorda qualcuno; infine di lei dicono che è un’arrivista senza scrupoli.
Jenna, superato il primo momento di sbandamento, si sente felice perché ha una bella casa, la vengono a prendere e la portano al lavoro con una Limousine ed ha un mucchio di soldi. In realtà si ritrova con il suo spirito ingenuo di tredicenne nelle vesti di una donna arrivata e, poco alla volta, si deve rendere conto che c’è una frattura insanabile fra la Jenna che lei era pochi giorni prima… a 13 anni e quella di adesso che di anni ne ha 30. Tenta così di cancellare in tutte le maniere l’immagine che gli altri hanno di lei e che altro non è che la proiezione standardizzata di una mentalità che lei s’immaginava allora bella e giusta, ma che poi, rivisitata a posteriori con gli occhi della sua adolescenza, non lo è affatto. Di nuovo con la stessa magia ritorna indietro a sistemare una pendenza che le ha cambiato il corso della vita in un modo che lei – col senno di poi – capisce essere sbagliato e la rivediamo subito dopo in un presente in cui ogni cosa si è finalmente sistemata.
Insomma, basta ravvedersi – pare dire il regista Gary Winick – per potersi ancora salvare e dare il corso desiderato alla propria esistenza. Non è mai troppo tardi potremmo dire noi citando il nome di una trasmissione televisiva degli anni ’60 del secolo scorso, che intendeva dare un minimo d’istruzione agli analfabeti. Chissà, forse potrebbe essere un ammonimento propedeutico per i politici. Dotata di una certa verve, la protagonista Jennifer Garner riesce ad essere passabilmente credibile nel ruolo di una tredicenne inserita nel corpo di una trentenne. Mentre Mark Ruffalo, che impersona lo spasimante grassoccio da adulto, lo avevamo visto maggiormente a suo agio nel ruolo drammatico da lui impersonato tempo addietro nel film In the cut di Jane Campion. Per certi aspetti, il film ci ha poi ricordato Down with love, del regista Peyton Reed, che ha come interpreti principali Renée Zelwegger e Ewan Mc Gregor : se quello era però una godibile ricostruzione d’ambiente degli anni ’50, in cui la protagonista impersonava nello spirito Doris Day, 13 going on 30 sembra solo risentire la nostalgia per quel periodo.
Enzo Vignoli,
19 settembre 2004
[+] lascia un commento a theophilus »
[ - ] lascia un commento a theophilus »
|