Wonderland

Mauro Gervasini

Pare che il poliziotto di pattuglia che per primo entrò in quella maledetta casa di Wonderland Avenue, Los Angeles, abbia rimesso anche l’anima di fronte allo spettacolo. Quattro morti ammazzati, un lavoro sporco. L’assassino - più probabile “gli” assassini - voleva far male, lasciare il segno, mandare inequivocabili messaggi a chissà chi. Oppure solo vendicarsi. Quel poliziotto dallo stomaco sconvolto, vivessimo tra le pagine di un romanzo di James Ellroy, avrebbe magari chiamato il detective Lloyd Hopkins, perché l’efferatezza, la ritualità, il sangue, sono materie privilegiate dei suoi incubi. [...]

di Mauro Gervasini, articolo completo (3026 caratteri spazi inclusi) su Film TV 2004