franz
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venerdì 5 settembre 2008
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il vero significato del film
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Sulla recensione di Zappoli meglio stendere un velo. Raramente ho letto recensioni più superficiali. Come già qualcuno ha notato giustamente, il film usa il tema della pena di morte per parlare in realtà d'altro. E questo 'altro' è un problema filosofico-sociale molto complesso di cui ha sofferto la modernità dall'illuminismo in poi: la ricerca della Verità come base delle nostre azioni e delle nostre scelte.
Da Kant in poi, la morale è diventata una questione privata, soggettiva ("la legge morale dentro di noi, il cielo stellato sopra di noi", ve lo ricordate?) e con Nietzsche questo aspetto è stato portato alle estreme conseguenze. Non è più da secoli la Verità a guidare il cammino dell'uomo moderno, ma UNA verità da imporre agli altri, con la forza o con la persuasione.
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Sulla recensione di Zappoli meglio stendere un velo. Raramente ho letto recensioni più superficiali. Come già qualcuno ha notato giustamente, il film usa il tema della pena di morte per parlare in realtà d'altro. E questo 'altro' è un problema filosofico-sociale molto complesso di cui ha sofferto la modernità dall'illuminismo in poi: la ricerca della Verità come base delle nostre azioni e delle nostre scelte.
Da Kant in poi, la morale è diventata una questione privata, soggettiva ("la legge morale dentro di noi, il cielo stellato sopra di noi", ve lo ricordate?) e con Nietzsche questo aspetto è stato portato alle estreme conseguenze. Non è più da secoli la Verità a guidare il cammino dell'uomo moderno, ma UNA verità da imporre agli altri, con la forza o con la persuasione. Precisamente, la verità che più ci piace, o ci fa comodo.
Il protagonista del film è un Socrate al contrario: Socrate morì per amore della Verità, lui muore per amore della SUA verità. Infatti, non riuscendo a dimostrare con argomentazioni incontrovertibili che la pena di morte crea danni sociali maggiori dei suoi 'vantaggi', decide di 'creare' artificialmente il caso che gli dia ragione.
In un certo senso, questo è il male dei giorni nostri; giorni in cui i giornali, la televisione, i politici e perfino la gente comune mente, trucca le notizie, i sondaggi, i bilanci, il proprio stile di vita per far prevalere la rappresentazione sulla sostanza, ovvero una verità sulla Verità. E', questa, una moderna forma di sofistica, l'arte di OTTENERE ragione, non di AVERLA.
Il film è molto raffinato, forse troppo, nonostante l'apparenza commerciale. Mi sorprende però che dei critici di mestiere non arrivino neanche vicino a comprenderlo. E' irrilevante de Parker sia a favore o meno della pena di morte, essa è solo un pretesto. Ma mi sorge il dubbio che, in fondo, questo film sia stato capito e 'rifiutato': che i nostri critici abbiano sentito fischiare le orecchie in quel finale di denuncia contro i novelli sofisti?
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rongiu
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giovedì 9 settembre 2010
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"indifferenza." malattia gravissima.
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La notizia: “Abusano di una bambina e poi l’ammazzano.” Per il “SUO” papà e la “SUA” mamma si aprono le porte del “non senso della Vita”. Io, quale reazione emotiva manifesto leggendo o ascoltando questa notizia? Rabbia, collera, sdegno, disgusto, disprezzo e poi? E poi rientro nel “mio” tranquillo mondo, chiudo “fuori” gli altri e i loro problemi. “Una notizia in più, purtroppo”. C’è un solo nome da dare a questo mio atteggiamento. Indifferenza.
E’ una malattia gravissima, mi dicono gli esperti. I sintomi: non voler capire, non voler parlare, non voler partecipare ai drammi per poter effettuare una scelta consapevole.
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La notizia: “Abusano di una bambina e poi l’ammazzano.” Per il “SUO” papà e la “SUA” mamma si aprono le porte del “non senso della Vita”. Io, quale reazione emotiva manifesto leggendo o ascoltando questa notizia? Rabbia, collera, sdegno, disgusto, disprezzo e poi? E poi rientro nel “mio” tranquillo mondo, chiudo “fuori” gli altri e i loro problemi. “Una notizia in più, purtroppo”. C’è un solo nome da dare a questo mio atteggiamento. Indifferenza.
E’ una malattia gravissima, mi dicono gli esperti. I sintomi: non voler capire, non voler parlare, non voler partecipare ai drammi per poter effettuare una scelta consapevole. Il “non succederà mai a me” è il motto dell’indifferente.
Non è un film a far cambiare le “certezze” delle persone.
Un film, se ben fatto, può aiutarti a riflettere, ad illuminare magari zone d’ombra ancora inesplorate. Discussioni, dibattiti, incontri, ricerche, ben vengano. L’obiettivo è centrato.
Cade in errore, credo, chi pensa che “The life of David Gale” sia un film per i Texani, o per altri Stati, tutt’altro. In Texas non hanno bisogno di questi film. Perché? Perché questo popolo conosce bene i reati che possono condurti all’iniezione letale.
E’, invece, un pugno nello stomaco per la parte restante del Globo, che questo dramma lo vive solo di riflesso. Pensate, non è finzione scenica per le parti coinvolte, che vivono “intus et in cute” l’esecuzione di una sentenza, il più delle volte incommutabile.
Momento accusatorio, inquisitorio, requisitorie, collegio giudicante, lettura del verdetto, braccio della morte, addetti all’iniezione, stampa, forum sulla salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo, e così via. E’ un dramma senza fine, anzi si trasforma in tragedia quando tempi e sipari si alternano tanto sui giudicanti quanto sui giudicati. Tanto sulle vittime quanto sugli aggressori.
The life of David Gale è, a mio parere, un buon film. E’ nei dialoghi che vedo tanta linfa. Sono i dialoghi a liberare infinite particelle di forte intensità emotiva, dando forza e carattere a buona parte del lavoro. Charles Randolph filosofo e sceneggiatore esordiente dona adAlan Parker, regista, una robusta sceneggiatura.
Il film è un’opera con contenuti adatti per persone che hanno voglia di pensare, riflettere, porsi delle domande, mettere a dura prova le proprie convinzioni.
Chi ha voglia di farlo, si accomodi in poltrona, non resterà deluso. Spacey (professore di filosofia) e Laura Linney (Constance) sono persone “triadiche” – corpo, mente, spirito, sono impegnati per un obiettivo molto nobile. Lottare per la “Vita” dei condannati a morte.
Domanda: - I protagonisti del film, sono presentati come dei fanatici estremisti di un’idea, di una proposta o come persone piene di passione, di trasporto per quell’idea? Ciò è importante, credo, la differenza è sostanziale a tutto svantaggio o vantaggio della staticità o dinamicità del film; che non merita, a mio parere, giudizi affrettati.
Bitsey Bloom (Kate Winslet) giovane ma affermata giornalista è invitata da David Gale, condannato a morte, tre giorni prima dell’esecuzione ad ascoltare la sua storia . Durante i tre incontri la giornalista non si “limiterà solo all’ascolto”, inizierà ad agire. Una storia tutta da seguire con un finale non tanto scontato.
P.S.
Personalmente privilegio la persona che si pone delle domande ed ho molte riserve per chi si ritiene detentore di certezze. Preferisco il punto interrogativo (?) a quello esclamativo (!).
Good Ciak!
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paolo ciarpaglini
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domenica 31 maggio 2009
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life of david gale.
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Film di incredibile forza espressiva, che trascende la cinematografia, e trasporta direttamente lo spettatore sulla scena del delitto. Colpevole o innocente?. Si resta infine attoniti, davanti alla devastante verità. Ma ci si rende conto che nel dramma, c'è la consapevolezza di chi per un idale è disposto a sacrificare tutto. Il film va ben oltre la 'mera' denuncia sociale; penetra infatti profondamente nella sfera psicolgica, e nel contesto degli accadimenti, crea una frattura irreparabile nei protagonisti. Di sublime e sconcertante bellezza e contrasto dinamico, il cowboy che ascolta musica classica con freddezza e determinazione, osservando i minuti che scorrono. Un film memorabile, interpretato meravigliosamente da attori di primissima scelta.
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Film di incredibile forza espressiva, che trascende la cinematografia, e trasporta direttamente lo spettatore sulla scena del delitto. Colpevole o innocente?. Si resta infine attoniti, davanti alla devastante verità. Ma ci si rende conto che nel dramma, c'è la consapevolezza di chi per un idale è disposto a sacrificare tutto. Il film va ben oltre la 'mera' denuncia sociale; penetra infatti profondamente nella sfera psicolgica, e nel contesto degli accadimenti, crea una frattura irreparabile nei protagonisti. Di sublime e sconcertante bellezza e contrasto dinamico, il cowboy che ascolta musica classica con freddezza e determinazione, osservando i minuti che scorrono. Un film memorabile, interpretato meravigliosamente da attori di primissima scelta. Da vedere e rivedere interminatamente. 10 con lode.
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nina
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mercoledì 9 febbraio 2005
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un film da non perdere in assoluto
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è proprio vera la storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.... un modo diverso anzi opposto di "interpretare" una immagine, e percio' non mi stupisco di chi possa aver visto il film di Alan Parker come un FAVORE alla pena di morte.Evidentemente costoro rientrano nella percentuale di esseri umani pessimisti e conservatori.... Evviva dunque coloro a cui - come a me - questo film è piaciuto o piacera' immensamente, chè pur nella sua infinita amarezza trasmette un messaggio di speranza e di impegno morale assai rari di questi tempi. Inutile parlare della "bellezza" professionale di Kevin Spacey, (gia' espressa nel precedente American Beauty):un attore che va oltre se stesso, che non perde di vista lo scopo del suo recitare.
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è proprio vera la storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.... un modo diverso anzi opposto di "interpretare" una immagine, e percio' non mi stupisco di chi possa aver visto il film di Alan Parker come un FAVORE alla pena di morte.Evidentemente costoro rientrano nella percentuale di esseri umani pessimisti e conservatori.... Evviva dunque coloro a cui - come a me - questo film è piaciuto o piacera' immensamente, chè pur nella sua infinita amarezza trasmette un messaggio di speranza e di impegno morale assai rari di questi tempi. Inutile parlare della "bellezza" professionale di Kevin Spacey, (gia' espressa nel precedente American Beauty):un attore che va oltre se stesso, che non perde di vista lo scopo del suo recitare. In questo caso lanciare il suo grido CONTRO la pena di morte. Questa era l'intenzione di Alan Parker: ha trovato l'attore perfetto.
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(di martasballata)
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luca scialò
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mercoledì 17 febbraio 2010
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parla di pena di morte senza banalità e moralismi
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Un professore texano, portatore di sani principi e valori nonchè attivista contro la pena di morte nel Paese che più di tutti quelli americani la pratica, ovvero il Texas, viene incastrato da una sensuale studentessa che voleva ottenere una sufficienza nella sua materia utilizzando il suo corpo provocante. Ovviamente il professore non ci sta, dall'alto dei suoi principi, e allora la studentessa lo incastra con un finto stupro approfittando del suo stato di ebrezza. Di qui cominceranno i guai per l'insegnante, che perderà moglie e lavoro. Ma al contempo si dedicherà anima e corpo (è proprio il caso di dirlo) a ciò in cui crede veramente: l'abolizione della pena di morte.
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Un professore texano, portatore di sani principi e valori nonchè attivista contro la pena di morte nel Paese che più di tutti quelli americani la pratica, ovvero il Texas, viene incastrato da una sensuale studentessa che voleva ottenere una sufficienza nella sua materia utilizzando il suo corpo provocante. Ovviamente il professore non ci sta, dall'alto dei suoi principi, e allora la studentessa lo incastra con un finto stupro approfittando del suo stato di ebrezza. Di qui cominceranno i guai per l'insegnante, che perderà moglie e lavoro. Ma al contempo si dedicherà anima e corpo (è proprio il caso di dirlo) a ciò in cui crede veramente: l'abolizione della pena di morte.
Il film è avvincente, intenso, con un finale che lascia a bocca aperta. Tratta della pena di morte senza scadere in moralismi, banalità ed eroismi plateali dei protagonisti. Un Kevin Spacey enigmatico come ai tempi di "I soliti sospetti". Senza esagerazioni, lo ritengo uno dei migliori film del decennio appena trascorso.
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dano25
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giovedì 27 gennaio 2011
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morire per un ideale
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Ottimo film su di un tema tanto attuale quanto controverso: la pena di morte. Kate Winslet è Bitsey Bloom, un'agguerrita giornalista incaricata da un gionale e richiesta dall'interessato per l'ultima intervista a David Gale, accusato di stupro e omicidio di una donna e detenuto presso un carcere del Texas dove il Governatore è fieramente favorevole alla pena capitale. Kevin Spacey interpreta con la solita maestria l'accusato, attivista leader contro la pena di morte, scrittore e docente di filosofia, sposato e padre di un bimbo piccolo. La splendida vita di David comincia la discesa all'inferno quando una studentessa, ambigua e maliziosa lo seduce e dopo un rapporto sessuale lo accusa di violenza.
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Ottimo film su di un tema tanto attuale quanto controverso: la pena di morte. Kate Winslet è Bitsey Bloom, un'agguerrita giornalista incaricata da un gionale e richiesta dall'interessato per l'ultima intervista a David Gale, accusato di stupro e omicidio di una donna e detenuto presso un carcere del Texas dove il Governatore è fieramente favorevole alla pena capitale. Kevin Spacey interpreta con la solita maestria l'accusato, attivista leader contro la pena di morte, scrittore e docente di filosofia, sposato e padre di un bimbo piccolo. La splendida vita di David comincia la discesa all'inferno quando una studentessa, ambigua e maliziosa lo seduce e dopo un rapporto sessuale lo accusa di violenza. Tempo dopo le accuse vengono ritirate ma la reputazione di David è ormai compromessa; Inoltre la moglie lo lascia per trasferirsi in Spagna con il bambino e Gale si ritrova solo e imbottigliato nel tunnel dell'alcolismo. Quando Costance, l'unica amica di una vita, attivista con lui e in lotta contro la leucemia viene trovata morta, Gale viene accusato dell'omicidio e dello stupro. Sarà compito di Bitsey cercare la verità e scoprire quanto questa può far male. Il premio Oscar Kevin Spacey tira fuori una splendida interpretazione di un uomo combattuto fra i suoi ideali, la famiglia persa e l'alcool che peggiora le cose; Il premio Oscar Kate Winslet convince nell'interpretazione della giornalista senza limiti e coinvolge lo spettatore là dove è impegnata (è cooprotagonista solo peer il tempo a lei dedicato). Ottime le interpretazioni degli attori di contorno, dall'avvocato al cawboy misterioso, dall'apprendista giornalista alla studentessa Rhona Mitra, già apprezzata in "Underworld-la ribellione dei lycans" o il futuristico "Doomsday" oltre che in serie tv come "Nip & Tack". Alan PArker non si smentisce mai.
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elgatoloco
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martedì 9 giugno 2015
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bisogno di film come questo
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Il pubblico statunintense non è, bisogna pur dirlo, un pubblico di"geni", anzi, più semplicemente, non è un pubblico molto acculturato...Un film come questo"The Life of David Gale", pienamente in linea con gli altri di Alan Parker, "spiazza"perché le tematiche civili(e quindi anche politiche)negli States sono "out", sommerse dall'"overworking"(lavorismo)del cittadino/ della cittadina)medio/a e dalla poca dimestichezza con i libri di una società soffocata dal carrierismo che si esplica già molto presto con uno sport duramente competitivo e per nulla socializzante. "Spiazza", questo"The Life of David Gale"anche perché propone due temi-clou, l'abolizionismo in tema di pena di morte(gli USA che "fanno le pulci"alla Cina, per motivi di mero potere, non sono capaci di autocriticarsi su ciò)e la problematica, dura e complessa, dell'eutanasia.
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Il pubblico statunintense non è, bisogna pur dirlo, un pubblico di"geni", anzi, più semplicemente, non è un pubblico molto acculturato...Un film come questo"The Life of David Gale", pienamente in linea con gli altri di Alan Parker, "spiazza"perché le tematiche civili(e quindi anche politiche)negli States sono "out", sommerse dall'"overworking"(lavorismo)del cittadino/ della cittadina)medio/a e dalla poca dimestichezza con i libri di una società soffocata dal carrierismo che si esplica già molto presto con uno sport duramente competitivo e per nulla socializzante. "Spiazza", questo"The Life of David Gale"anche perché propone due temi-clou, l'abolizionismo in tema di pena di morte(gli USA che "fanno le pulci"alla Cina, per motivi di mero potere, non sono capaci di autocriticarsi su ciò)e la problematica, dura e complessa, dell'eutanasia. Film duro, realizzato anche tecnicamente sempre adeguato, forse nel finale un po'troppo"diluito", con sorprese(video)che spuntano a ogni piè sospinto... Attori ottimi, con un Kevin Spacey che sa rendere i diversi stati d'animo del personaggio, certo complesso e parzialmente in-comprensibile... Da seguite con attenzione, contro il solito"consumismo"TV, accentuato da una"dromologizzazione"selvaggia. El Gato
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elgatoloco
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domenica 3 marzo 2019
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film "complesso"nell'accezione migliore del termin
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Film"complesso"nell'accezione migliore del termine, questo"THe Life of David Gale"(2003)di Alan Parker, che dunque risale ormai a più di tre lustri fa, non è un tanto un film sulla pena di morte, quanto sul concetto di giustizia, sul rapporto tra giustizia e diritto ed è tutto questo in forma problematica, mai assertoria; un film , dunque, che induce alla riflessione, a interrogarsi sul tema, senza facili soluzioni o scappatoie pronte... Rispetto alla sensibilità sul tema, poi, bisognerebbe rilevare che, in questi anni, passando da governi"repubblicani"a governi"democratici"(virgoletto i termini, in quanto questi partiti negli States hanno una storia e un radicamento culturale diversissimo dalla situazione europea, dunque sono, direi"incomprensibili"da parte di un Europeo)per tornare ai"repubblicani-conservatori"con Trump, c'è stato un "cambio"(relativo) su molti temi, mai su quello della pena di morte, con un'opinione pubblica divisa in due e più schieramenti, ma anche divista tra Stato e Stato, negli USA, anche questa circostanza un po'incomprensibile agli Europei se non a conoscenza della dinamica statuale USA.
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Film"complesso"nell'accezione migliore del termine, questo"THe Life of David Gale"(2003)di Alan Parker, che dunque risale ormai a più di tre lustri fa, non è un tanto un film sulla pena di morte, quanto sul concetto di giustizia, sul rapporto tra giustizia e diritto ed è tutto questo in forma problematica, mai assertoria; un film , dunque, che induce alla riflessione, a interrogarsi sul tema, senza facili soluzioni o scappatoie pronte... Rispetto alla sensibilità sul tema, poi, bisognerebbe rilevare che, in questi anni, passando da governi"repubblicani"a governi"democratici"(virgoletto i termini, in quanto questi partiti negli States hanno una storia e un radicamento culturale diversissimo dalla situazione europea, dunque sono, direi"incomprensibili"da parte di un Europeo)per tornare ai"repubblicani-conservatori"con Trump, c'è stato un "cambio"(relativo) su molti temi, mai su quello della pena di morte, con un'opinione pubblica divisa in due e più schieramenti, ma anche divista tra Stato e Stato, negli USA, anche questa circostanza un po'incomprensibile agli Europei se non a conoscenza della dinamica statuale USA....A livello strettamente filmico, "The Life..."è uno dei pochissimi film a riuscire a sintetizzare, anzi diremmo meglio a fondere pienamente la componente thrilller(rappresentata dai due giornalisti che indagano, oltre a "sentire"il condannato a morte), con la famosa"sorpresa finale", l'indagine civile e lato sensu anche"politica", senza mai finire nella banalità del già detto, dello scontato, di quanto è fin troppo risaputo... Kevin Spacey, oggi "à la une"per altri motivi rispetto alle capacità interpretative, è comunque attore di qualità, mnetre Kate Winslet ha momenti più convincenti e altri quasi di"intensa riflessione non attuata", Laura Linney è interprete importante in un ruolo comunque di intensa drammaticità nonché di "decisione"da parte di chi guarda il film("spettatore"e non più mero"pubblico", che lo voglia o no). La parte iniziale, che propone l'indagato quale docente di filosofia, è forse troppo breve, ma è adatta, soprattutto, a un pubblico USA più"pragmatico"e meno interessato a questioni teoriche... El Gato
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elgatoloco
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domenica 28 novembre 2021
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david gale as stress test
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Film"complesso"(nell'accezione originaria e vera del lemma), questo"The Life of David Gale"(Alan Parker, scritto da Charles Rudollph, 2003). Con la tenica del film che inizia dal sottofinale, quando un duo intervistatori di va a trovarlo in carcere, alla viglia della sua condanna a morte, il prof.di filosofia David Gale racconta alla sola giorinalista "titolata"(l'altro è un praticante), la sua vita, dal rapporto difficile con la moglie, che vive quasi sempre a Barcellona con un altro uomo, a una trasgressione erotica cui è stato trascinato sotto l'effetto dell'alcol(è un etilista)all'accusa di stupro, alla sostanziale esclusione dalla società civile, dato che il suo unico rapporto umano sarà per vario tempo con la sua collega nell'associazione per la lotta con la pena di morte che scopre essere malata terminale di leucemia e come tale"aiuta a morire"alla finale denuncia per omicidio con condanna alla pena capitale senza"remissione"o commutazione della pena capitale stessa in argastolo.
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Film"complesso"(nell'accezione originaria e vera del lemma), questo"The Life of David Gale"(Alan Parker, scritto da Charles Rudollph, 2003). Con la tenica del film che inizia dal sottofinale, quando un duo intervistatori di va a trovarlo in carcere, alla viglia della sua condanna a morte, il prof.di filosofia David Gale racconta alla sola giorinalista "titolata"(l'altro è un praticante), la sua vita, dal rapporto difficile con la moglie, che vive quasi sempre a Barcellona con un altro uomo, a una trasgressione erotica cui è stato trascinato sotto l'effetto dell'alcol(è un etilista)all'accusa di stupro, alla sostanziale esclusione dalla società civile, dato che il suo unico rapporto umano sarà per vario tempo con la sua collega nell'associazione per la lotta con la pena di morte che scopre essere malata terminale di leucemia e come tale"aiuta a morire"alla finale denuncia per omicidio con condanna alla pena capitale senza"remissione"o commutazione della pena capitale stessa in argastolo. Film duro, teso dall'inizio alla fine(se proprio si volesse individuare qualche manchevolezza, essa starebbe, se mai, nel battibecco-consultazione reciproca che ha anche valenze"interpetative"rispetto all'accusato e al reato da parte dei due giornalisti, a tratti troppo lungo e verboso) , non è solo un film sulla pena di morte, anche se il tema nel film è centrlae, ma sulla progressiva emarginazione-esclusione di chi si colloca, come intellettuale, oltre il"pensiero unico"e il"politically correct"accettato convenzionalmente, dove l'interpretazione del protagonista Kevin Spacy segna certamente una"vetta"nel corso delle prove filmiche di questo attore, così controverso, negli ultimi tempi, per motivi che esulano dalla sua attività prfessionale-quasi a conferma di quanto da tempo sta avvenendo, ossia di come la"società dello spettacolo"condiziona il modo di pensare dei suoi fruitori, volontari o meno, costringendoli a occuparsi di altro rispetto al cinema e al teastro, dato che questi vengono trasposti in quella dimensione di mero"gossip"che è totalemtne funzionale al potere, qualunque esso sia, in particolare se esso non è una"democrazia compiuta e realizzata", ma tende, in maniera surretitzia, al condizionamento (dunque a una gestione con venature autoritarie)dei cittadini. L0intervistatrice Kate Winslet è in parte convincente, in parte troppo attenta a una certa maniera di spingersi verso una dimensione autorefernziale, che però i regista Parker(al suo ultimo film da regista)sa controllare e indirizzare. Meglio Laura Linney, nella parte spinosa della malta terminale. El Gato
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jonnylogan
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venerdì 19 aprile 2024
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vivere in texas
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Pellicola d’impegno civile firmata dal regista di Fuga di mezzanotte (Midnight Express; 1978) e The Committments (id.; 1991); con un Kevin Spacey che si cala senza particolar sforzo nel ruolo del professore di filosofia pieno di idee liberali, fascino e contrario alla pena di morte, e che si batte per evitare che lo stato del Texas, dove risiede e insegna, si macchi delle ennesime vittime superflue, al grido di: “una morte non ne può, di certo, cancellare un’altra”. A dar man forte al protagonista indiscusso della pellicola, come sempre interpretazione maiuscola per il premio Oscar originario di South Orange, (new Jersey), Laura Linney, collega e attivista che con il procedere della trama diventerà cardine per le sorti dell’associazione Death Watch e per la vita del suo storico amico.
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Pellicola d’impegno civile firmata dal regista di Fuga di mezzanotte (Midnight Express; 1978) e The Committments (id.; 1991); con un Kevin Spacey che si cala senza particolar sforzo nel ruolo del professore di filosofia pieno di idee liberali, fascino e contrario alla pena di morte, e che si batte per evitare che lo stato del Texas, dove risiede e insegna, si macchi delle ennesime vittime superflue, al grido di: “una morte non ne può, di certo, cancellare un’altra”. A dar man forte al protagonista indiscusso della pellicola, come sempre interpretazione maiuscola per il premio Oscar originario di South Orange, (new Jersey), Laura Linney, collega e attivista che con il procedere della trama diventerà cardine per le sorti dell’associazione Death Watch e per la vita del suo storico amico.
A far invece la parte di chi s’intratterrà sia a Austin, ma soprattutto nel carcere di Huntsville, per intervistare il professor Gale, una giovane giornalista al quale il docente ha deciso di raccontare la propria versione dei fatti e le vicende che l’hanno portato nel braccio della morte. Una professionista impersonata altrettanto egregiamente da Kate Winslet, che gioco forza s’improvviserà investigatrice quando da subito capirà che la reclusione dell’intervistato sia stata frutto di strane coincidenze.
Il pregio di Parker l’aver saputo metter mano alla prima sceneggiatura firmata dal futuro premio Oscar Charles Randolph, restituendoci un film che funziona come un orologio. Con una capacità incredibile di muoversi avanti e indietro nel tempo. Saltando nei ricordi del protagonista senza mai stancare e sempre mantenendo alto il livello di attenzione dello spettatore. Al tempo stesso gli intenti politici dello stesso Parker, che decise di posizionarsi per un’ultima volta dietro la macchina da presa con il desiderio di porre dubbi concreti in chi sostiene la pena capitale, non sempre sono stati enucleati correttamente, lasciando alla fine più di qualche dubbio in chi assiste a una selva di colpi di scena. Basti pensare che la critica non sempre seppe apprezzare del tutto lo sforzo del regista inglese, talvolta etichettando il film come un modo perfettamente riuscito per screditare gli oppositori della pena capitale.
Al netto di questi intenti forse mancati, la pellicola diretta da Parker, nella quale i protagonisti si passano il testimone senza rubarsi la scena, riesce ad appassionare per una trama non ingarbugliata, ma frutto di un intreccio piuttosto semplice e forse riuscendo a suo modo anche a smuovere più di qualche dubbio, nonostante, a oltre venti anni di distanza, non molto sembra cambiato negli USA.
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