The Italian Job |
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Un film di F. Gary Gray.
Con Mark Wahlberg, Charlize Theron, Edward Norton, Seth Green, Donald Sutherland.
continua»
Avventura,
Ratings: Kids+13,
durata 104 min.
- USA 2003.
MYMONETRO
The Italian Job
valutazione media:
2,61
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Nepoti
La Repubblica
Non si è mai capito bene perché Un colpo all'italiana, commedia di crimine con Michael Caine dove un grande ingorgo stradale favoriva la fuga dopo una rapina, sia diventato uno stracult. In ogni caso, per festeggiarne il trentennale ne hanno fatto un remake: meglio, un semi-remake dal cast eterogeneo, costoso e un po' inutile. All'inizio la banda di Charlie Croker (Mark Whalberg) soffia un bottino in lingotti d'oro custodito in uno storico palazzo veneziano; segue la prima delle fughe (ce ne saranno per tutto il resto del film) in motoscafo, che all'epoca delle riprese creò blocchi del traffico in laguna e grattacapi ai gondolieri.
Nella gang, però, si cela un traditore (Edward Norton), che fa fuori il veterano Donald Sutherland per cuccarsi tutto il malloppo. Fine della premessa e inizio della vendetta. Con l'aiuto della bionda scassinatrice Charlize Theron, interessata più che altro a vendicare papà Donald, Charlie e i suoi uomini organizzano un piano per rendere la pariglia al ladro che li ha derubati del grisbì. E qui gli inseguimenti si moltiplicano: camion e auto con l'aggiunta di elicotteri, onde dimostrare che la produzione non scherza.
Negli anni '60 e '70 i film di colpo grosso andavano per la maggiore; in Italia, ne facevano anche Giuliano Montaldo e Marco Vicario. Oggi, però, la formula appare lisa: malgrado gli sforzi per movimentare il giocattolone e l'inflazione di facce note tra i protagonisti, le sorprese non sorprendono più di tanto, i colpi di scena fanno poca scena e lo spettatore - quello smaliziato, se non altro - può ritrovarsi a controllare l'orologio più spesso di quanto vorrebbe.
Come rappresentante del filone oggetto di revival, The italian job condivide un po' la sorte dei film di spionaggio (altro genere che resiste pervicacemente alla pensione): più si fa povero d'anima, più si dà da fare per mascherarlo con gadget, botti, corse e stratagemmi drammaturgici di repertorio. Se le ultime avventure di 007 sono sponsorizzate fino all'esagerazione, questo sembra un promo unico per la Mini: in tre varianti cromatiche, la piccola auto è molto più protagonista della seconda parte del film di quanto lo siano, in fondo, i personaggi umani, interpretati da attori bellocci ma che non grondano propriamente comunicativa. Di spot, però, ce ne passa già la tivù, e in quantità industriali. Andarseli a vedere pagando il biglietto, sembra davvero troppo.
Da La Repubblica, 12 luglio 2003
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