Swimming Pool

Roberto Nepoti

In crisi d’ispirazione, la scrittrice inglese Sarah Morton accetta l’invito del suo editore a sistemarsi in una ville del sud della Francia. Una sera si presenta un’ospite inattesa, giovane, bionda e dannatamente sexy. È Julie, (forse) la figlia dell’editore. Le sue occupazioni di giorno abbronzarsi in piscina e la notte portarsi a casa amanti sempre diversi. La convivenza forzata con la sensuale fanciulla smuove qualcosa di profondo nell’adulta; sghiaccia poco a poco il suo cuore in inverno, mettendo in moto la fantasia della donna assieme a quella della scrittrice. A un certo punto ci si mette dimezzo un delitto, che potrebbe essere reale oppure frutto dell’ invenzione letteraria di Sarah. Regista a proprio agio coni personaggi femminili, il giovane François Ozon scivola con un certo stile sul sottile confine tra realtà e immaginazione tra vita e creazione. Finge di mettere in scena un “giallo” quel che gli importa davvero, invece, è rappresentare la possessività reciproca che si installa tra le due eroine, il loro gioco di ruoli fatto di rivalità, trasporti, ribaltamenti continui. La femminilità e la sensualità di Julie incrociano i fantasmi della cinquantenne, ancora bella (quanto lo è la Rampling) ma che ha come messo tra parentesi la propria sessualità. Così, in modo intrigante, Ozon si diverte a manipolare lo spettatore (consenziente) lasciandolo nel dubbio se i fatti cui assiste siano concreti, oppure immaginati da un’autrice di mystery murder. Il gioco è cerebrale, sadico, ragionevolmente piacevole.
Da La Repubblica, 8 novembre 2003


di Roberto Nepoti, 8 novembre 2003