Paolo D'Agostini
La Repubblica
Non che il film non abbia punti deboli. Per dirne uno, il personaggio di Ruth anziana, madre della giovane Hannah che si decide a scavare nella memoria sepolta dalla madre stessa, è statico e quasi caricaturale (ma riconoscerete nell'attrice Jutta Lampe la protagonista dell'epocale Anni di piombo). Non fa niente, però, se la brava Margarethe von Trotta non ha la statura e l'ispirazione di Roman Polanski quando nel Pianista affonda la lama nei propri dolori e traumi. La regista tedesca, non lo dimentichiamo, recupera alla memoria e alla coscienza una vicenda straordinaria. Con una partecipazione e un calore così dolenti che per le due ore di film dimentichiamo la robaccia o la robetta che ci tocca sentire o vedere tutti i giorni, dagli slogan antisemiti purtroppo gridati allo stadio da ragazzini ignoranti o maleducati, alla vedova di un redattore de La difesa della razza trattata come una first lady.
La vicenda straordinaria è quella di un palazzo di Berlino dove le autorità naziste rinchiusero a guerra ormai persa i coniugi ebrei di matrimoni misti, status che fino a un certo punto era stato invece tollerato. Alcuni coniugi ariani, uomini in particolare, chiesero e ottennero in fretta e furia il divorzio per salvarsi. Altri, altre sarebbe meglio dire, pur potendo avvantaggiarsi dell'essere ariane, si piazzarono invece notte e giorno, incuranti delle intimidazioni ("non diamo informazioni alle puttane degli ebrei") e del freddo atroce, davanti a quel palazzo di Rosenstrasse, che era stato un centro ebraico, a protestare come le madri e le nonne di Plaza de Mayo, a reclamare i loro uomini. E riuscirono alla fine a salvare un bel po’di vite, perché il regime cedette.
In particolare, nel film, una donna di nobilissimo casato che aveva perso ogni privilegio seguendo l'amore per un ebreo, Lena, che prende con sé la piccola Ruth abbandonata dalla madre ebrea arrestata e deportata, a sua volta abbandonata dal marito ariano.
Molti decenni dopo a New York, Ruth celebra da ebrea il funerale del marito americano, circondata dalla sua famiglia americana. Sua figlia Hannah vuole sapere ciò che la madre non ha mai detto, parte per Berlino e rintraccia la ormai novantenne Lena. Che le racconterà tutto. Un'opera degna, sulla dignità, l'onore, il coraggio, tenuti alti quando e dove era molto difficile farlo. Una lezione civile.
Da La repubblica, 31 gennaio 2004
di Paolo D'Agostini, 31 gennaio 2004