bomber89
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venerdì 23 ottobre 2015
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un film forte, potente, che lascia strascichi.
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Al Festival di Cannes del 2005, nel quale vinse il premio come miglior film straniero, Quentin Tarantino (che faceva parte della giuria) disse di questo film: “E’ il film che avrei voluto fare”. I presupposti c’erano tutti, poi quando appena all’inizio della pellicola un uomo, Dae-su, viene rapito e rinchiuso in una stanza senza sapere da chi e il perché, ecco che la nostra attenzione è catturata. Oldboy è una storia forte, un film che mescola azione a drammaticità. Sentimenti di rabbia muovono le trame di vendetta del rapito e del suo rapitore, è proprio questo il tema centrale intorno al quale ruota tutta la storia; la vendetta da raggiungere in tutti i modi possibili ed immaginabili, facendo di umanità e pietà sentimenti lontani, accantonati, dimenticati.
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Al Festival di Cannes del 2005, nel quale vinse il premio come miglior film straniero, Quentin Tarantino (che faceva parte della giuria) disse di questo film: “E’ il film che avrei voluto fare”. I presupposti c’erano tutti, poi quando appena all’inizio della pellicola un uomo, Dae-su, viene rapito e rinchiuso in una stanza senza sapere da chi e il perché, ecco che la nostra attenzione è catturata. Oldboy è una storia forte, un film che mescola azione a drammaticità. Sentimenti di rabbia muovono le trame di vendetta del rapito e del suo rapitore, è proprio questo il tema centrale intorno al quale ruota tutta la storia; la vendetta da raggiungere in tutti i modi possibili ed immaginabili, facendo di umanità e pietà sentimenti lontani, accantonati, dimenticati. Il regista Chan-wook Park con una regia frenetica ci racconta la storia di Dae-su e ci butta dentro un vortice di violenza che ci turba e ci colpisce, come un vero e proprio colpo basso inaspettato allo stomaco, difficile da digerire.
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alessandropesce
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mercoledì 18 maggio 2005
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dovete vederlo
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Nel fondo più nero del pozzo della mente, nel recesso più infimo della coscienza, è celato un atroce segreto, una verità indicibile e impensabile.
Il motivo per cui Oh Dae-su passa quindici anni prigioniero in una stanza è strettamente legato a quel lontano episodio, ma Oh Dae-su non può ricordarlo e quindi non può scoprirlo perché da parte sua non c’è stata colpa, né peccato di omissione, l'uomo ordinario Oh Dae-su ha solo parlato troppo…
E la vendetta del suo carnefice sarà estrema, produrrà qualcosa per cui gli antichi si accecavano , si mutilavano.
Molto si è detto e si dirà su questa pellicola che non puo’ lasciare indifferenti, che ti contagia insieme con il protagonista nella sua follia allucinatoria, un film che lacera animo vista cuore cervello e stomaco.
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Nel fondo più nero del pozzo della mente, nel recesso più infimo della coscienza, è celato un atroce segreto, una verità indicibile e impensabile.
Il motivo per cui Oh Dae-su passa quindici anni prigioniero in una stanza è strettamente legato a quel lontano episodio, ma Oh Dae-su non può ricordarlo e quindi non può scoprirlo perché da parte sua non c’è stata colpa, né peccato di omissione, l'uomo ordinario Oh Dae-su ha solo parlato troppo…
E la vendetta del suo carnefice sarà estrema, produrrà qualcosa per cui gli antichi si accecavano , si mutilavano.
Molto si è detto e si dirà su questa pellicola che non puo’ lasciare indifferenti, che ti contagia insieme con il protagonista nella sua follia allucinatoria, un film che lacera animo vista cuore cervello e stomaco.
La regia rivela un grande talento non certo giovane ( l’autore è classe 1963) e fa venir voglia di vedere gli altri suoi film , i quali- mi pare- mai sono passati nelle sale ma solo in qualche festival.
Interessante è in modo particolare l’accostamento tra la sua orientalità naturale e il prodotto della sua educazione cattolica, dichiarata in molte interviste da egli stesso anche per aiutare l’interpretazione di questo film.
In fondo OLD BOY è un film di genere, parte da un manga, si sviluppa come un thriller ma poi ci lancia (senza impacci e senza compromessi) in labirintici viaggi nei meandri delle psicologie e nei profondi scavi vertiginosi nel buio pesto del male e dei tabù ancestrali,
La magia visionaria della regia è accompagnata da parole che pesano come massi e da una colonna sonora che genialmente rifiuta un possibile ammiccamento contemporaneo rifugiandosi in eleganti partiture.
Il risultato di tutte le componenti produce una persuasione ipnotica a cui non si puo’ resistere e che lascia comunque tanti interrogativi anche a film concluso, com'è giusto che sia, come dovrebbe essere sempre.
alessandro pesce
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gigio
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martedì 2 maggio 2006
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un sofocle coreano
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Una tragedia sofoclea tratta da un manga giapponese. Questo appare Old Boy, due ore di stomaco chiuso, di occhi a volte distolti dallo schermo per eccesso di durezza (mi era capitato anche con L’Isola, di una altro coreano), di attimi di sconforto pensando a una trama troppo dipanata, di piacere nella scoperta di essere stati ingannati quando la soluzione si presenta attraverso un album fotografico.
Tre atti. Il primo, un uomo è rinchiuso 15 in una cella. Il secondo, la ricerca della sua vendetta. Il terzo, la comprensione di una vendetta ulteriore.
Il tutto condito da flash back chiarificatori e da una voce fuori campo che a volte spiega più del dovuto.
Un novello Edipo che pecca della sua stessa ubris, la ricerca senza freni della verità.
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Una tragedia sofoclea tratta da un manga giapponese. Questo appare Old Boy, due ore di stomaco chiuso, di occhi a volte distolti dallo schermo per eccesso di durezza (mi era capitato anche con L’Isola, di una altro coreano), di attimi di sconforto pensando a una trama troppo dipanata, di piacere nella scoperta di essere stati ingannati quando la soluzione si presenta attraverso un album fotografico.
Tre atti. Il primo, un uomo è rinchiuso 15 in una cella. Il secondo, la ricerca della sua vendetta. Il terzo, la comprensione di una vendetta ulteriore.
Il tutto condito da flash back chiarificatori e da una voce fuori campo che a volte spiega più del dovuto.
Un novello Edipo che pecca della sua stessa ubris, la ricerca senza freni della verità. Ma a differenza di Edipo che non è costretto alla recerche, qui il protagonista ha un ultimatum a cui sottostare: anche se la comprensione di ciò che era accaduto aveva alimentato ogni giorno della sua prigionia.
In Sofocle Edipo si acceca, qui si taglia la lingua. In Sofocle egli si eleva alla divinità, qui ricorre all’ipnosi per sopportare il peso della colpa, e soprattutto, per perpetrarla.
In tutti casi è una vendetta che crea dolore a tanti, e che non risarcisce nessuno. Ma è il motore di una trama insospettabile.
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mikelangelo
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domenica 9 novembre 2008
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l'arte della vendetta
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Oldboy è un film che rimane impresso. Straordinario per certi versi. Straordinario per quanto inquietante. La storia di un uomo che rimane imprigionato per quindici lunghi anni in una stanza, senza nemmeno un apparente motivo. Passa il suo tempo a scrivere e ad allenarsi, facendo diventare la cella del suo isolamento la palestra perfetta di perfetto killer vendicatore. La televisione è la sua unica compagnia, una compagnia dalle molteplici funzioni: orologio, calendario, amica e amante (molto potente la scena della masturbazione). Viene liberato. Non sa neanche il perché. Alla fine, dopo essere sprofondato in una spirale di violenza agghiacciante e sanguinosa, lo scoprirà, aiutato anche dalla dolce Mido.
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Oldboy è un film che rimane impresso. Straordinario per certi versi. Straordinario per quanto inquietante. La storia di un uomo che rimane imprigionato per quindici lunghi anni in una stanza, senza nemmeno un apparente motivo. Passa il suo tempo a scrivere e ad allenarsi, facendo diventare la cella del suo isolamento la palestra perfetta di perfetto killer vendicatore. La televisione è la sua unica compagnia, una compagnia dalle molteplici funzioni: orologio, calendario, amica e amante (molto potente la scena della masturbazione). Viene liberato. Non sa neanche il perché. Alla fine, dopo essere sprofondato in una spirale di violenza agghiacciante e sanguinosa, lo scoprirà, aiutato anche dalla dolce Mido. La regia (Park Chan Wook) è di ineccepibile virtuosismo tecnico, in alcune scene, come quella del combattimento, sembra quasi che vi sia una coreografia teatrale. Anche coloro che appena messo il film nel lettore DVD si addormentano dopo cinque minuti sulla poltrona con la bava che cola dalla bocca, rimarranno svegli. Nonostante i frequenti flashback e lo stile piuttosto particolareggiato, a tratti perfino barocco, lo spettatore è costretto a rimanere incollato alla poltrona fino alla fine. Troppa è la tensione dipinta sul volto del protagonista, una tensione mischiata a rabbia selvaggia, una rabbia tale che lo porterà a cavare via i denti di un malcapitato con uno strumento non propriamente consono ad un dentista. Tuttavia, la violenza non è mai gratuita, è sempre la conseguenza di un'azione precedente e la premessa di una successiva. Anche l'erotismo ha un ruolo importante in questo film. Se l'amore incestuoso può diventare il motivo di una terribile vendetta, l'amore propriamente detto è sicuramente un motivo di riscatto verso la morte. Il collante di tutto rimane il sesso. A volte violento, a volte doloroso, a volte imbarazzante (la scena dove Lee Woo Jin fa ascoltare a Oh-Daesu la registrazione del suo amplesso con Mido), ma sempre motivo di vendetta e di riscatto. Il tutto è condito da una colonna sonora straordinaria, che amalgama e rende unite scene di carattere e di natura registicamente diversa (a volte si ha l'idea di un film nel film). Il finale è ambivalente: fine di un incubo o inizio di un'utopia?. Forse la risposta c'è la da il protagonista, all'inizio, quando dice ad un quadro che non lo può né vedere né sentire: “Ridi, e il mondo riderà con te. Piangi e Piangerai da solo”. Alla fine, abbracciato alla sua Mido, forse ride. Sicuramente ha smesso di piangere.
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* eleonora *
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lunedì 14 gennaio 2008
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dolce crudeltà, crudele dolcezza
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Un intreccio di vendette e un calcolato e spietato progetto mai immaginabile, intrappolano il protagonista, esasperato, stanco, furioso e determinato. E' un enigma che piano piano si svela ma senza prevedibilità e banalità. La scoperta non porta a una conclusione ma un altro quesito, e quando la matassa è sciolta sorge la nuova tragedia. Passato-dimenticato calcola e distrugge un presente progettato a tavolino e cancella la speranza del futuro. Stile e narrazione singolari, fresche e forti. Humor nero e azione, thriller e noir mescolati genialmente, lo stupore è continuo e sempre nuovo. L'attenzione dello spettatore rinasce continuamente. Inquadrature affascinanti, tempi ambigui, rapidi e lenti così da far percepire la velocità del pensiero di Dae-su.
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Un intreccio di vendette e un calcolato e spietato progetto mai immaginabile, intrappolano il protagonista, esasperato, stanco, furioso e determinato. E' un enigma che piano piano si svela ma senza prevedibilità e banalità. La scoperta non porta a una conclusione ma un altro quesito, e quando la matassa è sciolta sorge la nuova tragedia. Passato-dimenticato calcola e distrugge un presente progettato a tavolino e cancella la speranza del futuro. Stile e narrazione singolari, fresche e forti. Humor nero e azione, thriller e noir mescolati genialmente, lo stupore è continuo e sempre nuovo. L'attenzione dello spettatore rinasce continuamente. Inquadrature affascinanti, tempi ambigui, rapidi e lenti così da far percepire la velocità del pensiero di Dae-su. Musiche che suggeriscono tenerezza e compassione per qualcosa di inconcepibile. Dolcezza e crudeltà si sposano perfettamente (come già ho visto in Lady Vendetta, altrettanto bello ma meno intrigante e coinvolgente).
Del Toro resta attonito di fronte a tanto lavorio e calcolo: come può una mente architettare una storia così complessa?
Tarantino dice che era un film che avrebbe voluto girare.
Io dico che mi piace, e molto. Dolce, crudo, visionario. Da togliere il fiato.
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tony montana
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sabato 27 novembre 2010
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un film perfetto e feroce al 100%
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Oh Dae-su, un uomo sposato e con una figlia, viene improvvisamente rapito e rinchiuso in una specie di piccola camera d’albergo. Non ha idea di chi l’abbia rapito, né del perché. Viene liberato dopo 15 anni di prigionia, all’improvviso come tutto è iniziato, e appena libero prova a capire cosa sia davvero successo…
Tratto con molte libertà dall’omonimo fumetto giapponese di Tsuchiya Garon e Nobuaki Minegishi, Old Boy è una storia alla Franz Kafka condita da una cospicua dose di sadismo. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2004, il film ha portato a casa il Gran Premio della Giuria e non ci sarebbe stato nulla da dire se avesse vinto la Palma d’Oro.
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Oh Dae-su, un uomo sposato e con una figlia, viene improvvisamente rapito e rinchiuso in una specie di piccola camera d’albergo. Non ha idea di chi l’abbia rapito, né del perché. Viene liberato dopo 15 anni di prigionia, all’improvviso come tutto è iniziato, e appena libero prova a capire cosa sia davvero successo…
Tratto con molte libertà dall’omonimo fumetto giapponese di Tsuchiya Garon e Nobuaki Minegishi, Old Boy è una storia alla Franz Kafka condita da una cospicua dose di sadismo. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2004, il film ha portato a casa il Gran Premio della Giuria e non ci sarebbe stato nulla da dire se avesse vinto la Palma d’Oro. E’ senz’altro un film violento, certo non adatto a tutti, ma non è gratuito; è un film sconvolgente ma non rivoltante; è un film complesso ma non sconclusionato. E’ il film che conferma in pieno il talento visionario e innovativo – anche se molto “occidentale” – del regista dell’apprezzato Sympathy for Mr. Vengeance.
Old Boyè un perfetto esempio di quale sia il nuovo cinema dell’estremo oriente, violento e cattivo – a volte piuttosto malato – ma ricco di ironia e arricchito da un’analisi sociale che i nostri autori si sognano e il nostro pubblico magari non è in grado di cogliere. Park Chan-wook padroneggia ottimamente il materiale a sua disposizione e il mezzo filmico che utilizza, creando numerose ottime sequenze e utilizzando saggiamente la voce narrante (e l’Inverno di Vivaldi).
Indagando nuovamente il tema della vendetta, il regista di Seul ci presenta alcune scene realmente agghiaccianti ma sa trasmettere brividi anche quando decide di mostrare poco, e riesce a creare un’atmosfera generale davvero inquietante. Il modo, poi, in cui risolve l’intreccio – spiegando il mistero senza diventare pedante – è una dimostrazione di gran regia. A far da corollario al suo lavoro ci sono anche le splendide musiche di Jo Yeong-wook e le belle interpretazioni di Choi Min-sik e Yoo Ji-tae, per un film che apparirà davvero straordinario al pubblico ben disposto.
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oldpulp
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sabato 10 marzo 2012
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capolavoro assoluto
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Incredibile la forza espressa da questo film di Park-Chan-Work(il secondo della sua trilogia della vendetta), tutto è all'ennesima potenza, dalle prove attoriali(memorabile il protagonista Oh-Dae-Su) alla regia, che è accompagnata da una sceneggiatura ai massimi livelli che scandisce una perfetta trama ad orologeria che sfocia in un finale tragico e scioccante.
La vicenda tratta di un uomo che è stato rinchiuso per 15 anni in una stanza d'albergo, ma che appena riesce a fuggire vuole vendicarsi;
Il tema principale del film è proprio la vendetta,una vendetta dolorosa e feroce,sono molte infatti le scene terrificanti e brutali(vedi il taglio della lingua,i denti asportati) o disgustose(la bizzarra scena del polipo),insomma non un film adatto ai più piccoli e sensibili.
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Incredibile la forza espressa da questo film di Park-Chan-Work(il secondo della sua trilogia della vendetta), tutto è all'ennesima potenza, dalle prove attoriali(memorabile il protagonista Oh-Dae-Su) alla regia, che è accompagnata da una sceneggiatura ai massimi livelli che scandisce una perfetta trama ad orologeria che sfocia in un finale tragico e scioccante.
La vicenda tratta di un uomo che è stato rinchiuso per 15 anni in una stanza d'albergo, ma che appena riesce a fuggire vuole vendicarsi;
Il tema principale del film è proprio la vendetta,una vendetta dolorosa e feroce,sono molte infatti le scene terrificanti e brutali(vedi il taglio della lingua,i denti asportati) o disgustose(la bizzarra scena del polipo),insomma non un film adatto ai più piccoli e sensibili.
Ma questo thriller coreano non è solo violenza,è poesia,è arte, basti solo guardare la scena in treno della formica o il coreografico e sofferto combattimento contro venti uomini o ripensare alla meravigliosa colonna sonora.
Tutta la vicenda si conclude come anticipato con un colpo di scena da antologia che arriva come un pugno dello stomaco e con il quale non riusciamo a distinguere il bene dal male, nel quale si scioglie la vicenda e capiamo tutto.
Quindi un capolavoro assoluto, da vedere e rivedere.
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masterfede
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domenica 4 marzo 2012
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15 anni di inferno
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Capolavoro assoluto, sicuramente uno dei film più belli e emozionanti della storia del cinema. Riesce a commuovere, emozionare, spaventare davanti alla maestosità della perfezione di ogni singolo fotogramma, facendoci tremare e sorprendere davanti all'incredibile finale. Perfetto, adrenalinico e molto violento. Obbligatorio vederlo.
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tiamaster
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martedì 24 aprile 2012
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capolavoro (non solo) coreano
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Feroce e dolce.Ecco i due aggettivi che caratterizano "oldboy"un capolavoro,di una bellezza e di una ferocia incommensurabile.Dolce nei momenti d'amore del film,che rimangono impressi,che disturbano e che non scorderai mai,non scorderai mai come la violenza feroce che permea la pellicola:torture,ricatti,odio ma sopratutto VENDETTA.Oldboy è un film che è impossibile non amare e che impossibile che finisca nel proprio dimenticatoio,in quanto, oltre a i pregi cinematografiche (regia,sceneggiatura,montaggio,RECITAZIONE),ti colpisce come un pugno allo stomaco.un pugno molto forte.Un film che disturba e ti si imprime nella memoria.Scene impossibili da sopportare (alcune sono violentissime) non ne mancheranno,ma,nonostante tutto,e anche un film dolce.
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Feroce e dolce.Ecco i due aggettivi che caratterizano "oldboy"un capolavoro,di una bellezza e di una ferocia incommensurabile.Dolce nei momenti d'amore del film,che rimangono impressi,che disturbano e che non scorderai mai,non scorderai mai come la violenza feroce che permea la pellicola:torture,ricatti,odio ma sopratutto VENDETTA.Oldboy è un film che è impossibile non amare e che impossibile che finisca nel proprio dimenticatoio,in quanto, oltre a i pregi cinematografiche (regia,sceneggiatura,montaggio,RECITAZIONE),ti colpisce come un pugno allo stomaco.un pugno molto forte.Un film che disturba e ti si imprime nella memoria.Scene impossibili da sopportare (alcune sono violentissime) non ne mancheranno,ma,nonostante tutto,e anche un film dolce.Il finale fà venire la pelle d'oca.Una perla.
VOTO:10+
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filippo catani
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venerdì 7 novembre 2014
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vendetta in salsa coreana
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Dae-su è un uomo dedito all'ubriachezza molesta e non disdegna avventure extraconiugali. Una sera viene rapito e misteriosamente internato per quindici anni durante i quali assiste inerme alla notizia dell'uccisione della moglie che lo rende il primo dei sospettati. Finita la prigionia, l'uomo cerca disperatamente di capire il perchè di questo rapimento e chi ci sia dietro.
Davvero bello questo dramma coreano che fa delle immagini forti e disturbanti il suo punto di forza insieme ad una trama perfetta ed avvincente. I colpi di scena si susseguono letteralmente fino all'ultimo secondo della pellicola lasciando lo spettatore turbato ma a bocca aperta. Negli ultimi anni il cinema coreano sta vivendo una grande ondata di fama e di premi ai più importanti festival internazionali (questo venne premiato a Cannes e per dire Pietà a Venezia).
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Dae-su è un uomo dedito all'ubriachezza molesta e non disdegna avventure extraconiugali. Una sera viene rapito e misteriosamente internato per quindici anni durante i quali assiste inerme alla notizia dell'uccisione della moglie che lo rende il primo dei sospettati. Finita la prigionia, l'uomo cerca disperatamente di capire il perchè di questo rapimento e chi ci sia dietro.
Davvero bello questo dramma coreano che fa delle immagini forti e disturbanti il suo punto di forza insieme ad una trama perfetta ed avvincente. I colpi di scena si susseguono letteralmente fino all'ultimo secondo della pellicola lasciando lo spettatore turbato ma a bocca aperta. Negli ultimi anni il cinema coreano sta vivendo una grande ondata di fama e di premi ai più importanti festival internazionali (questo venne premiato a Cannes e per dire Pietà a Venezia). Ecco sicuramente la pellicola non è per persone facilmente impressionabili ma tratta un tema universale e sviscerato da migliaia di anni e cioè quello della vendetta. In questo caso è davvero una delle più inumane se si pensa ai quindici anni di segregazione. Ottima la regia e il cast al completo e notevoli sono anche fotografia, colonna sonora ma soprattutto montaggio (bellissimo il momento in cui lo schermo si divide a metà e da una parte c'è il protagonista imprigionato e dall'altra scorrono i più importanti eventi mondiali e asiatici degli ultimi 15 anni).
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