josh
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mercoledì 25 luglio 2007
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remake dignitoso
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Qando ho appreso di un remake made in holliwood di non aprite quella porta sono rimasto un po' dubbioso..perchè rifar un film praticamente perfetto che dopo oltre 30anni mantiene il suo fascino ed è ancora attuale??Alla domanda onestamente non mi sono ancora risposto però dopo aver visto un paio di volte il film di Nispel devo ammettere di esser rimasto particolarmente e positivamente sorpreso dei risultati ottenuti!!
Il nuovo non aprite quella porta non è un rifacimento passo passo di quello del 1974 ma è un film che grazie alle varie modifiche nello script riesce ad avere una propria identità!!Il clima che si respira durante tutto il film è morboso e malsano e anche se con meno successo dell'originale l'atmosfera calda opprimente e torbida è resa discretamente,peccato che non si è optat
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Qando ho appreso di un remake made in holliwood di non aprite quella porta sono rimasto un po' dubbioso..perchè rifar un film praticamente perfetto che dopo oltre 30anni mantiene il suo fascino ed è ancora attuale??Alla domanda onestamente non mi sono ancora risposto però dopo aver visto un paio di volte il film di Nispel devo ammettere di esser rimasto particolarmente e positivamente sorpreso dei risultati ottenuti!!
Il nuovo non aprite quella porta non è un rifacimento passo passo di quello del 1974 ma è un film che grazie alle varie modifiche nello script riesce ad avere una propria identità!!Il clima che si respira durante tutto il film è morboso e malsano e anche se con meno successo dell'originale l'atmosfera calda opprimente e torbida è resa discretamente,peccato che non si è optato per una fotografia più "vissuta" che avrebbe sicuramente giovato alla buona riuscita e che avrebbe reso il film decisamente megliore:la fotografia troppo pulita e da video clip è infatti il difetto più grande da attribuire a questo remake!!
Rispetto all'originale un'aggiunta assai gradita(almeno dal sottoscritto)è qulla di numerose scene splatter di forte impatto e di buona fattura che aumentano il livello di tensione/paura durante tutta la durata della pellicola!!
Per quanto riguarda gli attori devo dire che tutti sono abbastanza in parte sopprattutto per quanto riguarda la "bella" famigliola di assassini!!Ho trovato però un po'troppo standardizzati nei canoni holliwoddiani(bellocci)la compagnia di amici protagonisti!!
Rispetto all'originale si è deciso poi di eliminare due personaggi azzeccatissimi come il sadico appartenente alls famiglia a cui i ragazzi danno un passaggio(sostituito dalla ragazza suicida!)e sopprattutto il ragazzo in sedia a rotelle:peccato!!
Tirando le somme mi sento di consigliare il film a chi vuole veder un buon horror discretamente violento; chi si aspetta un film con le atmosfere ai livelli del film di hooper che regala sensazioni che rimarranno a lungo "dentro" lo spettatore stesso invece consiglio di (ri)vedere il film originale!!
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vedelia
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lunedì 15 dicembre 2003
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era proprio necessario?
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Ma è proprio necessario fare remake?sequel? prequel?Da un pò di tempo a questa parte sembra che le idee e l'originalità vadano a scomparire...soggettisti dove siete finiti? Perchè dobbiamo fare confronti tra ""padri"" unici e vincenti e ""figli"", magari anche volenterosi e che ci mettono un certo impegno nel realizzarsi, ma comunque con poca personalità? Era già successo con la fotocopia a colori di ""Psycho"", i vari Hannibal e i thriller riciclati, succede di nuovo con questo ""Non aprite quella porta"", film ""volenteroso"", che resta comunque una brutta copia.
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andrea.bonino.97
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mercoledì 2 luglio 2014
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remake peggiore dei cloni dell'originale
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Quando nel 1974, uscì nei cinema "Non aprite quella porta", il mondo rimase sconvolto dalla traculenza della pellicola e dal tema estremamente crudo, non ancora affrontato nel cinema di allora, costituendo la nascita dell'orrore mostrato nella parte più fisica e violenta. Dal quel capitolo, si aggiunsero numerosi sequel, che ha differenza dei vari Halloween e Venerdì 13, non continuarono la saga, bensì riproponevano sempre la stessa idea seppure con cambiamenti. Con il tempo perciò, la saga di " Non aprite quella porta", venne danneggiata molto di più rispetto alle altre saghe in voga di quell'epoca, e una volta raggiunti gli anni 2000, con l'idea di voler cancellare tutti i errori che il cinema orrorifico degli anni '80 e '90 aveva portato, un remake era la scelta più efficace (e scontata).
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Quando nel 1974, uscì nei cinema "Non aprite quella porta", il mondo rimase sconvolto dalla traculenza della pellicola e dal tema estremamente crudo, non ancora affrontato nel cinema di allora, costituendo la nascita dell'orrore mostrato nella parte più fisica e violenta. Dal quel capitolo, si aggiunsero numerosi sequel, che ha differenza dei vari Halloween e Venerdì 13, non continuarono la saga, bensì riproponevano sempre la stessa idea seppure con cambiamenti. Con il tempo perciò, la saga di " Non aprite quella porta", venne danneggiata molto di più rispetto alle altre saghe in voga di quell'epoca, e una volta raggiunti gli anni 2000, con l'idea di voler cancellare tutti i errori che il cinema orrorifico degli anni '80 e '90 aveva portato, un remake era la scelta più efficace (e scontata).
Quindi tutto daccapo, come l'originale ma, purtroppo, infinitamente peggio. I 5 sfortunati di questo capitolo, 2 coppie e un amico, sono di passaggio in texas quando inseguito al suicidio di un'autostoppista, in cerca di aiuto, chiamano lo sceriffo ma in attesa di esso finiscono nelle grinfie del finto sceriffo, appartenente alla famiglia di cannibali (impersonato dal grande E Lee Erney), che li porta a casa propria, con l'unico scopo di uccidere e seviziare i poveri malcapitati.
Questo remake soffre dei cliché più in voga dell'inizio del 2000, sia nella componente orrorifica, sia nella caraterizzazione dei personaggi, con un modello all'American Pie, e frequente stupidità nelle scelte e nei dialoghi che sono, almeno nella prima parte, un continuo battibecco tra i 5 protagonisti. Di sicuro il cinema degli anni 2000, a portato anche delle migliorie, soprattutto nell'ambito tecnico: la violenza, grazie agli effetti speciali è estremamente realistica, e la fotografia, seppur molto finta e ritoccata , riesce a ricordare in parte il capitolo originale, grazie soprattutto all'effetto sporco. Tutto questo, peró, non consente al film di elevarsi sopra ai numerosi sequel, con un andamento discontinuo e numerose scene che si ripetono per l'intero arco del film, portando i momenti di tensione a essere semplicemente dei momenti "calmi" e l'unica cosa rimanente è la macelleria, frequente ma non insostenibile, in linea perciò con le richieste e gli standard dell'inizio 2000.
In conclusione un capitolo, necessario per risollevare la saga, che però fallisce a pieno e non ricorda manco lontanamente l'originale, riuscendo solamente nell'esatto opposto: essere un film horror da ragazzi e in linea con il divieto ai 14 anni. Infatti gli incassi sono alti.
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frz94
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giovedì 16 dicembre 2010
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non aprite quella porta
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Un onore e un onore per Marcus Nispel dirigere il remake del cult indiscusso “Non aprite quella porta”. Ma andiamo per ordine; la storia narra di un gruppo di cinque giovani (e sballati) i quali, in viaggio nel profondo Messico, danno un passaggio a un’inquietante donna ciondolante ai bordi della strada deserta; la situazione si complicherà quando questa donna, salita a bordo, dopo qualche minuto di pianti e deliri, si sparerà un colpo in testa. I giovani, combattuti se sbarazzarsi del cadavere o di cercare aiuto, avranno la pessima idea di bussare a una porta di nostra conoscenza e allo stesso tempo di chiedere aiuto a uno sceriffo sanguinario e sciroccato.
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Un onore e un onore per Marcus Nispel dirigere il remake del cult indiscusso “Non aprite quella porta”. Ma andiamo per ordine; la storia narra di un gruppo di cinque giovani (e sballati) i quali, in viaggio nel profondo Messico, danno un passaggio a un’inquietante donna ciondolante ai bordi della strada deserta; la situazione si complicherà quando questa donna, salita a bordo, dopo qualche minuto di pianti e deliri, si sparerà un colpo in testa. I giovani, combattuti se sbarazzarsi del cadavere o di cercare aiuto, avranno la pessima idea di bussare a una porta di nostra conoscenza e allo stesso tempo di chiedere aiuto a uno sceriffo sanguinario e sciroccato.
Compito difficile per Nispel, assolto per certi versi in maniera più che discreta, quello di eguagliare il capolavoro scarno, violento e low-budget di Tobe Hooper. Innanzitutto il plot di fondo è fedele al film del 1974 e ripropone ottimamente le atmosfere malsane, sporche e desolate, fatte di capannoni in disuso e strade polverose, di cantine terrificanti e personaggi “caratteristici”; gli attori nel complesso se la cavano egregiamente, su tutti la bella e brava Jessica Biel e lo sceriffo (che è il sergente Hartman di Full Metal Jacket!). Il film può essere giustamente accusato di una linearità e di una derivazione forse eccessiva e del fatto che la trama a volte non sta in piedi: siamo nel vuoto pneumatico, nessuna persona nel raggio di 20 miglia eccezion fatta per un’ inquietante commessa di un lugubre supermercato, c’è una donna morta nel sedile posteriore e la belloccia di turno (che alla fine si salverà dopo un’improbabile fuga e un’ancor più improbabile duello con Leatherface; io mi chiedo perché bisogna salvaguardare sempre l’happy ending a scapito di una maggior serietà e realismo … ) non solo propone di andare a cercare i genitori della morta, ma al tempo stesso, entrata nell’ isolata e imponente casa della famiglia Hewitt, vedendo i maiali in casa, la subumana sporcizia e funerei vasetti che non promettono nulla di buono sottovuoto, decide di andare ad aiutare il vecchietto proprietario della casa al piano di sotto incappando nella furia omicida dello sfigurato ragazzone con la faccia di cuoio.
Resta comunque un film onesto, godibile, con buone ambientazioni e attori in buona forma al di sopra della norma dei soliti horror, la cui unica pecca è quella di una trama traballante ,non sempre convincente e stereotipata che di certo non lo rende una perla di originalità.
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zero99
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giovedì 4 dicembre 2014
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ottimo remake. stupendo.
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Questo è uno dei migliori remake mai fatti. un film girato ottimamente, con una storia sconvolgente già dalle prime scene. Un gruppo di giovani che deve andare ad un concerto, da un passaggio ad una ragazza che sembra avere dei grossi problemi. La ragazza è totalmente terrorizzata e non riesce neppure a parlare in modo da farsi capire. riesce solo a dire "quell'uomo è cattivo". Dopo si spara un colpo di pistola in bocca, e da lì inizia la brutta avventura di questi ragazzi nel cercare lo sceriffo della zona, ma chi sarà lo sceriffo? ovviamente quello del prequel. La storia è simile al prequel, morti, tanto sangue, sgozzamenti, violenza, terrore, ecc.
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Questo è uno dei migliori remake mai fatti. un film girato ottimamente, con una storia sconvolgente già dalle prime scene. Un gruppo di giovani che deve andare ad un concerto, da un passaggio ad una ragazza che sembra avere dei grossi problemi. La ragazza è totalmente terrorizzata e non riesce neppure a parlare in modo da farsi capire. riesce solo a dire "quell'uomo è cattivo". Dopo si spara un colpo di pistola in bocca, e da lì inizia la brutta avventura di questi ragazzi nel cercare lo sceriffo della zona, ma chi sarà lo sceriffo? ovviamente quello del prequel. La storia è simile al prequel, morti, tanto sangue, sgozzamenti, violenza, terrore, ecc. e l'immancabile "faccia di cuoio", con la sua fidata motosega. per quanto riguarda il genere horror è uno dei miei film preferiti, insieme al prequel. Davvero un ottimo film. Stupendo.
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braveheart
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mercoledì 5 agosto 2009
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lasciami entrare
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Tratto dall'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist, autore anche della sceneggiatura, Lasciami entrare rientra in quella categoria di film che, nonostante non sbanchino al botteghino, sfoggiano un valore artistico decisamente superiore a molti blockbusters.
Ambientato negli anni ottanta a Blackeberg, una piccola periferia di Stoccolma, il film dello svedese Tomas Alfredson vede come protagonista il piccolo Oskar, un dodicenne vittima di un infausto destino: figlio di genitori divorziati e perennemente molestato dai bulli della scuola, Oskar conduce una vita solitaria dove sogna di potersi vendicare dei perfidi compagni di classe e, sopratutto, di crescere in fretta per poter affrontare il mondo.
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Tratto dall'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist, autore anche della sceneggiatura, Lasciami entrare rientra in quella categoria di film che, nonostante non sbanchino al botteghino, sfoggiano un valore artistico decisamente superiore a molti blockbusters.
Ambientato negli anni ottanta a Blackeberg, una piccola periferia di Stoccolma, il film dello svedese Tomas Alfredson vede come protagonista il piccolo Oskar, un dodicenne vittima di un infausto destino: figlio di genitori divorziati e perennemente molestato dai bulli della scuola, Oskar conduce una vita solitaria dove sogna di potersi vendicare dei perfidi compagni di classe e, sopratutto, di crescere in fretta per poter affrontare il mondo. Tutto scorre in questa maniera fino a quando il fanciullo s'imbatte in Eli, una coetanea trasferitasi da poco a Blackeberg. Per Oskar la relazione con Eli rappresenterà fin da subito una calorosa luce nella buia e fredda vita condotta fin a quell'istante. Ben presto però il protagonista si rende conto che tale spiraglio luminoso proviene da una fonte estremamente tenebrosa: Eli infatti è un vampiro imprigionato nel corpo di una dodicenne, costretta a uccidere per sopravvivere e responsabile della catena di omicidi verificatosi nel cupo sobborgo svedese.
Il maggior merito del regista Alfredson va sicuramente all'ottima scenografia: gli ambienti glaciali, la fotografia scura e il sguardo su una popolazione composta da beoni e nullafacenti, non sono nient'altro che un perfetto ritratto dello stato d'animo di Oskar e Eli, condannati per diverse ragioni all'esclusione dalla società.
La sceneggiatura, oltre a scorrere liscia senza tentennamenti, gioca su una serie di simboli ossimorici ben incastonati nell'economia delle vicende: per esempio il sangue portatore di morte ma nello stesso tempo fonte di vita e calore umano (la scena dell'abbraccio tra Oskar e Eli in un bagno teatro di un feroce delitto rappresenta al meglio il concetto); o la stessa Eli,esteriormente gracile e indifesa, capace di tirare fuori una furia terribile che non lascia speranza alla vittima; ma anche il rapporto tra i due bambini dove, nel contrasto tra l'innocenza di Oskar e la malizia di Eli, nasce un rapporto tenero destinato a perdurare nel tempo in barba alla natura ostile. .
In definitiva Lasciami entrare può essere definito un drammatico a sfondo horror, dove per una volta sangue, morte e smembramenti non restano fine a sé stessi, rimandando a un messaggio più profondo. E anche la figura del vampiro, nonostante resti inalterata a livello formale, offre un punto di vista differente dai soliti clichè hollywoodiani: Eli rappresenta un non morto dalle tinte romantiche, una metafora leopardiana sulla misera condizione umana, che solo l'amore, seppur in parte, può contrastare.
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[+] recensione del film sbagliato
(di corriragazzovai)
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amante del vero horror
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martedì 28 agosto 2007
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peccato
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Purtroppo quando si parla di remake è difficile trovare qualcosa di buono,soprattutto quando il film originale aveva un titolo come "Non Aprite quella porta".
In effetti il film delude le aspettative,ma mi sento di difendere il film almeno fino a quando non si trovano nel negozio della signora Hewitt;fino a quel momento il film é almeno interressante,soprattutto la parte iniziale in bianco e nero,e il suicidio dell'autostoppista(chi ha visto il film senza conoscere la storia deve aver pensato"cosa può essere tanto spaventoso da convincere una persona a suicidarsi?).Insomma finche il pericolo non viene mostrato,ma solo suggerito dalle parole della ragazza,il film non è male,ma poi non riesce mai ha ingranare,non ha quella marcia in più.
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Purtroppo quando si parla di remake è difficile trovare qualcosa di buono,soprattutto quando il film originale aveva un titolo come "Non Aprite quella porta".
In effetti il film delude le aspettative,ma mi sento di difendere il film almeno fino a quando non si trovano nel negozio della signora Hewitt;fino a quel momento il film é almeno interressante,soprattutto la parte iniziale in bianco e nero,e il suicidio dell'autostoppista(chi ha visto il film senza conoscere la storia deve aver pensato"cosa può essere tanto spaventoso da convincere una persona a suicidarsi?).Insomma finche il pericolo non viene mostrato,ma solo suggerito dalle parole della ragazza,il film non è male,ma poi non riesce mai ha ingranare,non ha quella marcia in più.Peccato,sarebbe stato interessante un aggiornamento ben fatto del film.
Comunque nin me la sento di stroncare il film e il regista,dopotutto è facile dire di tutto e di più su un film,ma chissà quanti di noi sarebbero capaci di fare anche solo un video di dieci secondi abbastanza decente...
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