Non aprite quella porta |
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Un film di Marcus Nispel.
Con Jessica Biel, Jonathan Tucker, Eric Balfour, Erica Leerhsen, Mike Vogel.
continua»
Titolo originale The Texas chainsaw massacre.
Horror,
durata 98 min.
- USA 2003.
MYMONETRO
Non aprite quella porta
valutazione media:
2,51
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lasciami entraredi BraveheartFeedback: 5 | altri commenti e recensioni di Braveheart |
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mercoledì 5 agosto 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tratto dall'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist, autore anche della sceneggiatura, Lasciami entrare rientra in quella categoria di film che, nonostante non sbanchino al botteghino, sfoggiano un valore artistico decisamente superiore a molti blockbusters. Ambientato negli anni ottanta a Blackeberg, una piccola periferia di Stoccolma, il film dello svedese Tomas Alfredson vede come protagonista il piccolo Oskar, un dodicenne vittima di un infausto destino: figlio di genitori divorziati e perennemente molestato dai bulli della scuola, Oskar conduce una vita solitaria dove sogna di potersi vendicare dei perfidi compagni di classe e, sopratutto, di crescere in fretta per poter affrontare il mondo. Tutto scorre in questa maniera fino a quando il fanciullo s'imbatte in Eli, una coetanea trasferitasi da poco a Blackeberg. Per Oskar la relazione con Eli rappresenterà fin da subito una calorosa luce nella buia e fredda vita condotta fin a quell'istante. Ben presto però il protagonista si rende conto che tale spiraglio luminoso proviene da una fonte estremamente tenebrosa: Eli infatti è un vampiro imprigionato nel corpo di una dodicenne, costretta a uccidere per sopravvivere e responsabile della catena di omicidi verificatosi nel cupo sobborgo svedese. Il maggior merito del regista Alfredson va sicuramente all'ottima scenografia: gli ambienti glaciali, la fotografia scura e il sguardo su una popolazione composta da beoni e nullafacenti, non sono nient'altro che un perfetto ritratto dello stato d'animo di Oskar e Eli, condannati per diverse ragioni all'esclusione dalla società. La sceneggiatura, oltre a scorrere liscia senza tentennamenti, gioca su una serie di simboli ossimorici ben incastonati nell'economia delle vicende: per esempio il sangue portatore di morte ma nello stesso tempo fonte di vita e calore umano (la scena dell'abbraccio tra Oskar e Eli in un bagno teatro di un feroce delitto rappresenta al meglio il concetto); o la stessa Eli,esteriormente gracile e indifesa, capace di tirare fuori una furia terribile che non lascia speranza alla vittima; ma anche il rapporto tra i due bambini dove, nel contrasto tra l'innocenza di Oskar e la malizia di Eli, nasce un rapporto tenero destinato a perdurare nel tempo in barba alla natura ostile. . In definitiva Lasciami entrare può essere definito un drammatico a sfondo horror, dove per una volta sangue, morte e smembramenti non restano fine a sé stessi, rimandando a un messaggio più profondo. E anche la figura del vampiro, nonostante resti inalterata a livello formale, offre un punto di vista differente dai soliti clichè hollywoodiani: Eli rappresenta un non morto dalle tinte romantiche, una metafora leopardiana sulla misera condizione umana, che solo l'amore, seppur in parte, può contrastare.
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