Lost in Translation - L'amore tradotto

La figlia di papà Sofia Coppola ha scoperto che il Giapone non è più quello dei Samurai arrivando 50 anni dopo Mishima. La nasuta figlioccia, già a suo tempo inserita a forza dal babbo nel peggiore film della trilogia de il Padrino , ci propina un film fatto di nulla che ci lascia con la certezza di avere sprecato una serata. Ma riepiloghiamo la trama: Un attore è frustrato perché guadagna due milioni di dollari per bere del tè freddo e una borghesuccia scansafatiche, depressa si annoia in Giappone mentre il giovane marito fotografo le paga lavacanza. Sono problemi! I due mentecatti trascorrono tutto il tempo in un albergo perché non sanno come affrontare il dramma della ordinazione al ristorante. Lui, attore venerato in Giappone non approfitta della sua posizione per scatenare una offensiva di turismo sessuale orientale a spese della produzione dimostrando di meritare una moglie inspportabile, lei, giovane testimonial del serenase, gira con il visino imbronciato perchè avrebbe voluto passare la vita a fotografare dei piedi, o dei cavalli. I realtà, come molte donne, non sa nemeno perché è triste... almeno tre settimane su quattro. Lui ad un certo punto, esasperato dalla sua stessa dabbenaggine si butta nel letto di una tardona che fa pianobar in giappone e giustamente se ne pente ripensando alla escort rifiutata ad inizio flm, Lei ci rimane male perché avrebbe voluto passare un'altra esaltante serata a fareil Karaoke assieme ai modelli di Dolce & Gabbana. Tutto sommato il film è visivamente ben confezionato, bravi anche gli attori. Bella anche la fotografia di una tokio di cui però non si capisce nulla a parte il fatto che, evidentemente, nelle sale giochi nipponiche si può giocare a Guitar Hero e contemporaneamente fumare. Non altro. Ecco il cinema dei figli di papà introspettivi e depressi per via delle troppe coccole, dei super raccomandati d'elite che pensano che il mondo sia fatto solo di fotografi, attori e registi, figure dalla esperienza umana oprosisma allo zero per i quali la complessità culturale e l'imbarazzo del confronto con l'Oriente si riduca al problema di cosa ordinare al primo ristorante turistico. Daltronde, non sono i due protagonisti totalmente ripiegati in sè stessi? e la domanda è: e' questa un epoca che necessita (ANCORA!) di cinema di introspezione o,a l contrario, che abbisogna di ricerca di grandi temi universali anche se magari visti dal punto di vista delle storie individuali? evidentemente per la piccola Sofia il mondo è un party di compleanno rovinato dalla assenza del caro papà troppo occupato a fare capolavori e magari ad influire su giurie per farle vincere premi...altirmenti lei fa il broncio e rinnova l'abbonamento al prozac. Ai leoni!