Lost in Translation - L'amore tradotto |
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Un film di Sofia Coppola.
Con Bill Murray, Scarlett Johansson, Giovanni Ribisi, Anna Faris, Fumohiro Hayashi
Titolo originale Lost in Translation.
Sentimentale,
durata 105 min.
- USA 2003.
MYMONETRO
Lost in Translation - L'amore tradotto
valutazione media:
2,92
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Persi nel tradurre ciò che vogliamo col cuoredi Stefano FranzoniFeedback: 0 |
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lunedì 12 marzo 2007 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bob è un attore. Ha girato famosi film,pericolose scene d’azione,ma ora per lui sembra arrivato il tempo di fermarsi,sedersi..sorseggiare un buon whiskey accompagnato da un sigaro, come un realizzato padre di famiglia,alla sera,prima di andare a dormire. Bob ha superato la mezza età ed è sposato da 25 anni. E’ un padre di famiglia,ma non è realizzato. Ha un problema con se stesso: Bob si è perso. Charlotte è giovane,sposata da 2 anni con un fotografo che non è innamorato di lei come del proprio lavoro. Charlotte è laureata in filosofia ma non ha un’occupazione. Ha provato con la scrittura e la fotografia ma con scarsi risultati. Vive guardandosi attorno alla ricerca di una risposta ai suoi interrogativi sul futuro, eppure non sa quale sia la sua strada. Charlotte si è persa. Bob deve girare lo spot pubblicitario di un whiskey e si trova lontano dalla sua famiglia, dalla sua casa. Charlotte è disoccupata ed è al seguito del marito, in viaggio pe lavoro. Bob e Charlotte, americani, si trovano in una città dalla parte opposta del mondo: Tokyo. Se la vita fosse una circonferenza, loro sarebbero nel punto più distante da quello della partenza. Forse per questo motivo entrambi non si sono mai sentiti così smarriti, così soli, così vuoti, così distanti dalla felicità. In questa Tokyo psichedelica e assordante, inondata di neon coloratissimi, Bob si deve confrontare con gli ostacoli della lingua. Lui non capisce gli altri. Gli altri non capiscono lui. A volte è la vita stessa a parlare un’altra lingua, una lingua a cui non siamo abituati e che per questo ci spaventa, ci preoccupa, ci tiene svegli nella notte, prede dei nostri pensieri. Bob e Charlotte non riescono a dormire. Sono perduti nei labirinti dei loro interrogativi, bloccati dai vetri scuri dei percorsi che hanno intrapreso e che sembrano imprigionarli e negargli la vista di cosa si può trovare oltre, oppressi dalla difficoltà di una scelta, quella che è poi sempre la più difficile da intraprendere: la ribellione, la fuga, il cambiamento. Sono persi nella difficoltà di tradurre ciò che prova il loro cuore. Ma il caso vuole che si incontrino. Che le loro vite si sfiorino. Che, conoscendosi, allaccino un sincero rapporto di amicizia ed imparino a comprendere se stessi, ritrovandosi e ritrovando un varco per la loro personale ricerca della felicità. Bob e Charlotte non parlano una lingua diversa. Soprattutto sono le loro anime a non parlare una lingua diversa. Il loro rapporto crescente li porta a correre, bere, cantare, ridere, scherzare, a rompere l’inviolabilità delle loro situazioni rigide solo all'apparenza. Bob e Charlotte riusciranno uno assieme all’altro a ritrovare il piacere per la vita. A ritrovare la strada. Ed, alla fine, quella Tokyo che per tante notti era stato solo lo sfondo della loro solitudine, apparirà meno fredda, più complice, ed i due verseranno qualche lacrima, quando arriverà il momento dell’addio. Ma, separandosi, nascerà sui loro volti un sorriso, quel sorriso che mancava da tanto, tanto tempo. E allora sarà chiaro cosa intendeva quell’ometto giapponese, nella sala d’attesa dell'ospedale, tracciando col dito una circonferenza: che la felicità si nasconde dietro l’angolo ma spesso è molto difficile da vedere, ed occorre fare tanta strada per trovarla; che per comprendere gli altri e ciò che ci circonda occorre prima capire chi siamo noi stessi, e cosa vogliamo; che, a volte, bisogna andare dall’altra parte del mondo per riuscire a chiudere il cerchio.
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