Titolo originale Girl with a pearl earring.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 95 min.
- Gran Bretagna, Lussemburgo 2003.
MYMONETROLa ragazza con l'orecchino di perla
valutazione media:
3,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La "ragazza con l'orecchino di perla" o "ragazza col turbante" è il titolo di un celebre quadro dipinto dal maestro fiammingo Jan Vermeer attorno al 1666, oggi conservato al Mauritshuis dell'Aia. Soggetto del dipinto è il languido volto di una fanciulla con un'espressione molto curiosa, per giustificare la quale si è cercato di scoprire chi fosse e quale fosse il suo legame con Vermeer. "La ragazza con l'orecchino di perla", trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Tracy Chevalier, riprende questa ricerca delle verità che hanno portato alla nascita del famoso quadro. Tra un'accurata e minuziosa ricostruzione storica prende vita la vicenda di Griet (unico personaggio inventato tra i protagonisti), nuova serva dei Vermeer, che a fatica riuscirà a farsi spazio nella nuova casa, a contatto con una classe sociale diversa dalla sua.
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La "ragazza con l'orecchino di perla" o "ragazza col turbante" è il titolo di un celebre quadro dipinto dal maestro fiammingo Jan Vermeer attorno al 1666, oggi conservato al Mauritshuis dell'Aia. Soggetto del dipinto è il languido volto di una fanciulla con un'espressione molto curiosa, per giustificare la quale si è cercato di scoprire chi fosse e quale fosse il suo legame con Vermeer. "La ragazza con l'orecchino di perla", trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Tracy Chevalier, riprende questa ricerca delle verità che hanno portato alla nascita del famoso quadro. Tra un'accurata e minuziosa ricostruzione storica prende vita la vicenda di Griet (unico personaggio inventato tra i protagonisti), nuova serva dei Vermeer, che a fatica riuscirà a farsi spazio nella nuova casa, a contatto con una classe sociale diversa dalla sua. Con la sua bellezza e innocenza la nuova serva non si inserirà senza far nascere tensioni e contrasti nella famiglia. Soprattutto accenderà nel suo padrone, il maestro Vermeer, una nuova ispirazione, quella stessa che lo porterà a dipingere "La ragazza con l'orecchino di perla". Il film è poco dialogato ma l'intensità degli sguardi e delle espressioni degli interpreti trasmettono più delle parole. Gli attori sono tutti all'altezza del loro compito, in particolare Colin Firth, che dà vita ad un Vermeer enigmatico ma stupendamente passionale e fascinoso, e la protagonista Scarlett Johansson, la cui immedesimazione in Griet è pressochè perfetta e densa di sentimento. La celebrata scena in cui lo spettatore può per la prima volta vedere i suoi capelli è di un'espressività raramente vista in un film. Degni di menzione sono l'ottima ricostruzione della cittadina olandese di Delft, negli interni così come negli esterni, e i bellissimi costumi (premio oscar).
Il film trascorre leggero e soave soffocando tutti i problemi interni alla casa nel silenzio ovattato della neve che cade. E' un grazioso nodo di vite che per un certo periodo si sfiorano, generando incomprensioni, passioni, conflitti, rabbia, tristezza ed, infine, un capolavoro: la ragazza con l'orechino di perla.
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Quello che mi ha colpito da subito, in questo film, è la luce, la famosa luce di Vermeer, quella che illuminava in modo così particolare i soggetti ritratti nei suoi quadri: ogni scena, ogni angolo della pellicola è un omaggio all'opera di Ian Vermeer. Non conosco la sua vita ma se la trasposizione cinematografica è realistica, dev'essere stato un uomo davvero tormentato, combattuto tra le sue passioni terrene, che l'hanno portato, almeno nel film, ad avere un numero considerevole di figli, e la sua passione suprema, l'arte: è su quest'ultimo terreno che incontra un'anima che lo comprende più di chiunque altro. Prova ne è la scena in cui Griet sposta la sedia che era ritratta in un quadro che lui stava dipingendo e che, obiettivamente, sembrava di troppo e lui, cogliendo il silenzioso suggerimento, la toglie dal quadro, chiedendole, poi, il perchè della sua azione.
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Quello che mi ha colpito da subito, in questo film, è la luce, la famosa luce di Vermeer, quella che illuminava in modo così particolare i soggetti ritratti nei suoi quadri: ogni scena, ogni angolo della pellicola è un omaggio all'opera di Ian Vermeer. Non conosco la sua vita ma se la trasposizione cinematografica è realistica, dev'essere stato un uomo davvero tormentato, combattuto tra le sue passioni terrene, che l'hanno portato, almeno nel film, ad avere un numero considerevole di figli, e la sua passione suprema, l'arte: è su quest'ultimo terreno che incontra un'anima che lo comprende più di chiunque altro. Prova ne è la scena in cui Griet sposta la sedia che era ritratta in un quadro che lui stava dipingendo e che, obiettivamente, sembrava di troppo e lui, cogliendo il silenzioso suggerimento, la toglie dal quadro, chiedendole, poi, il perchè della sua azione. C'era, tra loro, un feeling che forse lui non aveva trovato mai altrove ma che viene bruscamente interrotto, con grande sofferenza di Ian e anche di Griet, che forse si aspetta qualche reazione da parte del pittore, dalla moglie di lui, gelosa del fatto che una miserabile serva, con indosso il suo orecchino di perla, avesse posato per il marito. Entrambi tornano alla loro vita precedente, come se nulla fosse accaduto, ma, alla fine, a lei vengono recapitati i due orecchini di perla, forse affinchè lei non dimenticasse quella che era stata, sia pure in modo assolutamente casto, una intensa storia d'amore. Bel film.
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Dopo aver letto il libro, il film, come spesso accade, viene visto con occhio particolare, poiché inevitabilmente si vanno a cercare situazioni che hanno segnato l'itinerario del romanzo della Tracy. Il rapporto di Griet con la propria famiglia è inesistente nel film, mentre segnano fortemente la protagonista la sofferenza per la morte della sorellina e le vicende del fratello. Anche la questione religiosa è molto ai margini, mentre nel romanzo è una componente che mette in risaldo la differenza di due mondi, vicini e divisi. Viene sacrificato anche il personaggio amico di famiglia che mette in guardia Griet dalle insidie del donnaiolo mecenate van Ruiven.
Marginale anche la figura di Cornelia, che nel film appare più enigmatica di quanto non lo sia nel libro, dove è dipinta chiaramente come una bambina di carattere, capricciosa e crudele come lo sanno essere solo i bambini.
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Dopo aver letto il libro, il film, come spesso accade, viene visto con occhio particolare, poiché inevitabilmente si vanno a cercare situazioni che hanno segnato l'itinerario del romanzo della Tracy. Il rapporto di Griet con la propria famiglia è inesistente nel film, mentre segnano fortemente la protagonista la sofferenza per la morte della sorellina e le vicende del fratello. Anche la questione religiosa è molto ai margini, mentre nel romanzo è una componente che mette in risaldo la differenza di due mondi, vicini e divisi. Viene sacrificato anche il personaggio amico di famiglia che mette in guardia Griet dalle insidie del donnaiolo mecenate van Ruiven.
Marginale anche la figura di Cornelia, che nel film appare più enigmatica di quanto non lo sia nel libro, dove è dipinta chiaramente come una bambina di carattere, capricciosa e crudele come lo sanno essere solo i bambini.
Il film è didascalico, non decolla neanche quando dovrebbe far emergere i sentimenti repressi nei due personaggi principali, il pittore e la serva, appunto. La scena dei capelli sembra piuttosto frettolosa. E non viene rispettata la sequenza del romanzo, perché è a questo punto che Griet si sente "violata" e corre da Pieter (il figlio del macellaio) per concedersi
Bella la fotografia, i colori sono quasi sempre azzeccati, a volte troppo bui.
Scarlett è bella e sensuale, nella sua apparente innocenza.
In realtà interpreta bene la parte di una ragazza in bilico tra l'adolescenza e la maturità, capace di intuire i sentimenti di Vermeer ma altrettanto conscia di non doverli incoraggiare.
Vermeer è il presente/assente, come nel libro. Maria Thins è tratteggiata molto bene nel suo personaggio. Il mecenate è patetico nella sua arroganza.
Il finale è tronco. Molte cose sono lasciate sospese, il che potrebbe anche essere un pregio, un invito alla riflessione, ma non in un film di questo tipo.
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Buon film, carico di emozioni sospese tra sguardi rarefatti e una fotografia magnifica, ispiratat ai quadri di Vermeer. Nel cast spicca Scarlet Johansson, davvero somigliante alla ragazza del ritratto.
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Tratto dall'omonimo romanzo bestseller di Tracy Chevalier. XVII Secolo: la giovane Griet (Scarlett Johansson) entra a servizio in casa del pittore Johannes Vermeer (Colin Firth), tra i due nasce un rapporto intenso quanto inespresso e la ragazza finisce per posare per uno tra i quadri più celebri del maestro,Ragazza con turbante (La Ragazza con l'orecchino di perla), un quadro fiammingo che ci conduce la dove si incontrano l'intelletto ed i sensi.
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Tratto dall'omonimo romanzo bestseller di Tracy Chevalier. XVII Secolo: la giovane Griet (Scarlett Johansson) entra a servizio in casa del pittore Johannes Vermeer (Colin Firth), tra i due nasce un rapporto intenso quanto inespresso e la ragazza finisce per posare per uno tra i quadri più celebri del maestro,Ragazza con turbante (La Ragazza con l'orecchino di perla), un quadro fiammingo che ci conduce la dove si incontrano l'intelletto ed i sensi...
L'autrice del libro Tracy Chevalier, immagina che a ispirare il quadro sia la giovane servetta Griet, che lavora in casa Vermeer. Tra lei e l'artista nasce un amore casto e non consumato. Da quel libro, che era già rielaborazione in altro linguaggio di un'opera preesistente, ora esce un film: dalla letteratura al cinema. Ma si potrebbe anche proseguire dicendo dal cinema di nuovo al linguaggio pittorico, perché il film di Peter Webber è soprattutto un insieme di bei quadri ispirati all'opera del maestro olandese e alla città di Delft, ieri come oggi estremamente suggestiva.
In tale rassegna di immagini predominano gli interni, ma anche alcuni esterni corposi ed efficaci ci fanno quasi sentire il tanfo del mercato, toccare l'unto delle cucine e la fatica del bucato d'una volta. Negli interni invece ecco la vita di una famiglia fiamminga del '600, i costumi semplici e austeri, i mobili massicci ed ingombranti, il mistero della creazione dei colori nello studio-soffitta del pittore. Su questi piani la trasposizione cinematografica si rivela efficace grazie anche alla fotografia di Eduardo Serra, che riesce a darci, con le tenere luminosità di alcune scene e gli studiati chiaroscuri, una visione fin troppo "artistica" dell'ambiente. Manchevole invece il ritratto dei personaggi, tra i quali eccelle senz'altro quello di Griet, interpretata da una sensuale ed ingenua Scarlett Johansson. Risultano invece scoloriti il maestro Vermeer, che il libro dipingeva bene nella sua ambiguità di uomo e di borghese che opprime e tiene a bada la moglie mettendola sempre incinta, ma è a sua volta oppresso dalla necessità di guadagno per provvedere alla numerosa prole. Colin Firth nel ruolo del pittore risulta scarsamente mobile e intenso. Così anche la moglie e la suocera, bel personaggio nel libro, rimangono appena abbozzate, più figuranti del teatrino ben costruito che esseri veramente autentici. Anche la storia, di per sé debolina, perde spessore nel film, perché il suo fascino letterario era affidato al sottile erotismo che attraversa gesti e pulsioni inespresse dei due protagonisti. Quella che mi pare resa bene è invece la disparità di condizioni tra servi e padroni, affidata a pochi tocchi convincenti ed episodi indicativi di un modo di essere della società. Ma non abbiamo ancora detto in tutto ciò cosa c'entra l'orecchino di perla, che esiste davvero nel ritratto cui si accennava all'inizio.
Il fatto è che ad esso, sia nel libro che nel film, pur con qualche differenza, è assegnato un valore simbolico; infatti la scena in cui Vermeer convince Griet a forarsi l'orecchio e a mettere ai lobi le perle di sua moglie, è simile a un incontro amoroso. Quell'orecchino infilato dall'uomo all'orecchio della fanciulla equivale al mettere al dito un anello per una tacita confessione o promessa. Tant'è che alla fine del libro e del film ritorna il suo valore simbolico. Infatti, quando ormai Griet ha abbandonato la casa da diversi anni, sposando il suo giovane fidanzato macellaio, le perle le verranno recapitate come eredità da parte del Maestro. E una delle immagini più raffinate del film è quella del volto intenso di Griet, nel quale la luce del bianco dell'occhio corrisponde perfettamente a quella della perla all'orecchio.
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Ottimo film ispirato al pittore Vermeer e a quella che è probabilmente la sua migliore opera.
In reltà non si conosce moltissimo della sua vita privata,se non che morì piuttosto giovane (circa a quaranta anni) lasciando numerosi debiti familiari.
Pertanto il regista ha avuto la possibilità di muoversi con sufficiente libertà nella sceneggiatura.
L'ambientazione del piccolo paese olandese è davvero ben fatta,come gli splendidi costumi dell'epoca.
La pellicola è molto delicata,foriera di un amore platonico tra il pittore e la sua musa ispiratrice.
La giovane Griet,interpretata egregiamente da una giovanissima Scarlett Johansson,umile serva a casa Vermeer,riesce con la sua bellezza ed una naturale confidenza con l'arte e colori,ad incantare il maestro,l'ottimo Colin Firth.
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Ottimo film ispirato al pittore Vermeer e a quella che è probabilmente la sua migliore opera.
In reltà non si conosce moltissimo della sua vita privata,se non che morì piuttosto giovane (circa a quaranta anni) lasciando numerosi debiti familiari.
Pertanto il regista ha avuto la possibilità di muoversi con sufficiente libertà nella sceneggiatura.
L'ambientazione del piccolo paese olandese è davvero ben fatta,come gli splendidi costumi dell'epoca.
La pellicola è molto delicata,foriera di un amore platonico tra il pittore e la sua musa ispiratrice.
La giovane Griet,interpretata egregiamente da una giovanissima Scarlett Johansson,umile serva a casa Vermeer,riesce con la sua bellezza ed una naturale confidenza con l'arte e colori,ad incantare il maestro,l'ottimo Colin Firth.
Questo scatenerà l'ira irrefrenabile delle altre donne di casa.
Difficile raccontare l'arte attraverso un film,tuttavia Webber riesce a spiegarci l'ossessione del pittore verso l'illuminazione delle sue opere,la postura dei soggetti rappresentati e la cura dei dettagli.
Sceneggiatura e dialoghi non sono mai banali,intervellati da splendidi silenzi come quando,ad un certo punto,Griet scopre la sua splendida capigliatura.
Anche senza effetti speciali questa opera vi sorprenderà.
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Griet è una povera serva ignorante ma il destino la porta nella casa di un grande artista. Qui si realizzerà un incontro che forse cambierà per sempre la sua vita. Grit incontra l'arte e la bellezza.
Non sono certo i quartieri ed i mercati di Delft a condurla a tale esperienza estetica. L'umanità che la circonda è fatta di gente rozza ed anche cattiva nei suoi confronti ma è la pittura che la salva.
Grit è attratta dai quadri del maestro; ne afferra inconsapevolmente la bellezza, capisce l'importanza della luce e dei colori. J. Vermeer è a sua volta colpito da questa giovane modesta ma in grado di fargli realizzare il capolavoro.
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Griet è una povera serva ignorante ma il destino la porta nella casa di un grande artista. Qui si realizzerà un incontro che forse cambierà per sempre la sua vita. Grit incontra l'arte e la bellezza.
Non sono certo i quartieri ed i mercati di Delft a condurla a tale esperienza estetica. L'umanità che la circonda è fatta di gente rozza ed anche cattiva nei suoi confronti ma è la pittura che la salva.
Grit è attratta dai quadri del maestro; ne afferra inconsapevolmente la bellezza, capisce l'importanza della luce e dei colori. J. Vermeer è a sua volta colpito da questa giovane modesta ma in grado di fargli realizzare il capolavoro. Entrambi sono presi in una trama a sfondo platonico che porta i due protagonisti a realizzare il bello.
Anche il regista concorre a tale scopo con le sue inquadrature morbide e calde. Si è immedesimato nell'arte di J. Vermeer.
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La storia romanzata, tra vero e meno vero, del famoso dipinto del pittore olandese Jan Vermeer conservato nella Mauritshuis dell'Aia. A fare da modella la giovanissima Scarlett Johansson alla sua prima esperienza cinematografica, a meno di 19 anni. Una inconcludente e modesta figura femminile quella di Griet del cui viso si innamora Jan alle cui di pendenze la ragazza fa da domestica. Per entrare nello spirito del personaggio occorre trasferirsi all’epoca dei fatti, intorno alla metà del 1600 quando per le strade circolavano tranquillamente oche e galline, si portavano in giro i maiali e gli asini erano ad attendere, mentre i fanciulli e fanciulle giocavano fuori casa sul selciato. Tutto questo il regista lo mostra nei primi 10 minuti per introdurre lo spettatore a calarsi in una realtà tanto diversa da quella in cui vive oggi, nel traffico convulso.
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La storia romanzata, tra vero e meno vero, del famoso dipinto del pittore olandese Jan Vermeer conservato nella Mauritshuis dell'Aia. A fare da modella la giovanissima Scarlett Johansson alla sua prima esperienza cinematografica, a meno di 19 anni. Una inconcludente e modesta figura femminile quella di Griet del cui viso si innamora Jan alle cui di pendenze la ragazza fa da domestica. Per entrare nello spirito del personaggio occorre trasferirsi all’epoca dei fatti, intorno alla metà del 1600 quando per le strade circolavano tranquillamente oche e galline, si portavano in giro i maiali e gli asini erano ad attendere, mentre i fanciulli e fanciulle giocavano fuori casa sul selciato. Tutto questo il regista lo mostra nei primi 10 minuti per introdurre lo spettatore a calarsi in una realtà tanto diversa da quella in cui vive oggi, nel traffico convulso.Il tempo in cui la biancheria si lavava in casa in enormi caldaie in cui bolliva acqua bollente e cenere, in cucina c’era il caminetto da cui prendere i tizzoni da mettere sotto i tegami in rame. Una vita che induceva un pittore ad apprezzare una modesta fanciulla,ignorando il resto del mondo, e farne un quadro diventato famoso. Non così per il film che è lento, monotono, vive i tempi lenti di quel passato. Diverso parere posso esprimere sulla fotografia, o meglio sulle riprese degne di rilievo, ottime inquadrature. La scenografia è perfetta. Ad accompagnare una esasperante lentezza nell’evolversi della brevissima storia che si potrebbe narrare in pochissime parole,c’è invece tanta luce ed una bella scena sotto la neve ed una passeggiata tra alberi spogli in una luce d’oro. Catharina Vermeer, interpretata da Essie Davis, moglie di Jan nel vedere il famoso casto viso della modella, che mostra solo parte del voòto con un solo orecchino,lo definisce “Osceno”.Il film è tutto qui con un modesto Colin Firth,sacrificato a fare la parte del pittore incantato dinanzi a due labbra, più carnose che belle.chibar22@libero.it
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[+] lascia un commento a luigi chierico »[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
Questa più che una recensione sarà una spiegazione; il film non m'è piaciuto e voglio spiegare perché comunque lo ritengo buono.
Ho letto, naturalmente le recensioni che sono già state fatte ed ho capito che ci sono molti modi di riassumere la trama, secondo i punti di vista: di Vermeer o di Griet ma volendo anche la signora Vermeer e Van Ruijven ne hanno uno loro. Preferisco quello dell'arte (o del quadro, per limitarsi ai personaggi del film).
La storia narra la nascita di un'opera d'arte, rappresentando lo studio anche tecnico dell'artista, lo sviluppo della committenza, la vita quotidiana del soggetto e modella che involontariamente l'ha ispirata e se ne è trovata suo malgrado coinvolta, non mancando nemmeno quei casi o coincidenze che sempre intervengono nella nascita di qualcosa di eccezionale.
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Questa più che una recensione sarà una spiegazione; il film non m'è piaciuto e voglio spiegare perché comunque lo ritengo buono.
Ho letto, naturalmente le recensioni che sono già state fatte ed ho capito che ci sono molti modi di riassumere la trama, secondo i punti di vista: di Vermeer o di Griet ma volendo anche la signora Vermeer e Van Ruijven ne hanno uno loro. Preferisco quello dell'arte (o del quadro, per limitarsi ai personaggi del film).
La storia narra la nascita di un'opera d'arte, rappresentando lo studio anche tecnico dell'artista, lo sviluppo della committenza, la vita quotidiana del soggetto e modella che involontariamente l'ha ispirata e se ne è trovata suo malgrado coinvolta, non mancando nemmeno quei casi o coincidenze che sempre intervengono nella nascita di qualcosa di eccezionale.
Non mi è piaciuto perché è triste. Non della stristezza di film sentimentali o di disgrazia nei quali una situazione triste si staglia sullo sfondo di un'atmosfera vivace; qui è triste tutto, ogni momento, ogni giornata della protagonista e in fondo di tutta la società del 1600 in Olanda. E' triste la vita della serva, costretta dalla povertà della sua famiglia a dipendere da una famiglia ricca con anche la minaccia di venirne allontanata se qualcosa andrà storto (sai la perdita!); è triste la moglie del Maestro, timorosa di perdere il benessere, la dignità e anche il marito, bruttina com'è; è triste la figura di Vermeer, dipendente in qualche misura da tutte le figure che lo circondano. Tra i personaggi soltanto il ricco borghese Van Ruijven è libero, anche se di questa libertà gode poco essendo circondato da adulatori che non gli riconoscono altra qualità che quella di essere disponbile ad elargire. L'unico che si trova in una posizione che potrebbe rebderlo felice è il macellaio, dotato di una professionalità che lo rende indipendente ma è circondato da persone che non sono in grado di comprenderlo, come del resto Vermeer.
Tutto il film è dominato dalla tensione. Griet non parla mai perché è soltanto una domestica (e nessuno parla a lei), Vermeer e la moglie non si parlano perché hanno i rispettivi ruoli ben definiti e non c'è nulla da dire. Il marito deve sostenere la famiglia economicamente, la moglie deve sostenerne la continuità biologica. Moglie e suocera parlano soltanto di denaro: quanto ne manca e come indurre chi deve a procurarne.
Serva e maestro si intendono ma non discorrono, comunicano con gli sguardi e quelli del Maestro sono freddi, tetri, non privi di sentimento ma spaventosi ed impauriti quanto quelli della domestica.
Sulla splendida scenografia del canale si stagliano vite che non vivono. Perciò il film non mi è piaciuto: perché ritrae tutto quanto ho descritto con chiarezza, non mi piace perché è un buon film. Da esso si trae anche un insegnamento; quando capiterà di criticare la società contemporanea d'ora in poi potremo domandarci se avremmo preferito l'Olanda del 1600. [-]
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