Il tempo dei lupi |
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Un film di Michael Haneke.
Con Isabelle Huppert, Béatrice Dalle, Patrice Chéreau, Rona Hartner, Lucas Biscombe.
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Titolo originale Le temps du loup.
Drammatico,
durata 110 min.
- Francia, Austria, Germania 2003.
- Bim Distribuzione
MYMONETRO
Il tempo dei lupi
valutazione media:
2,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un lupo tarkovskianodi ANGEAFeedback: 203 | altri commenti e recensioni di ANGEA |
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domenica 31 luglio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo "la pianista", film ispirato a un tempo sia a Kubrick sia a Buñuel, il regista Michael Haneke continua con "il tempo dei lupi" un interessantissimo progetto di contaminazione tra artisti diversi. In questo caso la pellicola è in bilivo tra lo svedese Bergmann e il russo Tarkovskij. Al regista svedese varie recensioni hanno fatto riferimento (lo stesso titolo del film di Haneke è ispirato a "l'ora del lupo" di Bergman). Mi vorrei quindi concentrare sul regista russo. Fin nella scelta delle immagini il primo pensiero che mi è venuto è stato a "Stalker" (un'immensa distesa di prati e alberi, i colori scuri, forte presenza di grigi e di verde). Ma anche la trama ha molte analogie con Stalker. In entrambi i film è presente una "zona" che risulta isolata dal resto del mondo. In entrambi i film nelle "zone" avvengono dei fatti inquietanti, e non spiegati, che rendono la vita umana problematica. Ancora: in entrambi i film sono presenti delle figure misteriose legate, sia pure in modo diverso, al tema dello spirito (i "trentasei" del film di Haneke e gli stalker in Tarkovskij). Sono presenti anche suggestioni tarkovskiane come l'acqua o i cavalli (si pensi a Solaris, L'infanzia di Ivan, Andreij Rublov e, perfino, Nostalghia). Il finale del film si richiama esplicitamente a Sacrificio di Tarkovskij (il bambino pronto a immolarsi nel fuoco pur di salvare le persone con le quali è costretto a convivere). Un'altra scelta stilistica di impronta tarkovskiana è nella volontà di non usare una colonna sonora (l'unica musica che si ascolta è un movimento di una sonata di Beethoven completamente sommerso dai rumori intorno); è noto che Tarkovskij sognava di realizzare un film in cui non ci sarebbe stato spazio per la musica. La cosa più importante però è il sottinteso riferito alla trama: né in Tarkovskij né in Haneke le "zone" vogliono dire qualcosa di particolare. In entrambi i casi essi rappresentano semplicemente la vita: le zone sono la vita, noi stessi viviamo ogni giorno la zona. Se ci pensiamo un attimo la nostra vita è esattamente questo: trovarsi in attesa di un treno che ci porti altrove, tra gente più diversa, molta della quale è lupo tra i lupi (le guerre, gli omocidi, i furti, la violenza, ecc.), ma altri mantengono ancora una loro umanità. L'unica speranza è il sacrificio, il sacrificio per gli altri ... e ci sono persone in questo mondo ancora disposte a questo ... Certo l'esito non è all'altezza dell'opera di Tarkovskij ma gli si dovrebbe almeno riconoscere un'originalità e un'onesta non comune. Film faticoso ma che merita più quanto sia considerato (avrei propeso per tre stelle e mezzo, ma non essendo possibile opto per quattro). Un ultimo accenno alla attrice Florence Loiret Caille che sia pure con una particina davvero esile, riesce a rappresentare perfettamente il dramma delle vita violata ...
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